Voleva riportare la legalità a Riace, ma le amicizie politiche del sindaco Trifoli…
Il processo a Domenico Lucano è in corso ma durante la campagna elettorale per le elezioni comunali da molti media di destra la condanna è già arrivata e Lucano è stato dichiarato colpevole.
Di sicuro si è reso colpevole di umanità, ma non è proprio a questo che alludono i suoi avversari politici, spaventati da quello che rappresenta l’ex sindaco di un piccolo paese della costa ionica calabrese.
Per fortuna ci hanno pensato i leghisti e gli amici del sindaco Trifoli a riportare la legalità a Riace, come hanno sbandierato ai quattro venti durante le elezioni.
Avevano così tanta fame di legalità da avere candidato un sindaco che secondo la Prefettura e il ministero dell’Interno è ineleggibile e un consigliere comunale condannato in via definitiva per bancarotta fraudolenta.
Ma le amicizie politiche del sindaco che probabilmente presto decadrà risultano discutibili e spuntano le foto con personaggi di spicco della politica calabrese che attualmente non vengono indicati come esempi di legalità. E non intendiamo nelle piazze, ma nei tribunali.
Per esempio Giuseppe Scopelliti, già Presidente della Regione Calabria condannato a 4 anni e 7 mesi di reclusione per falso in bilancio quando era sindaco di Reggio Calabria.
Oppure Alessandro Nicolò, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, che gioiva dell’elezione di Trifoli e al quale il neo sindaco prometteva di fare rinascere Riace. Nicolò è stato arrestato con l’accusa di essere uomo legato ad una potente cosca di ‘ndrangheta. Sarà la giustizia a confermare o smentire le accuse infamanti.
Ma si sa, è illegale essere amici dei poveri e dei diseredati mica dei politici potenti. Quindi l’illegale resta Lucano mentre la destra della legalità pontifica sugli altri senza mai guardare in casa propria e invocando la protezione di santi e madonne.