Funerali: la Regione Calabria limita i trasferimenti delle salme al solo comune del decesso
Se errare è umano e perseverare è diabolico, in Calabria stiamo raggiungendo livelli quasi infernali.
Il risultato rasenta l’ilarità, peccato che a questo punto non venga da ridere più a nessuno…Non intendiamo frenare entusiasmi della classe politica regionale calabrese impegnata al secondo tentativo di produrre una normativa che cerchi di “inquadrare” il settore funebre, tuttavia il risultato che si prospetta ha un aspetto altrettanto pessimo (come lo era il primo) e in più ha il sapore di negazione dei diritti nei confronti dei propri cittadini calabresi.
Si intende REALMENTE togliere il diritto alle famiglie di potersi riappropriare del proprio caro nella sua casa e legando il suo trasporto solamente all’ambito del comune di decesso?
E il rientro a casa lo si potrà concedere solo ECCEZIONALMENTE considerandolo uno speciale tributo di onoranze? Si intende realmente INCLUDERE LE CHIESE nei luoghi dove portare i defunti a cassa aperta che per altro, essendo equiparati a luoghi pubblici, sarebbe vietato per evidenti ragioni igienico sanitarie?
A quanto pare, Regione Calabria ha deciso di fatto di limitare i trasferimenti delle salme a cassa aperta (a differenza di tutte le altre regioni italiane), solo ed unicamente nell’ambito dello stesso territorio comunale del decesso. La regolamentazione del settore funebre, così concepita avvallerà il lavoro discontinuo o peggio ancora quello irregolare. In quanto non vengono definite le tipologie contrattuali dell’addetto alla trattazione affari e del personale dipendente addetto alla preparazione del defunto, alla movimentazione del feretro ed alla cerimonia aprendo di fatto la possibilità al ricorso a contratti a chiamata. Sono inoltre sparite le figure del necroforo/addetto al trasporto. Si riconduce tutto, senza sapere di chi si parla, nelle mani di figure fantasma che dovrebbero certificare, quali addetti di pubblico servizio, la chiusura del feretro ed eseguire la movimentazione dello stesso in base alla normativa nazionale sulla sicurezza. Si è cercato di bruciare sul rogo le figure delle imprese “che dovrebbero garantire” altre imprese funebri nello svolgere la cerimonia funebre. Queste figure dovrebbero, per tutelare in primis le famiglie, possedere ben più di una singola squadra di operatori necrofori e di una singola auto funebre (come è stato definito in altre regioni) garantendo per lo meno la realizzazione di due servizi in contemporanea e consolidando le tipologie di contratti dei propri dipendenti a qualcosa di più consistente di un semplice contratto a chiamata, dovendo stabilire assolutamente una costante e continua disponibilità nel tempo. In realtà queste sono aziende che assumono regolarmente e realmente i propri collaboratori e fanno girare le ruote di mezzi sempre efficienti e aggiornati, altro che qualsiasi mezzo funebre!
Poi per la conservazione dei cadaveri viene proposto di utilizzare uno strumento climatico? Abbiamo intenzione di conservare i defunti in stanze dotate di uno split da condizionamento? Viene proposto di portare fuori i cadaveri da strutture sanitarie, ospedali pubblici o privati e metterli in locali dotati di condizionatori portatili? Ci rendiamo conto di quali possibili conseguenze igienico sanitarie si potrebbero sviluppare in questi pericolosi ambienti frequentati da amici e parenti del defunto?
Concludendo, siamo allibiti, ma non meravigliati, dall’indifferenza manifestata dalla politica regionale, la quale non ha minimamente pensato di ascoltare le associazioni nazionali di categoria, nonostante la richiesta di audizione, prima di andare dritta verso questa opinabile scelta. Ostacolando stimoli di crescita, scansando il suo compito di regolamentazione ed andando a precludere processi evolutivi di aggregazione commerciale, Regione Calabria nega di fatto alle aziende funebri di avere concrete prospettive per il loro futuro.
Federazione Comparto Funerario Italiano
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