Ilario Ammendolia: “Una malattia profonda divora le carni di Caulonia”
di Ilario Ammendolia
Mi è capitato di vedere ( in differita) quanto è successo l’altra sera in piazza Mese in occasione del trasferimento della Statua di Sant’Ilarione Abate dalla Chiesa Matrice a San Zaccheria.
Ovviamente non ho alcun titolo per parlare di cose attinente alla vita della Chiesa e tuttavia guardo alla comunità che è anche mia senza alcun sentimento di superiorità intellettuale, senza finto sdegno, senza caricare le responsabilità su questa o quella parte del Paese.
Tutti coloro che si sono “confrontati” in Piazza Mese sono la mia gente ed io sono uno di loro. Pertanto mi identifico tanto con coloro che hanno trasportato la Statua verso San Zaccheria che con quanti quella scelta hanno contestato.
Anche perché sono convinto che ben altri motivi che la colocazione della “Statua” siano alla base della contrapposizione frontale.
Interpreto quanto è successo come un sintomo di una malattia profonda che divora le carni del Paese, di un sentimento di angoscia , di amarezza e di sconfitta che s’è impadronito degli animi di una comunità intelligente e che pur ha scritto, anche in tempi recenti, pagine dense di umanità e di storia.
La nostra è una comunità senza bussola, che non si salda su valori condivisi, che cammina senza meta e senza alcun Progetto di futuro e come sempre accade in questi casi sfoga la propria amarezza sulle persone che stanno vicine e si conoscono.
Un tempo le contrapposizioni passavano tra “cioppulari” e “malavita” ; “jusu” e “susu” , o “centro” e frazioni”.
Oggi, ogni occasione è buona per dividersi, per sfogare sul vicino di casa la propria rabbia ed, a volte, la propria frustrazione! Ed è quasi naturale che ciò avvenga perché quando non si intravedono traguardi alti si precipita verso il basso!
Interpreto la “rabbia” presente in quella piazza come un grido di dolore e di aiuto a cui non si può restare indifferenti. Tanto più il momento è difficile quanto più avremmo bisogno di un Paese animato da persone che camminano insieme, di mani che si stringono, di sguardi che si incrociano ed, a volte, di sorrisi che coinvolgono e di lacrime che si mischiano. Ci si può dividere e ricomporsi ma su come vivere l’oggi e sul Futuro da costruire insieme.
Invece si rimuovono i problemi seri e drammatici per dividersi sul “Nulla”, precipitando così in un tritacarne da cui si uscirà più incattiviti, più poveri e più soli.
Stiamo attenti: una moltitudine di persone senza una storia, senza radici, senza identità insomma senza un “Progetto” dialetticamente condiviso per il futuro non è un Paese .
Sono “fuori” ed “estraneo” alla dinamiche amministrative. Avverto la necessità che i momenti di autentica unità prevalgono sulle divisioni insensate ma comprendo che è necessario( anzi indispensabile) una sana dialettica ideale, politica e culturale che strappi il Paese all’apatia ed alla rassegnata idea di e decadenza. contro cui sembra inutile lottare.
So bene che a Caulonia v’è una grande umanità, tanta intelligenza inespressa, tanta creatività, una infinità di persone che potrebbero contribuire a riscattare il Paese ma è necessario farlo subito e senza animosità. Domani potrebbe essere troppo tardi.