Patto ‘ndrangheta-mafia per eliminare il giudice Scopelliti: 17 indagati

Patto ‘ndrangheta-mafia per eliminare il giudice Scopelliti: 17 indagati

Notizia tratta da: corrieredellacalabria

REGGIO CALABRIA La Dda di Reggio Calabria prova a dare un nome a mandanti e sicari dell’omicidio di Antonino Scopelliti, magistrato della Cassazione ucciso a 56 anni in Calabria.

Il caso – racconta la Repubblica – si riapre dopo le dichiarazioni del pentito catanese Maurizio Avola e l’inchiesta porta a Matteo Messina Denaro, superlatitante “scomparso” dai radar degli inquirenti dal 1993.

Avola parla dei rapporti fra Messina Denaro e la ‘ndrangheta. Le nuove rivelazioni ruotano attorno a un summit che si sarebbe tenuto a Trapani nella primavera del 1991: il boss oggi latitante sarebbe stato fra i protagonisti di un patto firmato con i calabresi per eliminare il sostituto procuratore generale che doveva rappresentare l’accusa nel primo maxiprocesso alla mafia siciliana. Nell’agguato del 9 agosto 1991 a Villa San Giovanni, infatti, avrebbe operato un commando misto. Il pentito ha fatto ritrovare il fucile dei killer, nascosto nelle campagne del Catanese. Ad annunciarlo era stato il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri, lo scorso agosto, a margine dell’ultima commemorazione per Scopelliti.

Oggi, però, emergono nomi e fatti dell’indagine. Sono 17 gli indagati nel fascicolo dell’inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo. Tutti nomi di primo piano dei clan. Sette siciliani: Messina Denaro e i catanesi Marcello D’Agata, Aldo Ercolano, Eugenio Galea, Vincenzo Salvatore Santapaola, Francesco Romeo e Maurizio Avola. E dieci calabresi: Giuseppe Piromalli, Giovanni e Pasquale Tegano, Antonino Pesce, Giorgio De Stefano, Vincenzo Zito, Pasquale e Vincenzo Bertuca, Santo Araniti e Gino Molinetti. Tutti (tranne Messina Denaro) hanno ricevuto un avviso di garanzia, giovedì prossimo i pm conferiranno un incarico tecnico per esaminare il fucile calibro 12 e le 50 cartucce marca Fiocchi ritrovati dalla polizia dopo le indicazioni di Avola. I magistrati sono alla ricerca di riscontri: impronte, tracce genetiche e balistiche, prove da mettere a confronto con il frammento della cartuccia ritrovato sul luogo del delitto.

Tra gli indizi del giallo, per Repubblica, ci sono anche un borsone blu e due buste: una, con la scritta “Mukuku casual wear”; sull’altra, di colore grigio, c’è la scritta “Boutique Loris via R. Imbriani 137 – Catania”.

Avola collabora con i magistrati dal 1994. Ha confessato 80 omicidi ma si era mai addentrato nel caso del delitto Scopelliti né nei rapporti tra clan calabresi e siciliani. Il dubbio degli inquirenti è che non lo abbia mai fatto perché in quel rapporto potrebbero esserci anche relazioni con esponenti deviati delle istituzioni.

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