Mimmo Lucano, vittoria a metà in Cassazione sul divieto di dimora a Riace

Disposto un annullamento con rinvio e accolto in parte il ricorso

www.repubblica.it  Decide di non decidere la Cassazione, chiamata in causa sul provvedimento che vieta a Mimmo Lucano di stare a Riace, il “borgo dell’accoglienza” che ha guidato da sindaco fino all’ottobre scorso, quando è finito al centro di un’inchiesta per “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. Inizialmente ai domiciliari, quindi “esiliato” dalla “sua” Riace per decisione dei giudici del Riesame, Lucano contro quel provvedimento ha portato avanti la battaglia fino alla Suprema Corte, ma il suo ricorso è stato accolto solo parzialmente. Gli ermellini hanno disposto un annullamento con rinvio, ordinando che i giudici del Riesame di Reggio Calabria tornino ad esaminare il caso sulla base di una serie di rilievi.

Sebbene non ci siano ancora le motivazioni, secondo i legali del sindaco sospeso, in Cassazione avrebbe destato più di una perplessità l’accusa di “turbata libertà di scelta del contraente” mossa a Lucano in relazione all’appalto comunale per la gestione della differenziata. A Lucano la procura di Locri ha contestato infatti di aver affidato in via diretta la raccolta dei rifiuti ad una cooperativa sociale del paese, formata da italiani e rifugiati. Una procedura illegittima per l’accusa, ma sempre difesa come regolare da Lucano e dai suoi legali. In più, la Cassazione avrebbe ordinato ai giudici reggini di valutare la posizione del sindaco alla luce delle mutate esigenze di custodia cautelare. 

Fra i motivi che nei mesi scorsi avevano spinto i giudici a disporre “l’esilio” di Lucano c’era anche un presunto pericolo di inquinamento probatorio, legato anche alla carica per lungo tempo ricoperta. Tuttavia, da tempo ormai non solo è stato sospeso dall’incarico ed è lontano da Riace, ma l’inchiesta in cui è coinvolto è stata già chiusa.

Nel dicembre scorso, la procura di Locri ha notificato al sindaco sospeso di Riace ed altre persone il provvedimento di chiusura indagini, riproponendo l’impianto accusatorio già bocciato dal giudice per le indagini preliminari. Nel chiedere l’arresto di Lucano, i pubblici ministeri lo aveva accusato di presunte irregolarità nella gestione dei fondi destinati all’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo, ma tali ipotesi erano state del tutto smentite dal giudice Domenico Di Croce, che nell’ordinanza aveva cassato tutte le contestazioni più gravi fra cui malversazione, truffa ai danni dello Stato e concussione.

Nei giorni scorsi il sindaco “sospeso” del borgo dell’accoglienza, si è presentato in procura a Locri per rilasciare spontanee dichiarazioni in relazione ai reati di cui è accusato. Tutti elementi che i magistrati adesso dovranno valutare per decidere se chiedere il processo per Lucano e gli altri indagati.

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