Lettore di Locri scrive a Ciavula: “Ho visto mia madre morire senza che le venissero riconosciuti i suoi diritti”
Riceviamo e pubblichiamo:
Egregio Direttore,
Le racconto una storia iniziata diversi anni fa. E’ la storia di un’anziana donna colpita dall’Alzheimer, malattia terribile che si manifesta in maniera subdola. La perdita di memoria è progressiva e giunge alla fine a rendere chi ne soffre una “persona fuori dal mondo”. Negli ultimi quattro anni la malattia di questa anziana Signora ha subito una violenta impennata, privandola dei ricordi anche di se stessa, privandola in sostanza della sua personalità. Nel corso degli ultimi quattro anni viene accompagnata dai familiari, presso diverse commissioni mediche nel tentativo di farle ottenere i benefici previsti dalla legge. Una prima volta nel 2015 viene inoltrata domanda per il riconoscimento della cosiddetta legge 104; la commissione medica, in quell’occasione redige un verbale, dove si riconosce l’handicap, ma non il comma che dà accesso ai benefici previsti. Intanto le condizioni si aggravano, quindi una seconda volta nel 2017, viene inoltrata domanda per il riconoscimento dell’assegno di accompagno, considerato che la poveretta non era più in grado di stare da sola in casa. Anche in quest’occasione il responso non è stato favorevole; viene però riconosciuta la sordità con diritto alla protesi acustica. Ebbene nemmeno questo diritto le viene riconosciuto perché il funzionario che avrebbe dovuto compilare la modulistica, non attenendosi al parere della Commissione medica, si rifiuta, ritenendo la protesi non necessaria. L’anziana ancor di più viene chiusa nel suo mondo fatto di niente, senza suoni, senza ricordi, senza coscienza del mondo. La qualità della vita ovviamente peggiora sempre più e per questo i familiari decidono di riproporre l’istanza per la legge 104. Era il 15/10/2018 data in cui veniva effettuata la terza visita, stavolta presso la sede INPS di REGGIO CALABRIA con i conseguenti disagi per il trasporto; per la terza volta l’anziana Signora non si vede riconosciuto niente. Qualche settimana dopo si finisce al pronto soccorso, quindi in rianimazione, diagnosi emorragia celebrale. Dopo pochi giorni muore.
Storia ordinaria, si potrebbe pensare, quanti ne hanno vissuta una simile? Quante Commissioni mediche non hanno fatto il loro dovere? Quanto dolore, sofferenza, umiliazione vi è dietro ciascuna di queste storie?
Storie ordinarie, purtroppo. L’assuefazione al dolore, alla sopraffazione ce le fa considerare tali, ne leggiamo sui giornali, le ascoltiamo in televisione mentre stiamo mangiando caso mai, e non suscitano in noi alcun sussulto, alcuna reazione. Perché sono ordinarie, terribili ma ordinarie.
E allora perché scrivere? Perché quella anziana Signora è mia madre, è la persona che ho visto sfiorire fra le mie mani, che ho visto ridursi dapprima ad automa, poi quasi ad oggetto. E poi morire. Il riconoscimento dei suoi diritti da parte delle Commissioni non l’avrebbe fatta morire? No, certamente però avrebbe reso meno gravoso il suo cammino e meno doloroso per me e la mia famiglia assisterla sino alla morte.
Esiste ancora un barlume di umanità o è tutto meccanico, consequenziale? Ecco con questa domanda concludo e spero che la storia narrata possa servire a chi giudica gli altri. Che ricordino che in fin dei conti non si tratta di budget ma di umanità, di persone, di famiglie.
Domenico Mittica – LOCRI