Pasquale Aiello sul dl sicurezza: “Razzista e opprimente”
di Pasquale Aiello
Gli affiliati leghisti, calabresi compresi, non perdono occasione per magnificare continuamente il loro ‘capitano di carta’. Ma, se il governo attuale presenta lineamenti molto ambigui, che per alcuni versi assumono toni trumpiani, il decreto sicurezza è caratterizzato chiaramente da un impianto razzista e opprimente che si fonda su logiche di paura e repressione e sicuramente indebolirà il tessuto della convivenza civile. Degli emendamenti al decreto presentati dalle opposizioni nessuno di essi è stato dibattuto, mentre quelli dei ‘finti dissidenti’ grillini sono stati addirittura ritirati. Con gli articoli nella legge che riguardano il fenomeno dell’immigrazione, avverrà un taglio drastico della rete Sprar con la conseguenza che tanti immigrati diventeranno irregolari e andranno ad ingrossare ancora di più i cosiddetti CAS e CARA, centri privi di servizi e con standard qualitativi bassi, simili a ghetti, che in genere sono gestiti da società e associazioni che ragionano solo in termini di speculazione e profitto e che in qualche caso sono state coinvolte in inchieste giudiziarie dalle quali sono emerse relazioni con la criminalità organizzata.
Lo Sprar, invece è un organismo del ministero dell’interno affidato all’Anci, sotto il controllo dei comuni, quindi con evidenza pubblica che consente di ripartire i migranti su tutto il territorio nazionale superando un ammassamento in questi enormi casermoni e scongiurando il rischio di tensioni sociali. Invece di smantellarlo il sistema, sarebbe stato utile ampliarlo coinvolgendo con una legge ad hoc tutti i comuni italiani e in base agli abitanti distribuire ancora più largamente gli immigrati.
Per rincarare la dose, il governo ha fatto sapere che non intende firmare il ‘Global compact for migration’ dell’Onu che include una tabella di principi, tra cui l’obbligo di affrontare il problema a livello globale, di assicurare una migrazione regolare, difendere i diritti e le necessità dei migranti, e rispettare la Convenzione sui rifugiati del 1951. Insomma una occasione per tutelare i deboli.
Purtroppo bisogna ammettere che in Italia, una sinistra, da anni, interamente in balìa delle onde, ha agevolato l’entrata in parlamento di partiti e movimenti che hanno concepito queste leggi e creato una situazione politica per niente felice. Con la Cancellazione del permesso di soggiorno umanitario, poi, tanti immigrati scivoleranno nell’illegalità e nel lavoro nero, molti dei quali, con molta probabilità verranno dirottati nei grandi centri e con l’articolo sull’Esclusione dal registro anagrafico dei richiedenti asilo, non potranno quindi accedere alla residenza.
Le conseguenze di queste disposizioni saranno fiumi di individui divenuti irregolari che andranno a gonfiare le sacche dello sfruttamento e dei senza fissa dimora e rischieranno la marginalità sociale completamente a discapito della tanto sbandierata sicurezza. A tutto questo bisogna aggiungere i tanti lavoratori, operanti nel settore dell’accoglienza, che rischieranno il proprio posto di lavoro perché da questo governo sono considerati parte integrante del ‘business degli immigrati’. Il risparmio economico dovuto ai tagli sull’accoglienza previsti in bilancio peserà, ovviamente, sui servizi di integrazione, fondamentali per chi è ospite nei centri, negando loro l’accesso ai corsi di lingua italiana, ai percorsi di inserimento lavorativo e a tutte le altre attività per l’inclusione sociale. Preferire, allora, la soluzione dei grandi centri, dove il rischio di infiltrazioni mafiose è notevole, rinunciando alla struttura pubblica come quella dello Sprar, rischia di creare maggiore emergenza sociale. La parte del decreto, invece, che riguarda la sicurezza, verte tutta sulla repressione mirando a limitare o peggio impedire tutte le azioni di lotta e di resistenza come l’occupazione delle fabbriche da parte del movimento operaio per la tutela del lavoro oppure i blocchi stradali e ferroviari e altre forme di lotta per i diritti, punendoli con la reclusione.
Pertanto da un lato si consegna manodopera al lavoro nero e sottopagato, incrementando ulteriormente il livello di ricattabilità e sfruttamento, dall’altro si sparge ulteriormente disgregazione colpendo col pesante maglio della repressione ogni tipo di lotta che rivendica diritti, intensificando gli attacchi alla democrazia e inibendo il diritto di sciopero conquistato con immani sacrifici. Sono, in definitiva, provvedimenti che consolidano l’impalcatura di una legislazione da sempre a favore del padrone, colpiscono l’immigrato in quanto tale, rendendolo capro espiatorio dei problemi italiani a cui non si è capaci o non si vuole dare soluzione, non risolvono le cause di una emigrazione obbligata di cui la borghesia italiana insieme a tutta quella occidentale imponendo loro guerre e saccheggi, sono i veri colpevoli, annichiliscono la lotta per i diritti perché diventa reato e offrono, così, questa legge, su un piatto d’argento, come un gradito omaggio al grande capitale.