Luigi Di Maio e gli hotel a 5 Stelle: quello che la propaganda M5S non dice

Luigi Di Maio e gli hotel a 5 Stelle: quello che la propaganda M5S non dice

Notizia tratta da: espresso

Mentre il ministro del Lavoro Luigi Di Maio profetizzava compiaciuto la morte dei giornali e il licenziamento dei lavoratori dei gruppi editoriali che pubblicano notizie non gradite a lui e al suo governo, l’Espresso ha scoperto un altro paradosso del capo politico del M5S.

Ricordate il viaggio in Cina di qualche giorno fa? Il vicepremier prima di decollare postò sui social un video diventato virale in cui mostrava come – a differenza dei vecchi e odiati politici della Casta – lui e i suoi uomini volavano non solo su un aereo di linea, ma seduti in Economy e non in Business Class.

Di Maio ha però omesso di spiegare ai suoi fan che, atterrato a Pechino, avrebbe smesso i panni del populista pauperista, e si sarebbe diretto in uno degli hotel più lussuosi della città: il Four Season, un cinque stelle extralusso di una delle catena alberghiere più famose del pianeta.

Il vicepremier ha alloggiato al Four Season per due notti. Nel programma di viaggio, in mano a pochi consiglieri e dipendenti del Mise, si elencano tutti i dettagli del viaggio: dalla partenza da Roma all’atterraggio, il 19 settembre, a Chengdu (lì il vicepremier ha soggiornato per 48 ore, firmato accordi bilaterali con il segretario del Pcc del Sichuan), fino all’arrivo all’aeroporto internazionale di Pechino giovedì 20 settembre alle 23.15, con successivo «trasferimento all’hotel Four Season e check in».

La delegazione contava più di una dozzina di persone, tra cui il sottosegretario Michele Geraci, agenti di scorta, consiglieri diplomatici (Giovanni Pugliese e Sergio Maffettone) e portavoce assortiti. Che hanno lasciato l’albergo di lusso sabato 22 settembre alle 9 di mattina, prelevati da due auto blu e una Buick per andare prima alla Città Proibita (visita turistica di un’ora e mezza), poi in direzione dell’aeroporto internazionale per il volo di rientro a Roma.

Forse imbarazzati dal lusso sfrenato degli arredi e dei servizi, né Di Maio né il suo fedelissimo Pietro Dettori (mago dei social assunto come ufficio stampa alla presidenza del Consiglio a 130 mila euro l’anno) durante il soggiorno hanno postato video dalla camera extralusso (non sappiamo se hanno dormito in quella più economica, la Deluxe Room che si prenota online per poco più di 200 euro a notte, o se invece siano finiti in quelle più care, come la “Suite Ambassador” da 350 euro a notte), né condiviso foto delle Jacuzzi, della spa da sogno, della piscina con vista spettacolare sui grattacieli pechinesi.

Un’ospitalità a cinque stelle che Di Maio conosceva già: anche durante la trasferta di fine agosto in Egitto il vicepremier ha dormito nel Four Season del Cairo.

Uomini vicinissimi a Di Maio confermano che il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro ha davvero alloggiato nell’albergo, ma aggiungono che il prezzo pagato per ogni stanza è «quello di un quattro stelle», e che dunque le cifre sborsate («2-300 euro a notte per stanza a notte») sono congrue rispetto ai regolamenti ministeriali. «Perché non abbiamo fatto conferenze stampa al Four Season e abbiamo preferito le sale dell’ambasciata italiana? Non certo perché Di Maio si vergognava dello sfarzo dell’hotel, ma perché in ambasciata era più comodo organizzare gli incontri. E certo non c’era tempo, visto l’agenda piena di impegni, di usare i servizi dell’albergo».

PS: chi scrive crede che un vicepresidente del Consiglio della Repubblica italiana abbia tutto il diritto, rappresentando il Paese all’estero, di volare in business class e alloggiare in un hotel a cinque stelle durante un importante missione istituzionale. Lo fanno tutti i leader del mondo.

Il caso diventa di interesse pubblico solo se politici diffondono messaggi di propaganda antisistema per aumentare i consensi e poi – spento il Facebook Live e la telecamera – si accomodano in suite da mille e una notte pagate da quegli stessi elettori che lo credono alloggiato in una grotta.

Emiliano Fittipaldi

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