Consiglio Regionale, sfuma di nuovo l’accordo sui “vitalizi”
Notizia tratta da: corrieredellacalabria
REGGIO CALABRIA Ce la stanno mettendo tutta per assicurarsi una pensione. L’accordo finale, però, sembra ancora una meta lontana. Dal comignolo della commissione Affari istituzionali del consiglio regionale, stamattina, è uscita una nuova fumata nera: il testo unico sui vitalizi – frutto della sintesi tra le proposte di Giudiceandrea e Morrone – non è pronto. La pietra d’inciampo è sempre la stessa: i due consiglieri hanno idee diverse sul trattamento previdenziale da riservare ai loro predecessori. Giudiceandrea vorrebbe che i vitalizi già maturati dagli ex consiglieri fossero ricalcolati con il sistema contributivo. Una sorta di adattamento delle nuove disposizioni governative, tra l’altro approvate lunedì con il nuovo decreto fiscale. Morrone, che è parte in causa, in quanto alla fine del suo mandato percepirà il vitalizio maturato nelle sue precedenti esperienze in Consiglio, preme invece affinché vengano tutelati i cosiddetti «diritti acquisiti».
I CONTRASTI IN COMMISSIONE Le differenti posizioni sono emerse chiaramente nel corso dell’ultima riunione della commissione presieduta da Franco Sergio. Giudiceandrea, che nelle scorse settimane aveva avuto l’incarico di stilare un testo di sintesi tra le due proposte, ha riferito di aver mantenuto l’assetto iniziale della legge Morrone – «nella parte che riguarda l’introduzione di un sistema previdenziale contributivo per i consiglieri regionali dalla decima legislatura (quella attuale) – ma di voler tirare dritto sul sistema contributivo applicato anche ai vitalizi degli ex consiglieri.
La trattativa si è arenata proprio su questo punto, con Morrone che ha stoppato l’approvazione del testo, chiesto l’apertura dei termini per la presentazione degli emendamenti – poi accordata –, e paventato possibili impugnative per «illegittimità costituzionale».
Giudiceandrea ha quindi tentato la via autonomista e, di fronte a un eventuale ritiro della firma da parte di Morrone, ha proposto alla commissione di discutere il suo iniziale disegno di legge. Il presidente Sergio ha però invitato i due consiglieri a «superare le incomprensioni». La discussione è stata così rinviata, ma è stata comunque fissata l’apertura degli emendamenti fino al giorno che precederà la prossima seduta della commissione.
L’ACCORDO Il disaccordo, come detto, non riguarda il trattamento previdenziale che toccherà agli attuali consiglieri regionali e a quelli che verranno. Nella scorsa legislatura, infatti, l’istituto del vitalizio era stato abrogato, eccezion fatta per tutti gli ex consiglieri che lo avevano già maturato (come Morrone). Per gli attuali, invece, non era stato previsto alcun trattamento. Ed ecco il punto di contatto: sia Giudiceandrea, sia Morrone (sia tutti gli altri eletti), sono concordi nel voler auto-assegnarsi una pensione.
Secondo un’impostazione condivisa – ma ancora soggetta a modifiche –, subito dopo l’approvazione della nuova legge i consiglieri regionali inizieranno a versare i contributi destinati al loro trattamento previdenziale. La norma dovrebbe prevedere l’accesso alla pensione al compimento del 65esimo anno d’età, a seguito dell’esercizio effettivo del mandato per un periodo di almeno 5 anni, anche se non espletato nella stessa legislatura. In deroga al requisito anagrafico, inoltre, per ogni anno di mandato ulteriore, l’età richiesta per il conseguimento del diritto verrebbe diminuita di un anno, con limite fissato ai 60 anni.
La legge dovrebbe contemplare anche l’assegno di reversibilità a favore dei familiari dei consiglieri, l’istituzione della gestione separata da parte dell’Inps e la cosiddetta “indennità di reinserimento”, una sorta di buonuscita che dovrebbe corrispondere all’80% dell’importo mensile lordo dell’indennità percepita, calcolato sulla base di ogni anno di mandato effettivo.
Pietro Bellantoni