La scuola di Careri che nessuno riesce ad aprire

La scuola di Careri che nessuno riesce ad aprire

Notizia tratta da: corrieredellacalabria

A Careri, 2300 abitanti nel cuore dell’Aspromonte, un’empasse burocratico sta impedendo a 35 bambini (20 della scuola primaria e 15 della scuola dell’infanzia) di poter frequentare le strutture vicino casa. Una vicenda che, a colpi di delibere tra la Città metropolitana, la Regione e l’Ufficio scolastico regionale, sta costringendo i bambini, soprattutto quelli che frequentano la suola dell’obbligo, in questi primi giorni di lezioni a raggiungere un’altra struttura. Il motivo della chiusura fino ad oggi non si conosce. C’è solo tanta rabbia ed esasperazione dei genitori che fin dall’inizio non hanno voluto arrendersi ad una decisione che sembrerebbe non avere una giustificazione. I plessi, infatti, sono a norma dal punto di vista strutturale e anche il numero dei bambini rientra nei termini previsti dalla legge.

LE TAPPE DELLA VICENDA La storia della chiusura dei plessi di Careri Centro (il Comune comprende anche le frazioni di Natile Nuovo e Natile Vecchio), inizia il 4 dicembre del 2017 quando con una delibera del Consiglio della Città metropolitana di Reggio Calabria, nell’ambito del Piano di dimensionamento scolastico per l’anno 2018/2019, viene decretata la chiusura della scuola primaria e della scuola dell’infanzia. Il 31 gennaio, sempre attraverso una delibera, la Giunta del Comune di Careri, guidata dal sindaco Giuseppe Giugno, chiede la riapertura dei due plessi. In particolare, viene evidenziato come «Careri Centro dista dieci chilometri dalla frazione di Natile Vecchio, in cui è in funzionamento un plesso della scuola dell’infanzia ed il Comune, sia per ragioni economiche che strumentali, non è in grado di assicurare il servizio di trasporto scolastico». Stessa situazione per la scuola primaria che invece dovrebbe fare riferimento al plesso di Natile Nuovo, che dista invece sei chilometri da Careri Centro. Un percorso che però, come raccontano i genitori, negli ultimi tempi è diventato pericoloso a seguito dei disagi causati dal maltempo che hanno reso impraticabili alcune strade di accesso al paese. Inoltre «il Comune di Careri è classificato come Comune montano» e dunque «particolare attenzione dovrà essere riservata alle condizioni di disagio legate a specifiche situazioni locali riguardanti i Comuni montani».

Qualche mese dopo, anche il Consiglio dell’Istituto comprensivo “Emanuele Terrana” di Ardore Marina (sotto la cui competenza ricade la scuola di Careri) affronta la chiusura dei due plessi, chiedendo «la revoca del provvedimento di soppressione» delle scuole e di «trasmettere la presente deliberazione al sindaco e all’amministrazione del Comune di Careri affinché attivino le procedure per la richiesta del provvedimento di revoca». Richiesta, quest’ultima, accolta del Comune che, il 4 maggio approva la delibera con la quale chiede «alla Regione Calabria, alla Città metropolitana di Reggio Calabria e all’Ufficio scolastico regionale Calabria Ambito territoriale la revoca del provvedimento di soppressione per l’anno scolastico 2018/2019».
La rettifica della decisione approda così al Consiglio della Città metropolitana il 25 maggio. Nella delibera di legge: «Prendendo atto da quanto rappresentato dalla deliberazione della Giunta del Comune di Careri e dal dirigente scolastico […] in deroga al parametro minimo, in funzione di salvaguardare le scuole primarie e dell’infanzia dei piccoli Comuni disagiati, come strumento al mantenimento di veri presidi di legalità ed allo sviluppo dei servizi scolastici nel territorio, di contrasto all’abbandono di queste aree e quindi come strumento di democrazia e tenuta sociale». Dunque si riconosce la necessità di ripristinare la scuola.
A questo punto manca l’ultimo step: l’approvazione della Regione. Qui però qualcosa di blocca. Il 30 luglio la giunta regionale approva il “Piano della rete scolastica e della programmazione dell’offerta formativa della Regione Calabria per l’a.s. 2018/2019” accogliendo tutte le rettifiche presentata dal Consiglio della Città metropolitana. Tutte tranne quella riferita alle scuole di Careri.
L’epilogo, almeno in termini burocratici, arriva il 7 agosto quando l’Ufficio scolastico regionale per la Calabria prende atto della delibera regionale (che già non aveva incluso la rettifica riferita al Comune di Careri) e decreta che «la rete scolastica della regione Calabria è innovata con le variazioni riportate nella Delibera di Giunta Regionale n. 341 del 30.07.2018». Quindi il 17 settembre, giorno di inizio delle scuole in Calabria, le porte delle scuole di Careri non si sarebbero aperte.

IL COMITATO E LA PROTESTA DEI GENITORI “Salviamo la scuola” è il nome scelto dai genitori dei 35 bambini rimasti senza scuola per il comitato spontaneo che in questi lunghi mesi è diventato il megafono dei loro diritti. La protesta inscenata il primo giorno di scuola ha subito suscitato la reazione del prefetto di Reggio Calabria, Michele Di Bari, che ha convocato venerdì 21 settembre una delegazione dei genitori, nonché il dirigente scolastico e il Garante per l’infanzia regionale, Antonio Marziale. «Da quella riunione abbiamo assicurato al prefetto e al garante che avremmo sospeso la protesta perché i bambini dovevano tornare a scuola, altrimenti – racconta una delle mamma che è anche presidente del comitato – rischiavamo di andare contro la legge tenendo i bambini a casa». «Da quel giorno il sindaco di Careri, assumendosi la responsabilità, ha messo a disposizione un pulmino privato per poter portare i bambini nel plesso di Natile Nuovo. Noi genitori invece – dice – facciamo a turni per accompagnarli, sia la mattina che il pomeriggio. Per arrivare a Natile Nuovo impieghiamo circa mezz’ora, attraversando 3 comuni perché molte strade di collegamento sono chiuse o impraticabili».

Lo scorso mercoledì 26 settembre sono riusciti finalmente ad arrivare ad un incontro, in Regione, con l’assessore di riferimento per l’istruzione. Qui l’ennesima sorpresa. «La determinazione assunta il 30 luglio dalla Regione – spiega – veniva formulata sulla base di un parere contrario espresso dal consiglio metropolitano». Una determinazione che, secondo la ricostruzione del comitato «fa riferimento al 17 maggio. Ma è un documento di cui noi non siamo entrati in possesso poiché la nostra rettifica è stata accettata e deliberata il successivo 25 maggio». L’assessore regionale, da parte sua, ha preso l’impegno di poter al più presto riuscire ad integrare la delibera dello scorso 30 luglio che porterebbe ad una riapertura immediata delle scuole.
Nel frattempo i genitori continuano a mantenere alta l’attenzione. «Se necessario – dicono – ci rivolgeremo al Tar». Per lunedì 1 ottobre, fanno sapere attraverso la loro pagina Facebook, di aver proclamato un nuovo sciopero. «Stavolta non ci fermeremo fino alla riapertura – scrivono -. A nulla serviranno le minacce verso i genitori, rei di non mandare i figli a scuola».
L’appuntamento sarà davanti a scuola, chiusa ingiustamente e che nessuno vuole riaprire.

Adelia Pantano

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