Mala depurazione, Legambiente: “Chi sbaglia a discapito dell’ambiente e della collettività paghi!”
Riceviamo e pubblichiamo
Legambiente Calabria è da anni che affronta il problema della depurazione e tutto quello che emerge dall’inchiesta “Mala depurazione” della procura della Repubblica di Reggio Calabria e che porta al sequestro di 14 depuratori non fa altro che avvallare le preoccupazioni dell’associazione ambientalista.
Circa un anno fa l’ennesima segnalazione di Legambiente su dati della depurazione pessimi, quando commentando i dati Arpacal era chiaro che qualcosa negli impianti non funzionasse. Già nel 2015 e nel 2016 attraverso la pubblicazione dei dossier “La depurazione in Calabria: un contributo per affrontare il problema dello smaltimento dei fanghi” l’associazione del Cigno aveva sottolineato la gravità della situazione a tutte le Amministrazioni competenti, situazione critica che viene confermata anche dai monitoraggi di Goletta Verde. L’associazione aveva anche proposto che lo smaltimento dei fanghi ed il relativo costo fosse eliminato dagli oneri delle imprese che gestiscono gli impianti di depurazione per dare ai Comuni o alle Unioni di Comuni un elemento attraverso cui controllare l’efficienza della depurazione nei territori di competenza. Da quello che viene fuori dall’attuale inchiesta della Procura, però, tutte le segnalazioni, gli accorgimenti e le spinte per fare meglio e per voler bene al nostro mare di Legambiente a poco sono servite, evidentemente quello che serviva era l’intervento della Procura.
Il quadro che è venuto fuori dall’indagine è davvero desolante: impianti malfunzionanti, compressori, misuratori di portata ed elettropompe mancanti o mai sostituiti, by-pass non autorizzati e innumerevoli casi accertati di smaltimento illecito dei fanghi e dei residui prodotti dagli impianti, tutto ciò non fa che aumentare la rabbia verso chi non comprende l’importanza di avere un mare pulito in Calabria sia per i benefici economici che si potrebbero ottenere con un buon turismo sia per la qualità di vita che ne deriverebbe.
Speriamo che l’indagine “Mala depurazione” faccia il suo corso e porti alla condanna dei responsabili in modo da dare un chiaro e forte segnale che chi sbaglia a discapito dell’ambiente e della collettività paga! Si spera che non finisca come per il processo ai dirigenti delle società Smeco e Giseco con l’assoluzione di tutti gli imputati che per anni avevano gestito gran parte dei depuratori del Tirreno cosentino, dopo che gli inquirenti avevano accertato che i fanghi della depurazione senza alcun trattamento, venivano smaltiti direttamente in mare.
È necessario che indagini come quella avviata per la provincia reggina vengano avviate anche in altri posti attenzionati, anche perché la maxi multa della Comunità europea per quelle città senza depurazione è indice che ci sono dei malfunzionamenti e in Calabria sono tanti i Comuni (ben 13 sono quelli coinvolti) ancora senza impianti di depurazione e che sono stati messi al bando dall’Unione Europea per le inadempienze.
A differenza del recente passato, oggi gli inquirenti hanno strumenti di repressione molto più efficaci, come dimostra la contestazione anche in questo caso, tra gli altri, del nuovo delitto di disastro ambientale (entrato in vigore grazie alla legge 68 del 2015), assurto ormai a simbolo delle lotte ambientalisti nel nostro paese in nome del popolo inquinato. Quindi speriamo che dopo tante denunce adesso chi ha inquinato paghi davvero.
Dott.ssa Filomena Ierardi
Responsabile Comunicazione Legambiente Calabria