Pasquale Cavallaro è un eroe? E il Pci ha tradito la “Repubblica di Caulonia”? – prima parte

Pasquale Cavallaro è un eroe? E il Pci ha tradito la “Repubblica di Caulonia”? – prima parte

Ho conosciuto Vincenzo Taranto all’inizio della mia militanza in Rifondazione Comunista, nella seconda metà degli anni ’90. Avevo 16 o 17 anni, l’amministrazione guidata da Nicola Frammartino era ormai prossima alla fine del mandato e Vincenzo Taranto, da assessore all’urbanistica, era fiero di avere finalmente realizzato il primo piano regolatore di Caulonia.

Vincenzo ci ha lasciato meno di un anno fa ma oggi ho preso tra le mani il suo libro “Il partito comunista italiano e la Repubblica di Caulonia del 1945”, edito da Laruffa, per cominciare finalmente a leggerlo. Attendeva tra altre decine di libri, e sono dispiaciuto di non averlo letto prima, quando sarebbe stato ancora possibile discuterne con l’autore.

Addio compagno Vincenzo Taranto

Era un comunista ortodosso Vincenzo, uno di quelli “fedeli alla linea”. Ha speso la sua vita per la causa del comunismo e per il Partito. Partito visto a volte come dogma, come fede, una modalità che in me ha sempre creato fastidio. Ho sempre pensato ai partiti come strumenti per raggiungere obiettivi politici e per rappresentare certe classi sociali. Per questo io e Vincenzo discutevamo molto e spesso ci scontravamo sui temi più disparati. Ricordo con commozione i litigi nella sua casa di campagna su Cuba per esempio, lui ovviamente difendeva Fidel, io protestavo per la mancanza di libertà e di rispetto per i diritti umani degli oppositori politici. Il carattere di Vincenzo a volte era spigoloso ma si trattava di una persona colta, che non ha mai smesso di studiare. Negli ultimi anni della sua vita voleva imparare il tedesco e studiava continuamente.

Mi ha regalato tanti libri sul Partito comunista, come se volesse aiutarmi a vedere le cose dal suo punto di vista, che coincideva col punto di vista del partito. Ma sono sempre stato eretico e lui ortodosso fino all’ultimo e le nostre visioni potevano sfiorarsi, ma mai coincidere.

Oggi che ho finalmente cominciato a leggere il suo libro ho ritrovato il Vincenzo Taranto che conoscevo e confesso di essere stato assalito da un pò di nostalgia.

Vincenzo scrive della famosa “Repubblica di Caulonia”, probabilmente l’episodio della storia cauloniese sul quale più si è scritto, da diversi punti di vista.

Il primo libro che ho letto sul tema, da adolescente, è stato “La rivoluzione di Caulonia” di Alessandro Cavallaro, figlio di Pasquale Cavallaro, leader di quell’esperienza di ribellione. Un libro che mi ha fatto crescere col mito di Cavallaro, col mito del comunista del mio paese che si ribella al potere costituito e che guida il popolo verso la giustizia. Una visione romantica della storia, adolescenziale, figlia probabilmente della mia età e della mia cultura letteraria piena di guerriglieri latinoamericani. Un libro che accusava il Partito Comunista di avere tradito la rivolta di Caulonia. Un tradimento che, crescendo, mi sono sempre spiegato guardando al momento storico in cui non si poteva mandare al diavolo una strategia nazionale per un episodio locale. Poi ho letto anche tutti gli altri libri sul tema, da quello di Mercuri a quello di Di Landro. Posizioni diverse, a volte opposte e tra le righe ho sempre cercato di cogliere la verità, di comprendere come si siano svolte quelle vicende storiche.

Adesso, anche se Vincenzo non è più tra noi, leggo il suo libro che ribalta totalmente la visione di un partito comunista “traditore”. Vincenzo prende posizione a favore del Partito comunista e risponde alle contestzioni di Alessandro Cavallaro a muso duro. E in realtà Vincenzo ha pubblicato questo libro proprio per replicare a quanto sostenuto da Alessandro Cavallaro nel libro del 2010 intitolato “Operazione <<armi ai partigiani>>. I segreti del PCI e la Repubblica di Caulonia”.

Fin dalla prima pagina Vincenzo mette le cose in chiaro: “Questo libro (quello di Cavallaro) tende a dimostrare definitivamente, con prove inoppugnabili, la complicità e il tradimento del PCI rispetto alla rivolta del 1945 ed al suo capo. Il partito comunista avrebbe, quindi, causato la rovina del capo della rivolta, Pasquale Cavallaro, le cui colpe sarebbero state soltanto quelle di aver creduto e ubbidito al PCI, rimanendogli fedele sino alla morte e poi portandosi con sé nella tomba il segreto del partito comunista: quello che avrebbe riguardato una eliminazione fisica di agrari e fascisti, nell’autunno 1942, voluta da questo partito e a cui egli non avrebbe voluto partecipare. Addirittura – continua Taranto – si insinua il sospetto che il partito comunista avrebbe sottoposto Pasquale Cavallaro a minacce per farlo tacere […]. Ne viene fuori un quadro così aberrante, da rendermi la realtà descritta irriconoscibile rispetto a quella vera […]. Quando sono andato a verificare l’autenticità e la consistenza delle prove addotte, ho scoperto tutta la loro artificiosità e inattendibilità. Ecco perchè non posso avallare tacendo un simile quadro deforme della storia del partito comunista, nel contesto della rivolta del 1945 a Caulonia. Convinto di ciò, voglio rendere testimonianza di quanto ho scoperto, al solo fine di ristabilire la verità”.

Ha continuato a difendere il partito Vincenzo, anche con questo libro, in cui racconta alcuni aneddoti e alcuni episodi di enorme interesse.

(continua…)

 

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