Riflessione da Caulonia: stiamo dando i numeri (arabi)
“Questo è Tarim Bu Aziz. Per una maggiore integrazione chiede di introdurre i numeri arabi nelle scuole italiane.
Tu cosa gli rispondi?”.
È questa la domanda provocatoria postata da una pagina satirica attiva su Facebook, sotto la foto falsa di un uomo islamico in abiti tradizionali.
Quesito appunto ironico, volutamente paradossale, dal momento che i numeri arabi sono quelli che utilizziamo abitualmente da secoli in quanto costituiscono la simbologia numerica più diffusa al mondo.
Eppure migliaia di utenti si sono fatti ingannare, scatenandosi in commenti offensivi. Eccone alcuni:
“Questi creano disordine e vogliono comandare”;
• “Rispondo con una sola parola… Ruspa!”;
• “Fuori dall’Italia e facciamola finita con il buonismo”;
• “I numeri arabi se li può infilare in quel posticino”;
• “Assolutamente no, torni pure al suo Paese”;
• “Prima il crocifisso e ora i numeri. C’è altro?”.
Ho evitato di riportare i commenti contenenti parole scurrili o offese razziste.
Siamo diventati un popolo di Webeti che ragiona per luoghi comuni e preferisce trovare un capro espiatorio contro cui riversare le proprie frustrazioni, anziché prendersi la briga di verificare la veridicità di una notizia o l’attendibilità di una fonte.
L’ignoranza è funzionale al potere, perché consente una più facile manipolazione del pensiero e delle coscienze.