Migranti, la Sea Watch arrivata a Reggio Calabria. Duecento a bordo, anche una donna incinta
Dopo quattro giorni in alto mare, il primo sbarco autorizzato da Salvini
di Alessia Candito
Fonte: Repubblica
E’ arrivata stamattina nel porto di Reggio Calabria la nave “Sea Watch 3” con a bordo 232 migranti soccorsi nel mar Mediterraneo, fra cui 17 donne, di cui una incinta e 29 minorenni. Per lo più si tratta di profughi sudanesi, ma molti arrivano anche da Mali, Niger, Gambia. Sono stati tutti soccorsi quasi cinque giorni fa, il 5 giugno, nel corso di due distinte operazioni. Il primo gruppo di migranti è stato intercettato direttamente dalla Seawatch mentre viaggiava su un malconcio barcone davanti alle coste libiche, l’altro è stato trasbordato da un mercantile che in precedenza aveva intercettato un gommone sgonfio e stracarico. Il viaggio fino alle coste italiane non è stato facile. “Il mare era molto agitato, c’erano onde alte due metri” dicono dall’equipaggio. E tutti ne hanno sofferto.
Giovani, in alcuni casi giovanissimi, la maggior parte dei migranti ha alle spalle esperienze traumatiche. Alcuni sono stati venduti come bestie per poche centinaia di dinari, altri sono stati costretti a lavorare per mesi prima di poter proseguire il viaggio. A molti di loro, soprattutto alle famiglie, era stato promessa una traversata tranquilla su una barca sicura ed invece, arrivati sulla spiaggia hanno trovato solo un gommone malconcio, su cui sono stati costretti a salire sotto la minaccia dei mitra.
Anche Marian, 5 anni, ha dovuto affrontare il viaggio in queste condizioni. È la più giovane passeggera della Seawatch e insieme alla mamma é partita dalla Libia. “E’ confusa, spaventata ma sta bene, al netto del viaggio infernale che ha dovuto fare” dice chi ha avuto la possibilità di salire sulla nave. È una delle prime a sbarcare, non appena gli uomini della Squadra Mobile e del settore immigrazione terminano l’ispezione di routine.
Dietro di lei c’è Moussa, 12 anni. Da solo è salito sul gommone, da solo ha affrontato il viaggio. Quando la Seawatch arriva a Reggio è uno dei primi ad avvicinarsi alla scaletta. Con addosso un giubbotto blu di diverse taglie più grande, guarda curioso il formicaio di persone che si affaccendano sul molo. Accanto a lui c’è uno dei membri dell’equipaggio della ong che non smette di parlare per rassicurarlo. Dopo lo sbarco, viene affidato ad un’associazione di volontari, che da tempo si occupa dei minori che affrontano da soli la traversata in mare. Saranno loro ad occuparsi di lui, a meno che non si faccia avanti una famiglia che decida di adottarlo o prenderlo in affido. “Ma capita molto di rado. A 12 anni molti sono già considerati grandi e abbiamo difficoltà a ricollocarli” dicono i volontari.