Lettrice di Ciavula scrive a Salvini: “Mai più un essere umano prima di un altro”
di Carmen Totino
Ricordo bene quel giorno. Sole e caldo settembrini su Lille. Io e la mia amica, appena arrivate in Francia per il nostro tanto desiderato Erasmus, avevamo fatto la spesa. Lei mulatta, io reduce da un’estate di mare, quindi abbronzata al punto da sembrare più scura di lei. Buste in mano, stavamo per attraversare la centralissima Place de la République, quando un uomo, a piedi come noi, ci taglia la strada gridando: Avant les Français, après les autres! (traduzione: Prima i francesi, poi gli altri!)
Noi ferme, esterrefatte, lo abbiamo lasciato passare. Complici i miei 20 anni ed un timido francese scolastico, non ho avuto né la prontezza né la capacità di rispondere a tono, e quando ho iniziato a capire il senso di quelle parole il francese era già lontano. Non sembrava ubriaco o drogato, bensì arrabbiato. All’inizio quella reazione ci è sembrata incomprensibile: non gli avevamo fatto niente, non lo conoscevamo, quindi perché avrebbe dovuto avercela con noi!?
Solo in un secondo momento abbiamo compreso: le nostre pelli scure ci hanno fatto sembrare, ai suoi occhi, sudamericane, africane, comunque non francesi; e ciò ha causato in quell’uomo un senso di repulsione verso di noi, al punto da avere l’esigenza di dimostrare la sua superba superiorità passando prima di noi, e spiegandoci che i francesi venivano prima degli altri.
Sono trascorsi 12 anni, ma io ricordo ancora quel volto. Le sue parole quel giorno mi hanno fatto pensare. Avevo attentamente e razionalmente scelto la Francia, e poi Lille, tra numerosi altri Paesi e città, ero lì per studiare e per relazionarmi in una lingua diversa dalla mia, e quella lingua, il francese, l’ho sempre considerata, come l’italiano, poetica, elegante, interessante. Eppure mi è stato riservato un trattamento poco opportuno, per usare un eufemismo.
Fortunatamente gli altri francesi si sono dimostrati molto diversi da lui, rimasto l’unico ricordo negativo di un anno all’insegna della condivisione, dello studio, dell’apertura mentale, delle relazioni internazionali, della conoscenza di una cultura simile ma non uguale alla mia, e di quelle di molti altri ragazzi che, come me, avevano scelto di studiare lontano dai loro cari per migliorarsi e poter migliorare i propri Paesi.
Chissà che fine ha fatto quell’uomo. Una voce fuori dal coro, anacronistica ed etnocentrica come poche. Il terzo millennio, l’Europa, l’Erasmus, il relativismo culturale, e lui ancora lì a discutere su chi fosse superiore ad un altro! Se ci penso ora mi fa solo ridere.
Eppure c’è una cosa che quell’uomo, rude ed ignorante, è riuscito ad insegnarmi: che non permetterò mai a nessun’altro di dirmi Avant les Français, ed allo stesso modo non dirò mai a nessuno Prima gli italiani, perché queste affermazioni sono sintomo di un atteggiamento intollerante, che prevede la superiorità di qualcuno e che offende chi ascolta, facendolo sentire inferiore per chissà quale ragione.
È in virtù delle mia esperienza diretta che chiedo al Ministro dell’Interno di continuare a perseguire la sua nobile battaglia per un’Italia migliore, utilizzando però un linguaggio meno aggressivo che, invece che basarsi sull’esclusione, si basi sull’inclusione, sul rispetto, sull’accoglienza e sull’integrità morale. Allora, che sia Prima la Giustizia, Prima la Legge, Prima le Persone, ma mai, mai più un essere umano prima di un altro.