La Cassazione conferma la condanna di Scopelliti. Ora rischia il carcere
Notizia tratta da: corrieredellacalabria
REGGIO CALABRIA Da ex sindaco, Giuseppe Scopelliti ha falsificato il bilancio del Comune di Reggio Calabria per coprire un buco da centinaia di milioni di euro e adesso per lui si potrebbero aprire le porte del carcere. Così ha deciso la Corte di Cassazione che ha confermato definitivamente la condanna rimediata da Scopelliti per falso in atto pubblico, dichiarando invece prescritta quella per abuso d’ufficio. Una decisione che porta a una rideterminazione della pena, che passa da 5 anni a 4 anni e 7 mesi. Rigettati anche i ricorsi presentati dai legali di Carmelo Stracuzzi, Domenico D’Amico e Ruggero Alessandro De Medici, i revisori dei conti dell’epoca, tutti condannati definitivamente a 2 anni e 4 mesi. Scopelliti, secondo fonti della sua difesa, «deve costituirsi perché le condanne superiori ai quattro anni non consentono di chiedere l’affidamento in prova».
RESPONSABILI DELLA FALSIFICAZIONE Per i giudici tutti quanti sono a vario titolo responsabili della serie infinita di falsi, omissioni e abusi che hanno permesso alla dirigente Orsola Fallara, morta suicida nel dicembre 2011, di truccare il bilancio. Una manovra ad alto rischio, fatta di artifizi e raggiri contabili, che alla città ha lasciato in eredità un pesantissimo piano di rientro di durata trentennale.
LA CAPORETTO DELL’EX SINDACO Per Scopelliti si tratta di una debacle totale e probabilmente neanche messa del tutto in conto. Fino a qualche settimana fa, l’ex governatore era impegnato a tessere la rete di alleanze e relazioni che hanno permesso a Matteo Salvini di ottenere un inaspettato risultato elettorale in Calabria. Una manovra – hanno sempre spiegato i fedelissimi dell’ex governatore – pensata da Scopelliti per preparare il proprio ritorno in politica. Che tuttavia adesso non potrebbe essere così semplice.
SCOPELLITI REGISTA Sebbene la rideterminazione della pena abbia fatto venir meno l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, adesso limitata a cinque anni, per l’ex politico si potrebbero spalancare le porte del carcere. Al momento, non è dato sapere se sarà lui stesso a consegnarsi o aspetterà che gli venga notificata l’esecuzione della condanna. Di certo, al termine della pena, quella che si ritroverà in dote è un’eredità politica pesante. Per i giudici, l’ex sindaco è stato infatti il vero e unico regista delle forzature contabili che hanno spalancato una voragine nei conti del Comune di Reggio Calabria, mettendo la città in ginocchio e costringendola a impiccarsi a un trentennale piano di rientro che tuttora impedisce qualsiasi investimento pubblico.
LO SCHERMO DELLA DIRIGENTE Fallara – si leggeva infatti nella sentenza di primo grado – «lo schermo dietro il quale agiva il sindaco Scopelliti che aveva voluto fortemente la stessa quale dirigente di un settore strategico dandole la possibilità di portare avanti, nel dissenso di buona parte dell’amministrazione, la linea politica da lui perseguita». Ancor più dura quella della Corte d’Appello, in cui i giudici segnalavano che «il sindaco Scopelliti sapeva, avallava e partecipava all’operato della dirigente, e anzi, dettava le linee programmatiche a cui la stessa dava esecuzione, in un rapporto quasi esclusivo di reciproco scambio ed interesse». Un giudizio lapidario quello dei giudici di piazza Castello, che sottolineano «Fallara era lo schermo dietro il quale agiva il sindaco Scopelliti che aveva voluto fortemente la stessa quale dirigente di un settore strategico dandole la possibilità di portare avanti, nel dissenso di buona parte dell’amministrazione».
MOVENTE POLITICO E come in primo grado, neanche di fronte ai giudici della Corte d’appello è andato a buon fine il tentativo di scaricare tutta la responsabilità dei falsi sulle spalle della Fallara. «Opera destituita di logica e non rispettosa del dato istruttorio emerso chiaramente» affermano i giudici perché «in linea generale , non è credibile che il sindaco di un Comune di circa 200.000 abitanti abbia lasciato il bilancio, ovverosia lo strumento principale per attuare le scelte politiche e per andare incontro alle esigenze degli elettori, nelle mani della dirigente del settore, sia perché vi è in atti la prova del contrario, ovverosia che è stato proprio per garantire le finalità dell’uomo politico che la Fallara ha alterato i dati di bilancio fornendo una rappresentazione diversa da quella effettiva». Motivo? Tutto politico. «La serie di falsi ideologici, di irregolarità, di funzionali occultamenti della reale situazione di difficoltà dell’Ente – concludono i giudici dell’appello – erano commessi al fine di mantenere il consenso e lo status qua».
Alessia Candito