‘Ndrangheta, inchieste rivelano la mappa dei clan reggini
Notizia tratta da: zoom24
Una serie di cosche, un reticolo che stringe e soffoca Reggio Calabria. La relazione sul primo semestre 2017 stilato dalla Direzione investigativa antimafia traccia un quadro a tinte fosche sulla città capoluogo di provincia. Nulla di nuovo, verrebbe da dire, ma la certificazione di un controllo capillare del territorio che, nonostante le inchiesta della Dda reggina, non accenna a diminuire.
Droga e pubblica amministrazione “Le risultanze giudiziarie che hanno caratterizzato, nel semestre, l’azione di contrasto alla ‘ndrangheta, consolidano la qualificazione unitaria delle cosche – si legge nella relazione Dia – in specie di quelle reggine, evidentemente orientate verso l’affermazione, anche fuori regione, dei “comportamenti” mafiosi che le identificano, senza ovviamente trascurare l’acquisizione di nuovi mercati e spazi criminali, ivi compresi quelli offerti dalle “maglie larghe” di frange colluse della pubblica amministrazione.
Inchieste e processi L’unificazione, nel processo convenzionalmente denominato “Gotha” 3 , delle note inchieste “Mamma Santissima”, “Reghion”, Sistema Reggio”, “Fata”, potrebbe ulteriormente delineare l’operato di una serie di personaggi, facenti parte di una cupola mafiosa dalle spiccate connotazioni affaristiche, imprenditoriali ed istituzionali, in grado di proiettare gli effetti delle proprie decisioni su tutto il Paese.
Unitarietà cosche reggine “Come accennato, le risultanze giudiziarie e gli atti investigativi, che hanno caratterizzato l’azione di contrasto alla ‘ndrangheta, tendono a consolidare la qualificazione unitaria delle cosche reggine, evidentemente orientate verso l’acquisizione dei più strategici centri di potere e di produzione della ricchezza . Nell’area in questione, si conferma la supremazia delle cosche Libri, Tegano , Condello e De Stefano – come a breve si dirà, fortemente colpite nel semestre – che, stando a recenti evidenze investigative, avevano costituito una sorta di direttorio mafioso, sovraordinato alle altre famiglie reggine. Una centralità che, alla luce delle recenti inchieste “Mamma Santissima” e “Reghion”, si è tradotta nella creazione di un vero e proprio comitato d’affari partecipato anche da funzionari infedeli, in grado di condizionare ed incidere sull’operato e l’efficienza della Pubblica Amministrazione. L’unificazione delle menzionate inchieste “Mamma Santissima”, “Reghion”, Sistema Reggio”, “Fata” e “Alchemia” ha, così, portato al processo convenzionalmente denominato “Gotha” – le cui prime udienze sono state celebrate proprio nel corso del semestre – che potrebbe ulteriormente delineare l’operato di una serie di personaggi, facenti parte di una cupola mafiosa dalle spiccate connotazioni affaristiche, imprenditoriali ed istituzionali”.
L’imprenditore amico dei LIbri “Proprio nei confronti di un imprenditore reggino – scrivono gli investigatori – risultato pienamente inserito nell’ambito della citata “componente riservata della ‘ndrangheta”13 , si è concentrata, nel mese di febbraio, l’azione investigativa della Dia di Reggio Calabria. Il locale Centro Operativo ha, infatti, eseguito il sequestro di un patrimonio, del valore di oltre 142 milioni di euro, costituito, tra l’altro, da società operanti nel settore dell’edilizia, immobiliare ed alberghiero, tra Reggio Calabria e Villa San Giovanni, nonché da numerosi terreni, locali commerciali ed appartamenti. L’imprenditore in parola aveva, nel tempo, coltivato stretti rapporti con esponenti di spicco delle cosche “Libri”, “Alvaro”, “Serraino” e “Barbaro” di Platì fino, appunto, ad essere incluso nei più elevati livelli decisionali della ‘ndrangheta.
…E quello amico dei Tegano “Il successivo mese di marzo, sempre la Dia reggina – si legge nella relazione – ha colpito un esponente di un’altra delle menzionate, principali cosche del capoluogo…i Tegano. Si tratta di un imprenditore “di riferimento” della cosca, che aveva accumulato un patrimonio nettamente sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati. Sono stati, così, sottoposti a sequestro14 beni per un valore complessivo di oltre 25 milioni di euro, tra i quali vale la pena richiamare le aziende operanti nei settori della vendita al minuto ed all’ingrosso di prodotti alimentari, di giocattoli e casalinghi, nonché della ristorazione, dei giochi e delle scommesse e, infine, del ramo immobiliare. Il mese di aprile, ancora la D.I.A. di Reggio Calabria ha sequestrato15 i beni, del valore di oltre un milione di euro, nella disponibilità di un altro ‘ndranghetista collegato sempre ai TEGANO, anch’egli di supporto alle azioni criminali della cosca.
red6