Uccide il marito nel sonno a seguito di una lite, arrestata
Riceviamo e pubblichiamo
I Carabinieri della Compagnia di Palmi (RC) e della Stazione di Castellace di Oppido Mamertina (RC), unitamente a quelli del Nucleo Investigativo del Gruppo di Gioia Tauro (RC), hanno arrestato BARCA Maria Giuseppina cl 55, originaria e domiciliata a Castellace di Oppido Mamertina (RC), per l’omicidio del marito CUTRÌ Rocco cl 47.
Secondo quanto è emerso nel corso delle indagini avviate nell’immediatezza del fatto – coordinate personalmente dal Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica di Palmi (RC), dott. Ignazio Vallario, intervenuto sul posto – e concentrate sulla ricostruzione delle ultime ore della vittima, l’uomo avrebbe trascorso la giornata a casa con la moglie che, verosimilmente per rancori e dissapori maturati negli anni a seguito della morte del figlio Domenico, ucciso nel 2008 a Sinopoli (RC) a seguito di una lite per futili motivi, avrebbe aggredito il marito nel primo pomeriggio, mentre questo dormiva, colpendolo alla testa con una roncola. Le ferite riportate non hanno lasciato alcuno scampo al CUTRÌ, che è deceduto prima dell’arrivo dei sanitari allertati dal figlio, resosi per primo conto dell’accaduto.
La vittima, nota ai Carabinieri per la vicinanza alla cosca “ALVARO-VIOLI-MACRÌ”, era il suocero di ALVARO Carmine cl ’53 detto “u cuvertuni”, affiliato di spicco del predetto gruppo criminale, il cui spessore criminale è emerso nell’ambito delle indagini susseguitesi sul sodalizio criminale sin dagli anni ‘80 con l’indagine “PRIMA”, tanto da scontare la condanna per associazione di tipo mafioso in regime detentivo speciale (art. 41-bis dell’ordinamento penitenziario).
La roncola verosimilmente utilizzata per colpire a morte CUTRÌ, sporca di sangue e compatibile con le ferite rilevate sul cadavere, è stata rinvenuta dai militari nel giardino di una casa disabitata vicina all’abitazione dei CUTRÌ.
La donna, che al termine delle formalità di rito è stata tradotta presso la casa circondariale di Reggio Calabria “San Pietro”, dovrà ora spiegare agli inquirenti il motivo del gesto.
Ufficio Stampa Comando Provinciale CC Reggio Calabria