Ciao Ciccillo Gatto: se puoi, stringi il pugno chiuso insieme a Rocco

Ciao Ciccillo Gatto: se puoi, stringi il pugno chiuso insieme a Rocco

Non è certo un necrologio, questo. Né rappresenta un solenne epitaffio in forma scritta: non ne ho la voglia né tantomeno la capacità.

E’ un ricordo, personale e pubblico al contempo, di un gioiosano. Che, banalmente, non è stato un santo nella sua caduca esperienza terrena. Che ha dedicato la sua parabola di vita alla famiglia, intesa in senso largo, quasi comunitario. Che è diventato, suo malgrado e contro la sua volontà, testimone di una tragedia di paese capace di superare confini spaziali e temporali, simbolo di un pezzo di storia che ha intessuto la multiforme identità di Gioiosa Ionica.

Già, perché Ciccillo non sarebbe stato Ciccillo senza il suo amato fratello Rocco. Gli è stato vicino, prima e dopo la barbarie del 1977, in un intreccio di relazioni familiari e politiche, di forze criminali ed energie ribelli. Le minacce reiterate, il mercato domenicale bloccato e intimidito, l’amicizia con il Capitano Niglio, l’assassinio a partire dalla strada che oggi porta il nome del mugnaio comunista Rocco Gatto, la ribellione di una parte di popolo, le manifestazioni e le contestazioni, le medaglie d’oro al valor civile del vecchio padre Pasquale, il processo e le sentenze giudiziarie, gli articoli di giornale e i servizi televisivi. 

Io lo voglio ricordare, perché con lui ravvivo la Gioiosa che è stata e che avrebbe potuto essere, quella che non ho vissuto se non per un mero dato anagrafico. Ho parlato spesso con Ciccillo, soprattutto nei miei primi vorticosi anni di impegno politico a sinistra; talvolta, l’ho anche accompagnato a rovistare nel disordine del suo vecchio mulino, alla caccia di articoli di giornale e di documenti scritti che potessero aiutarmi a meglio comprendere la Gioiosa a cavallo fra anni ’70 e ’80. Non dimentico nemmeno i commenti estemporanei, faticati, estortigli nella mia interpretazione di “Cessarè”, il libro inchiesta di Bruno Gemelli e Pietro Melìa di cui sono stato avido lettore; oppure la spillina con l’effigie di Lenin, donatami all’improvviso e senza formalismi, a rapprendere una passione comunista che era soprattutto un’abitudine familiare più che una quotidiana ed impegnata militanza.

Ciccillo Gatto

Ciccillo Gatto è andato, ha lasciato la sua Gioiosa. Un personaggio, indiscutibilmente.  Che era sempre lì, a presidiare con la sua presenza fisica, quasi caricaturale, l’imbocco della strada che conduceva al suo vecchio mulino. Con la sua sciarpa rossa esibita anche al sole caldo, con il suo colbacco da Russia anni ’70, con le sue spille reclamanti un mondo politico ormai inesistente.  

Riposa in pace, Ciccillo. Non so proprio dirti se potrai incontrare nuovamente Rocco. Dovessi incontrarlo, però, ribadiscigli una cosa semplice, fondamentale: Gioiosa Ionica non ha smesso di lottare contro la sua anima nera, contro i suoi oppressori mafiosi. E quel murales che domina la piazza, la nostra piazza, è ancora tremendamente attuale.

CATEGORIES
TAGS
Share This