Campagne di diffamazione casareccia
Notizia tratta da: larivieraonline
Alla più noiosa e bugiarda campagna elettorale della storia repubblicana, rispondiamo creando un “luogo” di incontro per affrontare e dibattere i problemi reali dei calabresi; partendo dal territorio della “città metropolitana” di Reggio Calabria.
Non chiediamo il vostro voto ma la vostra intelligenza, la vostra passione, il vostro impegno. Non abbiamo nulla da offrirvi se non un lungo cammino per riscattare la nostra Terra e la nostra gente.
Dimostriamo all’Italia intera, di cui ci sentiamo parte, di non essere una colonia, ne un deserto culturale.
Abbiamo creato uno strumento che si organizza partendo dal basso e che non è una mera finzione per raccogliere qualche voto. Il successo dipende solo da ognuno di voi.
La Calabria non è una regione normale: è una vera e propria polveriera sociale, non solo “criminale”, dagli effetti imprevedibili.
La sua immagine si presenta sfigurata da una sistematica e mirata campagna di diffamazione mediatica, che trova in una “casareccia” antimafia foraggiata un amplificatore funzionale, e che, unitamente ai mali cronici della nostra regione (‘ndrangheta, disoccupazione, sottosviluppo), la confina oltre ogni contesto civile, nazionale ed europeo.
Ritenere la Calabria “un peso”, o peggio ancora “un vasto problema di ordine pubblico”, non solo non ha debellato la ‘ndrangheta, ma, favorendone l’impoverimento demografico e produttivo, ha finito per rafforzarla.
Alla fuga di “braccia” e di “cervelli” si è aggiunta una scellerata opera di desertificazione democratica, sociale, economica e di valori che ne ha consolidato il contesto criminogeno.
La presenza di una criminalità organizzata pervasiva e predatoria ha fornito un comodo alibi al disimpegno delle forze tradizionali e dei governi di ogni colore verso una regione priva di progetti, idee e risorse economiche ed infrastrutturali indispensabili per il suo decollo.
Senza diritti, senza servizi qualificati (sanità, scuola, trasporti etc), senza pari dignità, in libertà vigilata e posti all’indice, sentirsi liberi cittadini italiani, oggi europei, al pari degli altri, in Calabria appare un miraggio.
Al di là del Pollino, il discredito della classe politica produce e rafforza indifferenza e distacco. In Calabria, da sempre “zona speciale”, cresce a vista d’occhio la sfiducia nello Stato, nel diritto e nella giustizia anche a causa di scioglimenti a catena di consigli comunali, interdittive alle imprese a cascata, indagini giudiziarie a strascico che coinvolgono centinaia di persone, per lo più in catene, spesso estranee ed innocenti.
Al di là del Pollino, la crisi economica e finanziaria produce disoccupazione e crisi aziendali sanabili. In Calabria, le imprese vengono soffocate dalla ‘ndrangheta oltre che da una burocrazia onnivora e dalla furia distruttrice di apparati antimafia non sempre all’altezza del gravoso compito. Ai disoccupati strutturali si aggiungono sacche di lavoratori espulsi dai processi economici e produttivi in quanto diffidati, sorvegliati, ex detenuti, parenti o frequentatori di soggetti contro-indicati. Una massa di reietti costretta ad ingrossare il mercato del lavoro nero o illegale.
Una regione priva di peso e rappresentanza degna di questo nome, orfana, lacerata e divisa, alla mercé di un ceto politico-burocratico, tanto irrilevante e servile fuori, quanto arrogante ed autoreferenziale dentro i confini regionali, indaffarato nel mantenere statica la realtà economica e sociale, dipendente dalla spesa pubblica improduttiva da esso dispensata.
La Calabria sembra destinata, secondo l’immagine preferita da governanti e media, ad un futuro senza speranza. Una mera questione di ordine pubblico da trattare con strumenti repressivi e misure speciali, inchieste giudiziarie sensazionali, interdittive a strascico, scioglimenti per mafia, protocolli e registri di legalità, codici etici, spesso inefficaci quando non controproducenti e dannosi.
Una sorta di laboratorio su cui sperimentare nuove frontiere di controllo sociale, in barba allo Stato di diritto, alle regole democratiche, alle autonomie locali, alla libertà d’impresa.
Dinanzi alle “2 Italie” – l’una sempre più distinta, distante e separata dall’altra – si staglia la miopia culturale e politica delle attuali classi dirigenti, aduse, in materia economica e sociale nonché istituzionale e giuridica, a comprimere i diritti fondamentali e di libertà delle popolazioni, specie meridionali. La stessa legge elettorale, frutto di un indecente compromesso politico laddove sostituisce il diritto di scelta degli elettori con le liste bloccate e la nomina dei parlamentari in ragione della fedeltà ad un capo partito, in danno della qualità e della rappresentanza territoriale specie delle regioni meridionali con meno elettori, infligge un colpo mortale alla democrazia ed alla sovranità parlamentare.
Ogni aspirazione al cambiamento ed al riscatto sembra impraticabile e velleitaria senza una forte azione di rottura degli schemi attuali, in grado di scardinare la saldatura in essere tra malavita, malapolitica e malagiustizia che rappresentano il vero blocco di potere della società calabrese.
Per queste ragioni primarie, partendo da alcune iniziative (Comitato Popolare Metropolitano DDL, Assemblea iscritti al Partito Radicale, Comitato 22 ottobre, Comitato imprenditori) sorte per dare voce ai cittadini su temi decisivi oscurati dall’informazione di regime, abbiamo deciso di sottoscrivere questo manifesto, ponendolo a base della costituzione di un unico soggetto giuridicamente riconosciuto in grado di raccogliere ed organizzare tutte le forze, i contributi e le energie disponibili per una battaglia di largo respiro per il ripristino dello Stato di diritto, l’attuazione della Costituzione, la Giustizia Giusta e la liberazione della Calabria dai poteri criminali, burocratici e malavitosi che la opprimono e le rubano il futuro.
Ilario Ammendolia
Gianpaolo Catanzariti
Andrea Cuzzocrea
Mimmo Gangemi
Pierpaolo Zavettieri