Il Biotestamento è legge: passo storico nella lotta per i diritti civili

Il Biotestamento è legge: passo storico nella lotta per i diritti civili

“È una sofferenza immane!
Non posso più vivere nel dolore: nel dolore di non poter più vedere i colori attorno a me, nel dolore di non poter fare una passeggiata con la mia ragazza a piedi nudi nell’erba.
Non sono depresso, le ho provate tutte, non mi resta che questa soluzione.
Andrò via col sorriso, andrò via libero.”
Con queste parole Dj Fabo, rimasto cieco e tetraplegico a seguito di un incidente nel 2014, spiegava al giornalista Giulio Golia la decisione di andare a porre fine al suo dolore in una clinica all’estero, dal momento che la legislazione italiana non tutelava situazioni come la sua.
Tiziana Siciliano è pubblico ministero nel processo in cui si contesta al radicale Cappato di aver aiutato Dj Fabo ad andarsene, e rappresenta quindi le ragioni dell’accusa. Tale ruolo però non le ha impedito di soccorrere con un fazzoletto la mamma di Dj Fabo durante la sua straziante testimonianza; né di scoppiare lei stessa a piangere mentre scorrevano le immagini dell’agonia del ragazzo e le ragioni della sua scelta.
Spesso e volentieri, le battaglie ideologiche hanno il difetto di perdersi nei meandri delle astrazioni.
Ma non appena si incarnano in una storia vera, concreta, tutto cambia: ipotesi e congetture cedono il passo alla cruda realtà, si smette di pensare e si comincia a sentire. Se il pensiero divide, la sensazione unisce; così ci sentiamo tutti un po’ più simili, più umani.
Di lacrime di commozione ne ha versate anche la moglie di Piergiorgio Welby nel momento in cui, giovedì scorso, il biotestamento è diventato legge dello Stato italiano.
Ogni conquista è figlia del coraggio, della sofferenza e dell’amore di persone che hanno portato avanti delle battaglie per regalare alle future generazioni un mondo migliore.
Si tratta di un passo storico, fondamentale nella lotta per i diritti civili, perché sancisce il principio secondo cui rifiutare volontariamente l’accanimento terapeutico per porre fine ad una condizione di dolore senza vie d’uscita rappresenta una forma di dignità, probabilmente la più alta espressione della libertà.

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