Fu accusato di aiutare la ’ndrangheta, lo Stato lo risarcisce: 2700 euro per 18 giorni di carcere Era finito sotto processo con l’accusa di aver favorito la latitanza di un boss ed è stato assolto in tutti i gradi di giudizio
GIUSEPPE LEGATO
TORINO
In carcere 18 giorni – ingiustamente – accusato di aver favorito la latitanza di un superboss della ‘ndrangheta. Assolto in tutti i gradi di giudizio, oggi lo Stato lo deve risarcire con 2700 euro.
E’ la vicenda capitata a Francesco Ursino, 34 anni, difeso dall’avvocato Basilio Foti. Ha chiesto – e ottenuto – la riparazione per ingiusta detenzione al Ministero dell’Economia e delle Finanze.
L’uomo era stato arrestato il 3 dicembre 2011 con l’accusa di aver aiutato il latitante Giorgio De Masi, superboss della ‘ndrangheta reggina, reggente del cosiddetto “locale” di Gioiosa Jonica in Calabria. De Masi era stato arrestato a Torino il 25 aprile del 2011.
Il provvedimento era già stato annullato dal tribunale del Riesame il 16 dicembre. Il 12 maggio 2016 l’assoluzione di Ursino – perché il fatto in sussiste – era diventata definitiva dopo la pronuncia della Cassazione.
La Corte d’Appello ha stabilito che pur essendoci rapporti di contiguità tra Ursino e De Masi non vi è prova dell’interessamento dell’uomo nel favoreggiamento della latitanza di quest’ultimo. Da qui il risarcimento immediatamente esecutivo.