Dopo 10 anni di impegno personale nel Festival di Caulonia, sento il dovere, anche perché stimolato da molti addetti ai lavori, di fare una riflessione sulla XIX edizione del Festival.
Cercherò di farla con la massima serenità, senza condizionamenti, anche perché ho vissuto queste serate con la mente libera da qualsiasi pressione.
Da apprezzare lo sforzo fatto dalle varie associazioni per migliorare l’organizzazione del festival. Altrettante positive sono state le iniziative all’interno delle chiese anche se molto poco partecipate. Credo che ci sia molto da lavorare per educare alla cultura dell’ascolto un popolo che ancora è molto attratto solo dal ballo frenetico della tarantella. Bene pure l’esibizione della coinvolgente “Bandao street band” anche se il tentativo di coinvolgere il territorio della locride credo sia poco riuscito.
Detto questo , mi spiace dover constatare che eccetto l’ultima sera, si è trattato di un Festival mediocre dal punto di vista artistico, poco partecipato ed incapace di trasmettere qualsiasi messaggio.
Condivido in pieno chi sostiene che un Festival non si può valutare dal numero di salcicce vendute o fotografando la piazza per capire se è piena o semivuota.
Se facessimo questo dovremmo dire che questa edizione del Festival, paragonata alle edizioni degli ultimi dieci anni , è stataun fallimento . Cosi come altro dato negativo è la forte riduzionedel numero degli stand, sia gastronomici che di oggettistica ; si è passati da più di 50 richieste negli anni passati a circa 15/20richieste per installare stand in questa edizione.
Ancora più grave è la forte riduzione dei partecipanti ai corsi di danza e strumenti musicali : frutto di scelte sbagliate che hanno reso i corsi a pagamento . Difficile in questo modo vedere una piazza Seggio colma di adulti e bambini che si accostavano alla nostra musica popolare così come lo era stata negli ultimi anni.
E poi ancora negli ultimi 10 anni c’era un Centro storico che brulicava di ragazzi fino alle 5 del mattino. In questa edizione, esclusa la serata finale , alle 2 di notte era già sceso il sipario ed in giro si vedeva qualche ragazzo girovagare .
Ricordo che attraversare piazza Mese da una parte all’altra era un’impresa . Nelle serate di questa edizione del Festival in piazza Mese ci si poteva pure sedere in poltrona nonostante la ricomparsa di nostri concittadini che con l’odore di naftalina dopo tanti anni di esilio forzato hanno fatto la ricomparsa in piazza riscoprendo il sapore della musica popolare
Tutto ciò dovrebbe preoccupare soprattutto chi ha la responsabilità del Festival piuttosto che pensare ad autocelebrarsi attraverso conferenze stampa mortificanti presenziate solo dagli amministratori.
Ma, come dicevo prima, non voglio soffermarmi e giudicare il Festival su questi punti che pur essendo importanti li lascio alla riflessione di chi ha le responsabilità del festival.
Quello che invece mi rammarica di più è vedere un Festival senza anima ed incapace di esprimere delle performance artistiche che il Festival in passato ha espresso e che spingeva la gente a venire a Caulonia.
C’è chi si domanda cosa è stato fatto in questi ultimi 10 anni per portare avanti il Festival. Beh, la risposta è semplice e la si trova tutta nel concerto di chiusura del Festival di Mimmo Cavallaro.
Quella serata è frutto del lavoro di questi anni : non è altro che la serata riproposta in questi anni e ben collaudata da chi ha avuto il coraggio di scommettere sul talento di Mimmo Cavallaro.
Quando mi sono accostato al Festival c’era un contesto completamente diverso : i corsi, che erano a pagamento, si effettuavano nella scuole ed i partecipanti si contavano sul palmo di una mano, il palco veniva installato al centro della piazza e c’era solo qualche isolato venditore di salsicce. Mimmo Cavallaro era nella mente di Dio . Il popolo della tarantella era molto limitato a qualche centinaio di persone presenti solo in piazza mese.
Dieci anni di intenso lavoro consegnano a questa Amministrazione un Festival conosciuto in tutta Italia ed al cui palcoscenico ambiscono i maggiori artisti di musica popolare , un Festival in cui gli iscritti ai corsi in alcuni anni hanno superato le cento persone, un Festival in cui le richieste di stand sono arrivate a 70 con un introito per le casse comunali superiore ai 10 mila euro, un Festival che ha fatto diversi e ripetuti passaggi nella rete RAI 1 ( da Domenica IN ad UNO MATTINA a I FATTI VOSTRI ) RAI 3 e in diverse testate giornalistiche a tiratura nazionale.
Dispiace notare che nel mentre non si vuole misurare la riuscita del Festival con la presenza o meno di persone, nello stesso tempo si ha paura di trovarsi di fronte ad una piazza semivuota e si sale il palco di 3/4 metri giustificando ciò con le nuove norme sulla sicurezza.
In questi anni insieme ad Eugenio Bennato, insieme a Marcello Cirillo, insieme a Mimmo Cavallaro ed insieme a tanti altri grandi artisti di musica popolare abbiamo cercato di distinguere il Festival di Caulonia dalle tante feste di paese diffuse nella Calabria e che si concludevano con il tradizionale concerto di musica popolare.
A Caulonia il palcoscenico del Festival era una sfida continua ogni anno: si osava portare sul palcoscenico NOA con MIRA AWAD in un duetto inedito in tutto il sud Italia.
A Caulonia si osava portare sul palcoscenico Ornella Vanoni con Eugenio Bennato a ripercorrere i suoi inizi molto vicini alla musica popolare.
A Caulonia si osava portare sul palcoscenico Davide Van De Sfroos, uno dei più apprezzati cantautori della scena folk lombarda ,ed accostarlo a Mimmo Cavallaro, espressione più pura della musica popolare calabrese, in un indimenticabile serata finale.
A Caulonia si osava portare sul palcoscenico la maggiore esponente della tammurriata napoletana Teresa De Sio a sfidarsi con uno dei maggiori esponenti della pizzica pugliese Mimmo Epifani.
A Caulonia Eugenio Bennato accompagnava sul palcoscenico Antonio Piccinino dei Cantori di Carpino alla tenera età di 94 annie si esibivano insieme in una indimenticabile Ninna Nanna.
A Caulonia Tullio De Piscopo , uno fra i percussionisti migliori del mondo si esibiva insieme a Mimmo Cavallaro in una famosa canzone popolare calabrese.
A Caulonia si aveva il coraggio di far esibire sul palcoscenico di Piazza Mese il nostro complesso bandistico.
A Caulonia Eugenio Bennato portava sul palcoscenico l’orchestra del teatro Cilea di Reggio Calabria a cimentarsi insieme a lui con la musica popolare.
A Caulonia in questi ultimi 10 anni si sono viste sul palcoscenico delle performance inedite di artisti che non si potevano vedere in nessuna altra piazza . Questa era la sfida artistica del Festival di Caulonia.
In questa edizione del Festival non c’è stata alcuna sfida se non l’esibizione scontata di gruppi musicali il cui concerto anche se apprezzato poteva essere visto in qualsiasi altra piazza della Calabria . Il Festival di Caulonia non può e non deve esserequesto.
Altrimenti la famigerata Piazza Mese diventerà una delle tante piazze in cui si va per assistere ad un concerto di musica popolare.
Da questo punto di vista è stato apprezzabile lo sforzo fatto da Mimmo Cavallaro nel tentativo di accostare la nostra musica popolare con la musica popolare della Georgia.
Altro segnale fortemente negativo è stata l’incapacità di lanciare un messaggio da un palcoscenico così importante come quello del KTF .
Da quel palcoscenico abbiamo voluto lanciare un messaggio di pace a tutto il Mediterraneo con colei che è stata definita la cantante della pace: NOA.
Erano anni di forte tensione nel medio-oriente . La nostra comunità aveva pagato un prezzo molto alto con la perdita di un nostro caro fratello Angelo Frammartino. Credo che rimarrà un momento indimenticabile ascoltare NOA che esordisce sul palcoscenico di Caulonia gridando “SHALON “. Questo deve fare un grande Festival !
Da quel palcoscenico abbiamo voluto parlare di sud insieme a Pino Aprile, affermato giornalista conosciuto a livello nazionaleper le sue battaglie sul meridionalismo, catapultato sul palco da Eugenio Bennato che cantava “ Brigante si more “ .
Da quel palcoscenico ,in un momento di forte tensione tra nord Italia e sud Italia e con movimenti politici che incitavano alla divisione del nostro Paese, abbiamo avuto il coraggio di mettere insieme Mimmo Cavallaro e Davide Van De Sfroos per dire a tutti che l’Italia è una ed indivisibile.
Abbiamo cercato di riempire di contenuti un Festival che non può e non deve essere una sola esibizione di artisti come è stata questa edizione del Festival.
Mi pare di capire che si spendono per questa edizione del KTF circa 130 mila euro fino a Natale . Se il livello del Festival è quello che abbiamo intravisto in questi giorni credo che l’asticelladella qualità di questo evento si abbasserà e non di poco. Con circa la metà di questi soldi sono stati organizzati edizioni del Festival che sono nei ricordi dei Cauloniesi con artisti come RoyPaci, Edoardo Bennato,Enzo Avitabile , Nour Edin Faty, Mimmo Epifani e Mimmo Cavallaro, con corsi e seminari super affollati e con un Centro storico pieno di gente sin dall’inizio di Via Vincenzo Niutta.
Questo Festival non ha bisogno di sprecare energie e risorse per disegnare omini sulla strada che sanno di rilievi della polizia scientifica.
Questo Festival non ha bisogno di sprecare energie e risorse per creare effetti luce speciali con laser in piazza per emozionare il popolo della tarantella. L’emozione e lo stupore è garantito dalla bellezza dei palazzi storici del nostro Centro storico .
Questo Festival ha bisogno di qualita’ artistica sul palcoscenico,diricerca , di essere riempito di contenuti e non solo di show fine a se stesso, di grandi numeri ai corsi e seminari.
Mi sembra che di tutto questo la XIX edizione del Festival sia stata fortemente carente e cosa ancora più grave è che gli amministratori non se ne siano accorti .