Successo dell’Amministrazione Belcastro: Licenziati 43 lavoratori cauloniesi
Dopo tanta agonia e false speranze è giunto il licenziamento per i lavoratori dei Centri di accoglienza per minori stranieri non accompagnati di Ursini e San Nicola.
Una situazione paradossale in una terra dove il lavoro manca soprattutto per i giovani, nella quale c’era stata la possibilità di crearlo in uno dei settori più meritevoli, quello sociale, e proprio a Caulonia che dal 2008 è paese dell’Accoglienza dopo l’adesione alla rete SPRAR da parte dell’allora Sindaco Ilario Ammendolia.
Gli operatori dei Centri di accoglienza hanno cercato più volte il dialogo con l’Amministrazione (qui, qui e qui), che si è rifiutata di incontrarli pubblicamente indicando il Palazzo comunale come “unica sede opportuna per discutere della situazione”, e hanno manifestato pacificamente per chiedere aiuto (qui) ma alla fine non ce l’hanno fatta.
Il 7 agosto anche la Minoranza ha protestato abbandonando il Consiglio comunale (qui), atto definito dal Sindaco Belcastro “indecoroso” (qui) (ma non si comprende cosa ci sia di indecoroso nell’appoggiare 43 ragazzi cauloniesi che hanno il sacrosanto diritto di difendere il proprio lavoro e la propria dignità) e dai suoi assessori “spettacolarizzazione” della vicenda (qui e qui), cosa di cui è stata più volte accusata anche questa testata giornalistica che ne avrebbe creato un fatto mediatico, come se la perdita di 43 posti di lavoro e il trasferimento di 50 minori non avesse diritto di esserlo. Ovviamente no se l’intenzione era quella di far passare tutto in sordina.
Dopo 10 mesi, durante i quali ogni operatore è stato formato e professionalizzato attraverso specifici corsi ed ha instaurato un rapporto di affetto e di fiducia con i minori, rapporto umano dimostrabile dalle reazioni avute dai beneficiari del progetto quando sono stati trasferiti in altri Centri di accoglienza (qui), il FAMI ha proceduto alla revoca “decretando di concedere un termine di 15 giorni di tempo per comunicare la ricostituzione delle condizioni necessarie alla prosecuzione delle attività”, in sostanza viene richiesto l’accreditamento delle strutture.
Strutture, quelle delle ex scuole di Ursini, che erano in disuso da anni e in uno stato di degrado ma risistemate dall’Associazione Caulonia 2.0 alla quale erano state concesse in locazione nel 2016 dall’ex Sindaco Giovanni Riccio della cui Amministrazione facevano parte l’attuale Sindaco Caterina Belcastro, anche Assessore alle Politiche sociali, e l’Assessore Domenico Cavallo. (Qui)
Purtroppo giunti a questo punto se anche il Comune concedesse nuovamente gli immobili, si fa per dire poichè è stata palese la volontà di bloccare il progetto considerando tutto il tempo trascorso e la scelta recente da parte della Giunta Belcastro di indire una gara per affidare i locali in questione a soggetti che operano nel sociale, quei 15 giorni di tempo non servirebbero a niente. Questo perché non si potrebbe procedere al loro accreditamento che per legge non è più di competenza regionale ma comunale e più precisamente del Comune capofila del Distretto socio- sanitario che in questo caso è Caulonia. Il problema nasce proprio dal fatto che il Comune di Caulonia è l’unico Distretto della Calabria a non aver ancora istituito la Commissione territoriale ragion per cui non solo l’Associazione Caulonia 2.0 non potrà beneficiare di ciò ma anche le associazioni e le cooperative degli altri paesi che dovranno obbligatoriamente fare riferimento a tale Distretto.
Quindi il progetto FAMI di Caulonia, uno dei 14 approvati in tutta Italia, è andato perso.
Ora quello che si aspettano tutti questi giovani cauloniesi che si sono ritrovati senza lavoro e che avevano iniziato a fare per la prima volta dei progetti di vita, perché è della vita delle persone che si sta parlando, è che l’Amministrazione comunale dimostri con i fatti la volontà più volte dichiarata solo verbalmente aiutandoli con l’attivazione di un nuovo progetto in cui riassumere tutti. Sarebbe un modo per riparare al danno ricordando anche che le Istituzioni hanno il dovere di tutelare l’Accoglienza, che c’è l’esigenza di aprire dei centri in cui collocare i migranti e che l’emergenza maggiore riguarda proprio i minori e, infine, che qualsiasi Amministratore che si rispetti non può tirarsi indietro difronte alla possibilità di preservare il posto di lavoro dei propri cittadini.
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