Il sindaco che ha perso la famiglia per accogliere i profughi
Fonte: Corriere della Sera
Nel paese dei Bronzi dove i migranti sono ospitati nelle case lasciate vuote dagli emigranti, la solidarietà è un sentimento che tiene unita una comunità multietnica. Quella di Riace, borgo dell’accoglienza e dell’integrazione, minuscolo comune della Locride, una parte arroccata sulla collina, l’altra adagiata sullo ionio. Il sindaco è un condottiero, si chiama Domenico Lucano e, proprio per avere ideato il modello Riace, nel 2016, è stato inserito dalla rivista Fortune , tra i 50 uomini più influenti al mondo. A Riace convivono un arcobaleno di identità venute dal mare, per ritrovare la loro dignità. Qui «Tutto il mondo è paese» non è uno slogan, ma il titolo della fiction della Rai, prodotta da Roberto Sessa per Picomedia, con la regia di Giulio Manfredonia, dove si racconta la storia del sindaco Lucano. Una storia vera, interpretata da Giuseppe Fiorello (Mino Giordano) nei panni di Domenico Lucano e Daniela Marra (Anna) nel ruolo di moglie del sindaco. Dopo «I fantasmi di Portopalo» Beppe Fiorello ritorna in televisione per narrare i temi dell’immigrazione. «Fare questo film è certamente un modo per fare politica, in maniera però ispirata, senza infingimenti» ammette l’attore siciliano.
È quello che si propone di fare Eleonora Andreatta, direttore di Rai Fiction, con questa nuova produzione: «Pensiamo che i valori siano ancora molto forti nel nostro Paese e per questo, in questi ultimi cinque anni, abbiamo deciso di promuovere queste storie che parlano di solidarietà».
Fiorello da questo punto di vista non ha dubbi: «Mimmo Lucano — dice — è il mio esempio da seguire». Il sindaco di Riace è un uomo schivo che, pur sapendo che avrebbe rischiato di mandare a rotoli il suo matrimonio e il rapporto con i figli, ha scelto di restare a Riace e proseguire nella sua opera di solidarietà e integrazione. Oggi Lucano vive da solo. La sua famiglia l’ha abbandonato, lasciando Riace per altri lidi. «Egoisticamente penso di aver fatto bene. Mi sono dedicato al mondo, ma il mondo mi ha abbandonato» spiega lui.
«Tutto il mondo è paese» propone la vita quotidiana di una comunità che si è aperta all’altro. «Quando chiamai Lucano per proporgli l’idea di raccontare la sua storia, mi rispose quasi seccato» spiega Beppe Fiorello. «Ci dobbiamo risentire» disse. Nella seconda telefonata fu molto più espansivo. «Mia figlia ha detto che tu fai film interessanti». Si videro. «All’inizio mi mise in soggezione. Lucano è un tipo chiuso, ermetico. Non ha nessuna contaminazione politica. Fa tutto alla luce del sole con una semplicità estrema» sostiene Fiorello. Molti si interrogano cosa ne sarà di questa comunità crocevia di etnie e popoli alla fine del mandato di Lucano. Beppe Fiorello ha cercato di spiegarlo nel raccontare la sua storia: «Chiunque sia il nuovo sindaco non potrà cancellare quello che è stato fatto qui».