Elezioni Caulonia: Intervento di Albanese
Mi ero espresso, pochi giorni fa, nella speranza che il senso delle mie parole fosse chiaro, cercando, semplicemente, di rappresentare – a tutti i candidati – che la popolazione vorrebbe che gli stessi guardassero avanti, liberandosi dei fardelli del passato, evitando di rimanere ancorati a vecchi sistemi, fatti soprattutto di sterili scontri, finalizzati alla prise de la bastille, per poi ritrovarsi a non sapere (o non volere) affrontare i problemi “sbandierati” in campagna elettorale quale spettro da agitare pro domo sua.
Ogni cittadino, che voterà secondo la propria convinzione, o il proprio credo politico, ha diritto – anche se vincerà la formazione opposta – di essere ben governato, perché, anche se vince l’avversario (e non il nemico), l’obiettivo di tutti è, dev’essere, pur sempre il bene comune, dunque anche il bene dell’elettore che ha votato la formazione eventualmente sconfitta.
Mi rammarico, invece, da cauloniese, di assistere ad un botta e risposta – non solo sui quotidiani – carico di tensione che, seppure annunciato, non fa bene al paese, anche perché fuorviante rispetto ad una popolazione che, anziché chiedere conto ai candidati del loro programma elettorale e se questo preveda di (e come!) affrontare gli evidenti problemi che gravano sul nostro Comune, con l’obiettivo di risolverli, finisce per assecondare (almeno guardando le figure più autorevoli) questa o quella formazione ed a mutuarne (o ad ispirarne) il metodo violento, elevando ad istituzione lo scontro e l’indignazione pur di fare proseliti, come se per davvero contassero il consenso e la vittoria elettorale fini a sé stessi.
Il consenso è anche un peso che mette spalle al muro, che obbliga, chi ha una coscienza, almeno politica, a fare, a rimboccarsi le maniche.
Sotto questo profilo, ben venga il nuovo che avanza – se animato da passione e dalla voglia di risolvere i problemi che ci affliggono e se scevro dei vecchi metodi e da sterili sentimenti di rivalsa – di certo, in questo contesto storico, più meritevole di fiducia.
E si metta da parte l’indignazione, emozione che per alcuni è un lusso, e mi riferisco a qualche figura politica del passato che ha gridato allo scandalo, additando i nuovi duellanti come irresponsabili (rei forse di averli accantonati, almeno per adesso?) e ciechi di fronte ai problemi del paese, come se gli stessi fossero piovuti dal cielo.
Mi chiedo: ma i problemi, la crisi, lo sfascio, lo scadimento politico-culturale non sono forse il frutto (diretto o indiretto poco conta) dell’azione politico-amministrativa di tutti questi anni?
E chi grida allo scandalo dov’era?
Eppure in giro non si vede o si sente uno solo di questi pubblici accusatori (politici di lungo corso), che facciano mea culpa, salvo poi additare i nuovi duellanti come irresponsabili e indifferenti di fronte alla grave ed attuale crisi.
Dunque, si valutino le liste presentate e si consenta ai candidati di spiegare le dinamiche sottese alla loro formazione, con legittimo e reciproco diritto di critica, anche aspra, ma che abbia come bersaglio l’azione politica (finanche la coerenza ideologica) ma con rispetto e senza gridare allo scandalo, ricordando, ancora una volta, che la popolazione non ha bisogno di scontri fratricidi, ma di una coalizione vincente, fresca, con idee nuove e tanta voglia di lavorare.