Cocaina dal Sud America alla Locride
Fonte: http://www.lettera43.it/it/articoli/cronaca/2017/05/15/viaggio-nella-rete-degli-assisi-gli-ultimi-narcos-italiani/210497/
Il 4 maggio 2017 si è conclusa la latitanza del narcotrafficante Pasquale Michael Assisi, 30 anni, erede del più grande broker di cocaina della ‘ndrangheta in circolazione: Nicola Assisi. Lo hanno scovato a Torino, in piena città, e non in America Latina come ci si sarebbe aspettati. Correva a 235 all’ora per il capoluogo piemontese su una Mercedes nera 3000 cilindri e si nascondeva in una tana di lusso: un super attico nel quartiere occidentale di Pozzo Strada dotato di ogni comfort. I carabinieri del nucleo investigativo di Torino sono riusciti a placcarlo sulla rampa del garage prima che riuscisse a far perdere le sue tracce di nuovo.
TRA SOLDI CASH E FIDUCIA. I contorni di questa latitanza hanno dell’incredibile e dimostrano come chi di lavoro fa il narcotrafficante 2.0 viva in una sorta di mondo parallelo, dove le leggi che regolano la vita del Paese sono viste solo come degli incidenti di percorso. Per i narcos della ‘ndrangheta oggi tutto è possibile: i nascondigli, la protezione e le auto di lusso le acquistano cash. Niente conti in banca, niente carte di credito, tutto si muove sul flusso della fiducia, come i veri boss mafiosi.
LATITANTI A CASA PROPRIA. Non sono “punciuti” – appartenenti alla cosca mafiosa -, ma godono del rispetto e del sostegno della ‘ndrangheta in quanto ingranaggi fondamentali del sistema. Sono loro, infatti, a permettere all’organizzazione criminale più ricca e potente del mondo di guadagnare almeno 44 miliardi di euro l’anno con il traffico di droga. E in cambio si possono permettere la latitanza anche in Italia, a casa propria, come i più grandi boss.
A Pasquale Michael Assisi la galera è sempre stata stretta. È figlio del narcos Nicola Assisi che, assieme a lui e al fratello maggiore Patrick, almeno dal 2014 rifornisce direttamente la Locride di tonnellate di purissima polvere bianca che acquista nel cosiddetto triangolo del “Narcosur”, un’area al confine tra Brasile, Argentina e Paraguay. Era in grado di spostare almeno mezza tonnellata in quattro mesi, secondo quanto scoperto dall’indagine Pinocchio del Gico della Guardia di finanza di Torino.
LA PRIMULA IN SUD AMERICA. Dopo l’arresto del 2013 a Bogotà dei narcotrafficanti della ‘ndrangheta Roberto Pannunzi – alias “Bebé”, conosciuto in America Latina come il “Pablo Escobar italiano” – e Marco Rollero Torello – catturato ad aprile 2015 in Marocco -, Nicola Assisi rimane oggi la “primula” di punta per la ‘ndrangheta calabrese in America Latina. Tra i principali fornitori di coca dei clan della Locride, negli ultimi tempi serviva anche la potente famiglia Aquino di Gioiosa Ionica. Assisi è l’ultimo di quella serie di broker della droga cresciuti negli Anni 90, quando muovere stupefacenti è diventata per la ‘ndrangheta lo strumento per diventare l’organizzazione mafiosa più potente del mondo.
NASCONDIGLIO A TORINO. I tre della famiglia Assisi sono ricercati da giugno 2015, quando il tribunale di Torino aveva spiccato contro di loro una misura di custodia cautelare per narcotraffico internazionale che per Pasquale Michael è poi diventa una condanna in primo grado a 13 anni e 6 mesi di carcere. Fino a poco tempo fa si pensava che Pasquale Michael si nascondesse in Brasile con il padre e il fratello. Ma un mese fa questa certezza è venuta meno quando si è scoperto che, ad agosto e a ottobre 2015, il narcotrafficante aveva fatto due viaggi da Torino a Cosenza per liberarsi delle sue due auto poste sotto sequestro dal tribunale e dotarsi di un nuovo mezzo, affidabile e soprattutto “pulito”: la Mercedes classe A con cui correva per Torino. Latitante a due passi da casa.
L’arresto di Pasquale Michael è uno smacco importante per il mondo del narcotraffico calabrese. Dimostra che la vecchia regola del “non c’è miglior nascondiglio che a casa propria” non vale più, se non per breve tempo. Pasquale è nato nel Torinese dove suo padre si era trasferito nei primi Anni 80 dalla Calabria finendo per diventare il delfino del più famoso narcos della ‘ndrangheta, Pasquale Marando, morto per lupara bianca nel 2001 dopo avere ricevuto un invito dai cognati Trimboli per chiarire una diatriba legata all’uccisione di due parenti da parte di Marando.
CADUTO UNA VOLTA: PER AMORE. Con un mentore così, Nicola Assisi fece una rapida carriera e già nei primi Anni 90 lavorò in Spagna come broker di cocaina per importanti famiglie di ‘ndrangheta naturalizzate a Torino, come gli Agresta. Nel 2007 è stato condannato a 14 anni di carcere per narcotraffico, ma ormai lavora dal Brasile e serve direttamente la Locride. È caduto solo una volta, nel 2014, quando è stato catturato all’aeroporto di Lisbona il 27 agosto. Ragione: l’amore.
Arrivava da Fortaleza per incontrare la moglie viaggiando con un passaporto argentino falso. Sospettava di essere intercettato, ma non credeva che la Finanza fosse in grado di visualizzare anche le foto delle chat Blackberry. E così si era rovinato per avere inviato alla moglie uno scatto del lungomare di Fortaleza prima della partenza. Un errore che non ha pagato molto caro: la giustizia portoghese lo ha infatti messo agli arresti domiciliari mentre valutava l’estradizione e in un attimo Nicola Assisi è tornato uccel di bosco o, più correttamente, uccel di foresta amazzonica.
È da lì che si crede continui a operare, assieme al figlio Patrick, muovendosi abilmente in tutto il ‘Narcosur’. I due inviano cocaina dal porto di Santos, in Brasile, in carichi che vanno da 30 a 300 chili. Si tratta dello stesso da cui è partito lo sciagurato carico di 32 chili dal quale è scaturita l’indagine costata nell’ottobre 2013 il carcere a Pasquale Michael Assisi, che però era presto tornato in libertà e aveva raggiunto i parenti in Brasile per organizzare nuove spedizioni. Anche l’ultimo ingente sequestro di coca a Gioia Tauro, 390 chili, è avvenuto a metà febbraio 2017 su un carico proveniente da Santos: la coca era nascosta in fusti di carne.
UNA VITA DA BROKER NELL’OMBRA. Decisamente un carico in odore di Assisi, anche se rimane impossibile sapere chi c’è dietro in modo diretto, visto che gli Assisi utilizzano la tecnica del rip-off: nascondono la droga in borsoni, posizionati all’interno di container senza che lo spedizioniere lo sappia. Risalire fino al broker è una trafila molto lunga. Per questo gli Assisi, finora, sono sempre rimasti nell’ombra.
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