Un’unica grande Gioiosa? Sì, ma serve un vero percorso popolare

Un’unica grande Gioiosa? Sì, ma serve un vero percorso popolare

Storia e territorio gioiosani sono un corpo solo, prescindono ampiamente da questioni burocratico-amministrative e da vincoli spaziali tracciati a tavolino. Eppure, entrambi – storia e territorio – vanno indagati ed interrogati con autentico spirito critico, senza immobilismi mentali o chiusure identitarie, per comprendere in modo adeguato la prospettiva che ci si para dinanzi.

L’unione/fusione delle due Gioiosa parte da qui. Dalla comprensione analitica di quanto vi è nella personalità complessiva delle comunità gioiosane, di quanto ci appartiene non soltanto nel contingente del qui ed ora, ma anche nel cristallizzato che sta alle nostre spalle.

Maurizio Zavaglia, riprendendo un intervento pubblico del Sindaco di Marina di Gioiosa Ionica, ha lanciato la sua proposta di unione (leggi QUI): che è cosa buona e condivisibile, che individua lungimiranti ipotesi di lavoro, che ha anche qualche limite potenziale.

Il Palazzo Municipale di Gioiosa Ionica

E’ dato pacifico e consolidato: il territorio delle due Gioiosa va pensato nella sua interezza, da un estremo (la rocca su cui è nata l’autonomia gioiosana) all’altro (il mare che ha fatto da vincolo e da orizzonte). Non soltanto perchè così è sempre stato, di fatto ancor prima che di diritto. La “Grande Gioiosa” può esistere come un unico spazio fisico ed urbano, perchè ad indicarcelo sono le sovrapposizioni e le interazioni che producono ormai una conurbazione di fatto. Tra Gioiosa Ionica e Marina di Gioiosa Ionica non vi è soluzione di continuità: gli elementi antropomorfici (abitazioni private, attività economiche, strade varie) si rincorrono reciprocamente senza alcuna reale separatezza.

Eppure, le due Gioiosa che oggi sanno pensarsi e parlarsi insieme, non sempre hanno avuto questa capacità. E, per la verità, ancora non l’hanno ottenuta nella misura che pure sarebbe fisiologica. Per una questione di storia recente, di fresca sedimentazione, quindi ancor più complicata da metabolizzare: Marina di Gioiosa Ionica che costruisce una sua autonoma personalità in rivendicata differenziazione rispetto a Gioiosa Ionica (che, a sua volta, presuntuosamente ricambia), con una parte consistente di popolazione proveniente da altre comunità e da storie assai diverse.

Già, perchè negli ultimi decenni Gioiosa Marina – contrariamente a molti luoghi anche del nostro comprensorio – non si è sviluppata ed articolata come la marina di un centro interno in fase di spopolamento, ma è divenuta approdo di tanta gente di altre comunità antiche (mammolesi e grotteresi, su tutti). Da qui, un’identità in continuo divenire, mischiata e camuffata e perciò stesso ancor più sfuggente, un’identità meno omogenea e meno consolidata di quella di “Gioiosa Superiore” (espressione che non amo ma che è comunque efficace), bisognosa quindi di esaltare la propria autonomia comunale quasi come fonte di riconoscibilità e di appartenenza.

Date queste considerazioni di sintesi, si può convenire anche sul fatto che – nell’auspicata prospettiva dell’unione/fusione – la logica economico-funzionalista è ampiamente insufficiente. Ovvero: se continuiamo a parlare solo di servizi da mettere in comune e di risorse economiche aggiuntive da ottenere, senza avviare al contempo un reale processo di coinvolgimento popolare, nessun risultato tangibile può essere alla nostra portata. Alle dinamiche storico-identitarie, non puoi opporre una mera resistenza “organizzativista”: devi aggiungervi un pathos politico e culturale, un’anima di popolo che solo un’autentica e consapevole partecipazione democratica può garantire. In fondo, la lezione dell’Unione dei Comuni della Valle del Torbido – i cui affanni e i cui stenti, al netto delle mille indicazioni futuribili, sono oggi un dato consolidato – è anche e soprattutto questa: un soggetto territoriale può funzionare veramente solo se è anche un soggetto politico, capace di progettare la propria ipotesi di sviluppo ben oltre un labile e talvolta opportunistico legame burocratico-amministrativo.

Il Palazzo Municipale di Marina di Gioiosa Ionica

Anche Zavaglia lo indica in conclusione del suo comunque pregevole ragionamento: “se i tempi sono maturi anche per le due Gioiosa lo si può verificare facendo partire un percorso partecipativo sui due territori comunali, nei due centri urbani e nelle frazioni, convocando assemblee ed incontri. Un percorso che, dopo tutto l’iter politico-amministrativo previsto dalle normative vigenti, si suggella con un referendum popolare, nel quale il popolo sovrano sarà chiamato ad esprimersi”. Vi aggiungiamo: servono incontri, manifestazioni, narrazioni di tipo unitario, magari coinvolgendo anche le scuole, attivando le organizzazioni della società civile, interrogando i vari pezzi in movimento delle nostre comunità. Non vi è altra strada, perchè ad oggi i tempi non sono ancora pienamente e adeguatamente maturi: o cominciamo a pensarci come gioiosani senza altre indicazioni o altre aggettivazioni, oppure è surreale pensare di unificare formalmente ciò che è diviso nella quotidianità.

Per quanto ci riguarda, daremo il nostro contributo di riflessione e di confronto, aprendo un dibattito pubblico sul tema: perchè l’orizzonte di un’unica grande Gioiosa è comunque traguardo di grande suggestione, che merita di essere rincorso con la determinazione opportuna.

 

 

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