Il mondo è un enorme scacchiere del Risiko e qui gli attori internazionali muovono i propri eserciti, convenzionali e non, per aggiungere un’altra provincia o un altro Stato alla loro sfera di influenza.
Abbiamo anche inventato parole nuove per descrivere l’orrore più vecchio della Terra. Dalle guerre cosiddette “simmetriche” o “convenzionali” che vedono scontrarsi gli eserciti regolari di Stati riconosciuti, passando per le guerre “asimmetriche”, quelle che vedono opporsi Stati a gruppi terroristici senza una base territoriale certa, alla guerre “etniche”, gli scontri fratricidi all’interno degli stessi confini nazionali.
Pensiamo a ciò che è accaduto martedì a Khan Sheikhoun, nella provincia siriana di Idlib. Un bombardamento chimico, probabilmente con gas sarin, cominciato poco dopo le 6 di mattina ora locale, che ha visto perdere la vita 72 persone, tra cui 20 bambini.
Come spesso accade, non si comprende esattamente chi sia il responsabile dell’accaduto.
Forse i “ribelli”. Nella provincia di Idlib la parte preponderante si chiama Tahrir al Sham, che è una coalizione di forze jihadiste la cui componente principale è Jabhat Fate al Sham, l’ex divisione siriana di al Qaida. Molto più probabilmente, il responsabile è il regime del presidente Bashar al Assad. Rispetto a questo orrore si è mosso anche il Consiglio di Sicurezza dell’ONU. O meglio, ha fatto finta di muoversi, perché sulla questione siriana è da sempre immobilizzato dal veto della Russia, alleata di Assad. La Russia sostiene che l’attacco è arrivato via terra ed è stato compiuto dagli stessi “ribelli”; sostiene che si, gli attacchi dell’aviazione siriana ci sono stati, è vero, proprio nella città di Khan Sheikhoun, ma sono stati diretti contro un deposito di sostanze chimiche e non contro la popolazione civile.
Questa è la politica internazionale. Stati contro Stati. Stati alleati di altri Stati. Stati contro ribelli. Ribelli contro ribelli. Tutto questo per mero interesse.
In mezzo la popolazione. Quel che ne rimane. In Siria, dal 2013 i morti non si contano neanche più. Forse sono 500.000, forse di più. I più fortunati riescono a fuggire. Si, sono tra quelli che qualcuno chiama “clandestini”.
E’ evidente, la guerra non ha mai troppo senso. Ma a noi, che abbiamo avuto la fortuna (non il merito, ricordiamocelo sempre) di nascere nel lato del Mondo più tranquillo, non ce ne importa nulla. Chi se ne importa della Siria. La Siria è lontana. Lontanissima.
Nessun “je suis”, nessun “pray for” oggi sulle vostre bacheche, tra Santi e Madonne, tra frasi di Fabio Volo e frecciatine all’amica non tanto amica. Solo indifferenza. Il vero fallimento siamo noi.
Dove si è nascosta la vostra compassione? Dove avete buttato la pietà? Quando abbiamo smesso di indignarci? Ma dove è finita l’umanità?
Provate ad immaginare, solo per il tempo di queste inutili parole. Immaginate. Immaginate di svegliarvi una mattina presto, diciamo introno alle 6. E’ un normalissimo martedì mattina. Decidete di andare a fare una passeggiata. Dopo pochi minuti capite che qualcosa non va, avete difficoltà a respirare. Cadete a terra. Arriva la schiuma alla bocca. Il vomito. Le vostre pupille si stanno riducendo ad un puntino minuscolo. State morendo? Introno a voi altre centinaia di persone stanno vivendo il vostro stesso identico dramma.
Qualcuno grida qualcosa. “Gas sarin, gas sarin”, ma voi non potete sentirlo chiaramente. State morendo? Con quel poco di lucidità che vi rimane però sentite un rumore in lontananza. I soccorsi. Vedete corpi nudi. Vi stanno spogliando. Forse anche voi siete nudi ora. Li stanno lavando con una pompa. Stanno lavando anche voi. Ma voi non sentite più nulla. State morendo? E poi i corpi nudi sono sistemati velocemente su di una ambulanza già troppo carica e voi con loro. Poi lo vedete. E’ quel bambino. Con sforzo sovraumano prova a far funzionare i suoi polmoni, intasati da quei gas tossici, che quel diritto umanitario tanto decantato, esiste anche quello, vieta.
Siete all’ospedale ora. Medici intorno a voi. Maschera sulla vostra bocca. “Sta morendo”. State morendo? Ma siete in un ospedale, ora vi sentite al sicuro. Un frastuono, improvviso. L’ospedale che vi aveva accolto, con la maggior parte di quei corpi nudi e feriti, è stato colpito. Non avete più dubbi: siete morti.
Ecco. Questa è la vita di un siriano. In un normalissimo martedì mattina.
“Il peggior peccato contro i nostri simili non è l’odio, ma l’indifferenza: questa è l’essenza della disumanità.” George Bernard Shaw