Juventus, ’ndrangheta in curva Agnelli in aula come testimone
Il presidente della Juve, Andrea Agnelli, dovrà comparire in tribunale a Torino il 15 maggio per essere ascoltato come testimone davanti al gup Giacomo Marson al processo Alto Piemonte, che verte su presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta in alcune province della Regione e anche nella curva della Juventus. La decisione è stata espressa, dopo due ore di camera di consiglio, dal giudice dell’udienza preliminare che ha accolto la richiesta dei legali di Saverio e Rocco Dominello, padre e figlio, due dei principali imputati.
La ‘ndrangheta e gli ultrà
Saverio Dominello, difeso dagli avvocati Domenico Putrino e Giuseppe Del Sorbo, aveva dichiarato alla scorsa udienza di essere stato un membro della ‘ndrangheta e di essersi distaccato nel 2012. La dissociazione era stata annunciata «in diretta» durante l’udienza stessa. Rocco Dominello, figlio di Saverio, difeso dagli avvocati Putrino e Ivano Chiesa, indagato di 416 bis come il padre, ha sempre sostenuto di non far parte di alcuna «‘ndrina». Rocco Dominello era un membro del gruppo ultrà dei Drughi di Montanaro. E sarebbe stato questo il motivo che lo avrebbe spinto a incontrare, durante gli incontri periodici con i capi ultrà, il presidente della squadra bianconera.
I motivi della convocazione di Agnelli
I legali dei Dominello avevano chiesto al gup, per i loro assistiti, il rito abbreviato condizionato all’audizione di Agnelli e di Loris Grancini, capo dei Viking, altro gruppo ultrà della Juve. «Lo abbiamo fatto a inizio udienza – spiega l’avvocato Putrino – per dimostrare, come emerso dagli atti processuali, quanto era uscito dalle intercettazioni tra Agnelli e il suo legale, Luigi Chiappero, conversazioni nelle quali Agnelli ammette incontri con il mio assistito».
«E quegli incontri – precisa Putrino – erano per questioni non mafiose, noi questo vogliamo dimostrare. La procura non si è opposta alla nostra richiesta».
«Ci interessa sentire anche Grancini – puntualizza il legale del foro di Palmi – per far capire che i biglietti venivano consegnati in grandi numeri dalla società agli ultrà. Questa era una cosa normale. Una consuetudine, che però avveniva non per una questione di mafia».
Migliaia di biglietti agli ultrà
L’avvocato Putrino, per argomentare la sua linea di difesa, intende produrre una mail, che era stata mandata da Raffaello Bucci, ex membro dei Drughi ed ex collaboratore della Juve morto suicida in circostanze misteriose lo scorso luglio, ad alcuni esponenti delle tifoserie. «Entro domenica comunicare la quantità di biglietti che servono per Juventus-Parma», c’è scritto nella missiva datata 14 maggio 2012, in cui Bucci precisava: «Soci più 10, Non soci più 20». Secondo il legale quest’ultima indicazione sarebbe la «cresta» sui biglietti chiesta abitualmente a ogni incontro calcistico agli ultrà, a cui la società avrebbe dato migliaia di biglietti a ogni partita. Ma la Juve, attraverso le parole del legale Luigi Chiappero e lo stesso presidente Agnelli, ha sempre smentito irregolarità nella cessione dei biglietti.
Le regole del processo
Il gup Marson ha ammesso Agnelli come testimone al processo sulla base di alcune sentenze della Cassazione, del 2014 e del 2016. La prima stabilisce che, in caso di richiesta di abbreviato condizionato, «la prova integrativa debba essere necessaria, indispensabile sul piano logico e valutativo» e la seconda che, nel caso in cui l’imputato debba rispondere di più contestazioni, la condizione che si richiede debba essere abbastanza dirimente e totalizzante, visto che in ogni caso la sede naturale della raccolta delle prove è il dibattimento e non il processo in abbreviato. «Credevamo nella nostra richiesta – ha detto l’avvocato Putrino dopo che si è espresso il gup – e ora il giudice ha decretato che la richiesta non solo è fondamentale ma necessaria». «Nessuno aveva mai avuto interesse a sentire Agnelli su un aspetto fondamentale, nemmeno la procura, e non capivamo perché».
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