“Senza fare un passo indietro” e “Cessarè”: il cinema che ricorda Rocco Gatto

“Senza fare un passo indietro” e “Cessarè”: il cinema che ricorda Rocco Gatto

Gentile Direttore,

approfitto della Tua ospitalità per chiederti l’opportunità di partecipare al dibattito nato dopo la proiezione del film-documentario sulla storia di Rocco Gatto e di Gioiosa negli anni ’70, “Senza fare un passo indietro”, prodotto da Rai Storia, con la regia di Giuliana Mancini.

L’iniziativa di mercoledì 15 Marzo

Ho partecipato alla proiezione che si è tenuta all’auditorium e ho apprezzato moltissimo l’opera, uscendone quasi commosso, come tutti i presenti penso, per l’intensità del racconto, per la visione dei filmati del tempo, specchio di una Gioiosa che non ho conosciuto per ragioni anagrafiche e che sicuramente ci rende orgogliosi della generazione che ci ha preceduti che, in un contesto sociale difficilissimo, con zero mezzi, ha messo in moto un movimento culturale e di ribellione civile che merita di essere raccontato.

Sicuramente un bel lavoro e non poteva essere diversamente, oltre che per i contenuti e per la storia che racconta, anche dal punto di vista della qualità tecnica, avendo la Rai la possibilità di attingere al preziosissimo e sterminato patrimonio culturale delle Teche che raccolgono la memoria nazionale, ma superata l’emozione, che è stata forte, non ho potuto fare a meno di fare un paragone con un’altra opera che ha raccontato, già nel 2009, lo stesso momento storico di Gioiosa e della Locride, “Cessarè” di Rina Amato.

L’opera indipendente è uscita nell’estate del 2009, prima nazionale il 27 Luglio a Gioiosa a Palazzo Amaduri, (e da allora non ve ne sono state altre). Cessarè è stata interamente prodotta, girata e autofinanziata dall’autrice, grazie al contributo di amici, familiari e dell’IMAIE (Istituto per la tutela dei diritti degli artisti interpreti esecutori), è stata pensata dall’autrice come strumento di divulgazione culturale per fare incontrare le generazioni e riunirle in un percorso di riflessione, memoria e scambio; come tutte le opere indipendenti che non possono contare su una distribuzione, Cessarè è stata diffusa tramite il passa-parola e il sostegno di organizzazioni culturali (biblioteche, università, scuole), di cineclub ed enti pubblici; è un film-documentario di 98 minuti, fatto di interviste con i protagonisti di quegli anni, filmati di repertorio saldati insieme da una forte sceneggiatura che utilizza il paesaggio, la musica, la fotografia, il montaggio per farne un opera cinematografica.

 

L’opera Rai è sicuramente un bel documentario televisivo che raggiunge bene lo scopo divulgativo, grazie appunto ai repertori di cui hanno potuto disporre “in casa”, mentre Cessarè è un lavoro totalmente diverso, perché è un’opera emotiva e poetica che racconta gli anni ’70 della locride come racconto nostalgico di un epoca che ha visto la popolazione civile attiva sul fronte delle lotte per i diritti. E’ un opera che vuole arrivare ai giovani, attraverso il racconto dei padri.

Non posso non avere notato che le somiglianze, volute o no, sono tante: nella struttura narrativa, nelle stesse battute dell’intervista a Ciccio Gatto ed in molti dettagli fotografici e, personalmente, mi ha stupito che nel dibattito non ci sia stata una citazione di un opera precedente e coraggiosa, che ancora gira per l’Italia raccontando la parte migliore della nostra storia e mi meraviglia il fatto che non sia pensato in otto anni di ripetere la proiezione a Gioiosa, per dare ai cittadini la possibilità di godere di questo splendido lavoro cinematografico.

Con viva cordialità,

Mauro Coluccio

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