Combattere la ‘ndrangheta sui social, in Calabria si può con un nuovo osservatorio

Combattere la ‘ndrangheta sui social, in Calabria si può con un nuovo osservatorio

I Calabresi sono testardi e nonostante le vittime di mafia, la precaria situazione sociale ereditata da decenni di gestione amministrativa collusa e la convivenza sul territorio col più potente apparato malavitoso al mondo, la gran parte di gente perbene non si arrende e non abbassa la testa, tutt’altro.
Lia Staropoli da anni presidente del movimento “ConDivisa” convoca al tavolo tecnico un super Magistrato come Marisa Manzini, un esperto di cyber intelligence dello spessore di Gianni Cuozzo e altri profili altamente professionalizzati per dar vita a un Osservatorio Anti Mafia proprio nel cuore della regione ionica.
Il fine vuole essere quello di creare un archivio documentale per operare con criterio storico e scientifico nel corso degli anni avvenire; attualmente abbiamo centinaia di ragazzi fomentati dai boss che emulano i loro “miti” creando gruppi e affiliazioni virtuali e non sappiamo come arginare il fenomeno che non ha alcun organo di contrasto. Se si esce per strada siamo soggetti ai controlli e all’azione fisica dello Stato, ma in rete?
Bisogna arrivare molte volte a casi estremi prima che si apra un indagine telematica e si arriva così a sviluppare un’azione di repressione quando noi dovremmo operare in una condizione di prevenzione.
Lia Staropoli ha le idee e chiare e vuole partire dalle scuole e delle aree assolate dell’entroterra calabrese dove reclutare giovani soldati è più facile anche grazie a “like” e post superbi che nell’ingenuità alimentano un potere sbagliato.


È facile traslare dalla vita digitale a quella reale e viceversa e se pensiamo che in Calabria si collabora con i cartelli colombiani per la droga e la triade cinese per il traffico di armi, viene da pensare che il deep social network è il primo step per il reclutamento verso un mondo internazionale fitto di affari e di morte. Quasi tutti i giorni il Procuratore della Repubblica di Catanzaro, il dott. Nicola Gratteri, asserisce che in Calabria troppi tifano per i clan odiando le istituzioni e non si fa in tempo a finire la frase che un altro super boss come Santo Vottari viene scovato nel suo bunker dopo anni di latitanza coperta da una fitta cortina di omertà.
Ci sarà molto da fare nella sensibilizzazione e gestione di questo strumento che vuole affermarsi su scala nazionale e diventare riferimento mondiale, per questo serviranno fondi e supporti logistici essenziali per digitalizzare una terra troppo lontana dalla concezione social che il mondo conosce o, forse, già capace di monitorare i dati e gli algoritmi che vanno da Duisburg a Bogotà.

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