Salento: le mani della ‘ndrangheta sui villaggi turistici
di Chiara Spagnolo
LECCE – I tentacoli della ‘ndrangheta si allungano sul turismo pugliese. Servizi di pulizia e ristorazione di villaggi turistici del Salento e della Valle d’Itria sono finiti nelle mani della potente cosca Piromalli di Gioia Tauro. E così anche alcuni passaggi di proprietà di grandi strutture turistiche sono sotto la lente della magistratura. Che i calabresi avessero rivolto i loro appetiti sul settore economico che in Puglia sta diventando trainante, era un sospetto già da tempo. Ma l’operazione ‘Provvidenza’ della Dda di Reggio Calabria – che ha portato in carcere 33 affiliati alla ‘ndrina – lo ha confermato in maniera evidente
Da intercettazioni e appostamenti dei carabinieri del Ros è emerso l’interesse diretto che il genero del boss Giuseppe Piromalli, Francesco Cordì, aveva nel Club Med di Otranto e nel Valtur di Ostuni. In entrambi società riconducibili alla sorella Teresa e al cognato Nicola Rucireta avevano ottenuto lucrosi appalti per il servizio di pulizia. In cambio – stando a quanto contestano i magistrati – gli affiliati avrebbero versato mazzette ai vertici delle società che controllano le strutture turistiche. Nel corso delle indagini sono stati documentati gli incontri con dirigenti del Club Mediterranee, di Hoteltourist, Sit, Compal, Ge.Ti.Med, Alberghi Confindustria Servizi, Real Estate, Convention Bureau Italia, Not Only Travel.
In particolare, gli investigatori ritengono utili i contatti tra Rucireta e Carlo De Romedis, già amministratore di villaggi Club Med e di Torre d’Otranto, ma anche di Italia Turismo e Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti, entrambe a partecipazione statale. Nell’ordinanza si parla di “veri e propri rapporti corruttivi” intessuti dagli affiliati, che portavano “doni e bustarelle per ottenere in cambio commesse”. A dimostrazione di tale ipotesi, il viaggio a Milano prima del Natale 2015 per salutare i manager e poi l’incontro con De Romedis in un bar di Fasano con contestuale consegna di tangente.
Per dare ulteriore sostegno all’azione da svolgere in Puglia, i calabresi avrebbero costituito una società di pulizie con sede a Maglie, la Sogenco (intestata a Teresa Cordì), che aveva il compito di accaparrarsi gli appalti nei villaggi gestiti dagli amici. E se tanti erano i programmi già realizzati molti altri – stando a quanto emerge dalle indagine – erano quelli in fase di definizione, anche con grossi investimenti che avrebbero consentito alla cosca di riciclare denaro sporco in attività turistiche nella Puglia meridionale. Attività oggi talmente lucrose da non poter essere immuni da infiltrazioni criminali, come rimarcò la commissione parlamentare Antimafia al termine della visita a Lecce nel febbraio scorso.
“Bisogna scoprire cosa c’è dietro il fiume di denaro che si muove nel settore turistico del Salento”, disse la presidente Rosy Bindi, stigmatizzando l’assenza
di indagini specifiche sulle grandi strutture sorte negli ultimi anni, alcune delle quali sarebbero di recente passate di mano, finendo tra i beni della ‘ndrangheta e della camorra. I parlamentari evidenziarono anche la necessità di vigilare sull’uso di fondi pubblici, come sono i 300 milioni messi a disposizione dalla Regione per ristrutturazione e ampliamento di villaggi e hotel, tra i quali il Robinson di Ugento, l’Area Casa di San Foca e il Santa Rita di Lecce.
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