Sto venendo per te – di Giovanni Maiolo
La sogno fin da piccolo. Forse l’ho sognata per la prima volta mentre emergevo dal ventre di mia madre.
C’è una baita immersa nel bosco. Gli alberi innevati tutto attorno, a circondarla, quasi a nasconderla. Fuori, nel freddo artico, un orso rovista nella pattumiera, in cerca dei miei scarti di cibo. Dentro, il fuoco di un camino. Indosso qualcosa di caldo e vado alla porta. La apro lentamente e fuori mi aspetta Lei. Non è il freddo a congelarmi il respiro, ma Lei che danza nel cielo del Nord. E’ colorata, cangiante, disegna traiettorie imperscrutabili, allo stesso tempo aliena e terrestre.
E’ tutto quello che voglio.
Ma è solo un sogno, mi sveglierò e la perderò.
Voglio guardarla ancora un attimo, ancora… un attimo… imprimerla negli occhi della mente, su retine oniriche che me la riconsegnino in tutta la sua straziante maestosità. Ma non accadrà perchè lo so che mi sto svegliando e saprò di non averla vista davvero…
Ma stavolta la baita è reale. Il bosco pure, come il camino. L’orso non so, credo sia in letargo. E Lei… forse stavolta non sarà solo un sogno. Forse stavolta ti vedrò davvero. Tu, che hai spaventato e sedotto tanti prima di me. Menti eccelse hanno provato a comprenderti. A me basterebbe ammirarti davvero, una volta sola.
Gli antichi abitanti del luogo in cui verrò a cercarti ti credevano una gigantesca volpe che con la coda spazza la volta celeste sopra la tundra artica e per questo ti hanno chiamata REVONTULET (fuochi della volpe).
Per Plinio il Vecchio eri fatta di sangue. Ti definì “il più terribile fenomeno tra quelli che spaventano i mortali: un incendio che dal cielo cade sulla terra”.
In una testimonianza scritta in Cina 208 anni prima di Cristo dicono tu sia “la spada celeste” o “una profonda voragine con un grande fuoco che arde nel cielo”.
Per gli uomini del Medioevo preannunciavi guerre, pestilenze e terremoti.
Per i Vichinghi i tuoi scintillanti colori erano riflessi sugli scudi della Walchirie, le messaggere del dio Odino.
Per gli eschimesi della Groenlandia simboleggiavi il regno dei morti.
Per gli islandesi rappresentavi gli spiriti dei morti che avrebbero voluto vivere e tornavano per comunicare coi familiari. Quando tu splendevi si guardavano bene dall’uscire senza berretto, per non farsi bruciare la chioma.
Per gli Inuit sei fatta degli spiriti dei bambini morti violentemente nel giorno del loro compleanno.
Per gli scienziati odierni sei solo il frutto di un bombardamento di protoni ed elettroni sull’atmosfera terrestre.
A me non interessa chi o cosa tu sia.
Voglio solo vederti. Vengo fin lassù, nel grande gelo, perchè io e te ci siamo dati un appuntamento un giorno di dicembre di 36 anni fa.
Ti ho desiderata a lungo. Adesso voglio che, anche solo per poco, tu sia mia.
Perchè resto convinto che nessun uomo dovrebbe morire senza prima averti visto.
Non tradire quella promessa, non mancare al nostro appuntamento, lasciati ammirare attraverso lacrime di vita.
Sto venendo per te, Aurora Boreale.
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