Una nuova prospettiva per Mammola. Intervista al Sindaco Stefano Raschellà
Un’amministrazione che sta tra la gente, proiettata dentro il territorio; un’amministrazione presente, accogliente e aperta: con queste parole chiave il neo sindaco di Mammola, Stefano Raschellà, definisce il proprio mandato. Una lunga e appassionata chiacchierata quella condotta con il sindaco, in grado di creare confronti e legami tra temi più strettamente locali e nazionali, tra riflessioni generali e specifiche. Un confronto tra due generazioni, dunque, costruito sulla stessa prospettiva: ricostruire la Mammola del passato, reinventarla nel presente, progettarla nel futuro. Tante le domande di Ciavula oggetto di corpose risposte, partendo dai primi interventi sul territorio ad opera della nuova amministrazione.
Tra le prime azioni che portano il suo nome vi è stato il ripristino del famoso mercato mammolese nel centro cittadino. A cosa è dovuta questa scelta? Esigenza di rinnovare, tornare alla tradizione o entrambe?
Il mercato di Mammola -afferma- fa parte di una vera e propria tradizione storica. Già presente negli anni ’60 all’interno del circuito cittadino, in quella che è stata appositamente definita Piazza Mercato, esso si è evoluto nel tempo rimanendo nello stesso posto per oltre cinquanta anni. Con il subentrare delle nuove normative e delle esigenze legate al traffico, si optò per un cambio di strategia e per il trasferimento dello stesso lungo Largo Stazione, luogo periferico rispetto al centro. Da un punto di vista tecnico lo spostamento del mercato ha agevolato la presenza di eventuali problemi, come quelli legati al transito automobilistico. Col passare degli anni, però, abbiamo assistito all’insorgere di un’esigenza nuova: Mammola è un paese con una spiccata vocazione nel settore agroalimentare e della ristorazione, campi da cui passa la vera economia del territorio. Dunque, l’idea è stata quella di fondere il mercato cittadino, che si estende tra Piazza Ferrari e Largo Magenta, con le produzioni DECO, ovvero stocco, ricotta affumicata e funghi. Si tratta di prodotti tracciabili, di cui Mammola vanta una produzione ultra ventennale, e l’idea di creare questo connubio con il mercato ci permette di trasformare il tutto in un evento di nicchia, in grado di attirare non solo l’utenza cittadina ma tutta la Locride. Il mercato, così facendo, diventa strumento di aggregazione sociale e di rivitalizzazione delle attività commerciali che gravitano intorno ad esso. Posso concludere sostenendo che per noi è stata una bella sfida riorganizzare ben sessanta rivenditori, ma alla fine abbiamo raggiunto il nostro obiettivo. A tal proposito ci tengo a ringraziare i due uffici che instancabilmente hanno lavorato con noi, il Comando di Polizia Municipale e l’Ufficio Tecnico.
Abbiamo parlato di prodotti DECO, valore aggiunto per un territorio come Mammola. A lungo andare, pensa che possano costituire fonte di reddito e di occupazione giovanile?
Da questo punto di vista Mammola punta proprio sulla ristorazione, settore estremamente sviluppato in tutto il territorio, che nel tempo si è trasformato in vera e propria industria capace di occupare moltissimi giovani. A ciò si aggiunge il fatto che stiamo parlando del terzo territorio più esteso della provincia, con un contesto montano che occupa numerose strutture ricettive. Di conseguenza, il visitatore ha a disposizione una vasta scelta di strutture, i cui prodotti ritroverà anche nel mercato cittadino.
Come ben sa, i nostri territori stanno assistendo ad uno svuotamento, soprattutto da parte dei giovani che vanno via in cerca di lavoro. Come intende lavorare l’amministrazione da questo punto di vista?
Stiamo lavorando per l’approvazione di diversi progetti. Il primo -precisa- è quello di dare in comodato d’uso la gestione di Palazzo Barillaro, trasformandolo in una struttura ricettiva nel cuore del centro storico. Il secondo progetto, che stiamo portando avanti grazie all’appoggio della Soprintendenza, intende trasformare Palazzo Florimo in un museo cittadino. Ritengo che, accanto alla ristorazione, questi progetti possano diventare uno stimolo per molti giovani e invogliare la progettualità dei piccoli imprenditori. “Diventa imprenditore di te stesso” è il motto che intendo seguire e lanciare, sempre tenendo conto delle peculiarità del territorio.
Come vede Mammola oggi e come la vede tra cinque anni?
Ad oggi guardo il mio Paese con gli occhi dell’ottimismo e della passione. Tuttavia, noto dei punti di debolezza su cui intervenire, uno fra tutti, la scarsa vocazione del territorio a creare reti e consorziare. Mammola ha bisogno di aprirsi alle nuove proposte su cui si fonda l’Unione della valle del Torbido, come quella della raccolta differenziata, diventata già una costante in territori come Roccella e Gioiosa Ionica. Ci siamo già mossi anche in questi termini e, infatti, proprio tre settimane fa è stato inaugurato un centro di raccolta. Tra cinque anni immagino una Mammola più moderna, con più servizi, in cui il cittadino ne parla con fierezza e ne sente l’appartenenza. Puntiamo a far rientrare la gente, a far percepire la cultura millenaria su cui la cittadina si fonda. A tal proposito stiamo lanciando la nascita di un Centro di Studi Nicodemei, volto a far conoscere la vita e l’operato di San Nicodemo, figura cardine della cultura mammolese.
Siamo in periodo di referendum e la domanda è d’obbligo: votare SI o votare No? Perché?
La mia scelta è proiettata verso il No. Ritengo che la nostra Costituzione sia una macchina dalla grande portata storica, ma ancora estremamente attuale. La mia –precisa il sindaco- non è una scelta strumentale o contro il governo Renzi. La mia è la scelta di chi crede nella democrazia e nel valore imprescindibile del voto cittadino.
Per Ciavula giunge il momento di congedarsi dal sindaco -che ringrazia per gli spunti ricchi di fervore politico- e di addentrarsi nel nuovo mercato cittadino, scrutando tra i volti attenti e partecipi della gente del posto, veri protagonisti di questa spinta verso il rinnovamento.
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