‘Ndrangheta, sequestrati beni per 50 milioni al geometra che in Calabria piegò anche la Rai

‘Ndrangheta, sequestrati beni per 50 milioni al geometra che in Calabria piegò anche la Rai

‘Ndrangheta, l’anonimo e potente geometra che in Calabria piegò anche la Rai.

Sequestrati beni per 50 milioni di euro a Nicola Comerci re della ricezione turistica tra Parghelia e Tropea, cresciuto all’ombra dei clan Piromalli e Mancuso. Attori, troupe e maestranze impegnate a girare nella zona la fiction “Gente di mare” furono costretti ad alloggiare in una delle sue strutture

di ALESSIA CANDITO.

Persino la Rai ha dovuto scegliere il suo resort. Ma proprio lì, dice il pentito Nino Fiume, sono state discusse le stragi che negli anni ’90 hanno insanguinato la Sicilia. È un colpo pesante all’impero economico del clan Piromalli quello messo a segno oggi dalla sezione Misure di prevenzione della Dda di Reggio Calabria, guidata dal procuratore aggiunto Gaetano Paci. Su sua richiesta, il Tribunale della città calabrese dello Stretto ha sequestrato beni per un valore di 50 milioni di euro all’imprenditore Nicola Comerci.

Sconosciuto geometra nativo del vibonese, Comerci – spiega il procuratore Paci – deve le sue fortune al clan Piromalli, che negli anni Settanta gli intesta gran parte dei terreni sottratti al barone Livio Musco, ucciso nel 2013. Una storia di debiti, non di ‘ndrangheta – dicono le indagini – ma proprio sulle grandi proprietà terriere dei Musco sono nati due degli imperi imprenditoriali e commerciali della famiglia di mafia che storicamente domina Gioia Tauro e il suo hinterland.

Il primo, legato ad Alfonso Annunziata, venditore ambulante trasformato dai Piromalli nel proprietario del centro commerciale più grande della Calabria è stato smantellato e sequestrato l’anno scorso, con l’inchiesta Bucefalo del pm Roberto di Palma. Il secondo, riferibile a Comerci, oggi per la prima volta mostra le prime crepe.

Blindato da una sentenza di assoluzione rimediata in Corte d’appello per precedente sequestro, l’ex geometra divenuto re dei villaggi turistici in Calabria si sentiva al sicuro. Ma grazie a nuovi approfondimenti è stato possibile dimostrare la contiguità di Comerci ai clan Piromalli e Mancuso. “Nonostante non ci sia un’indagine penale da cui emerga il profilo criminale di Comerci, quest’inchiesta ha dimostrato senza dubbio alcuno come i capitali da lui gestiti siano stati sempre di natura illecita” dice soddisfatto il procuratore Federico Cafiero de Raho.

Nato all’ombra dei potentissimi clan della Piana di Gioia Tauro e del Vibonese, il geometra-imprenditore negli anni è cresciuto tanto da estendere i propri tentacoli economici fino a Bologna e Roma. Nel frattempo, in Calabria si è trasformato rapidamente nel re della ricezione turistica tra Parghelia e Tropea, perle turistiche del vibonese.

Di fronte a lui, anche la Rai si è dovuta piegare. È successo quando la produzione ha contattato le strutture della zona per ospitare attori, troupe e maestranze impegnate nella fiction “Gente di mare”. Nonostante un altro residence avesse fatto una proposta molto più conveniente, la produzione ha mandato tutti ad alloggiare da Comerci, il “delfino dei Piromalli”. Una scelta dettata anche dai suggerimenti arrivati alla producer, cui più di uno ha consigliato di scegliere il Blue Paradise perché “non vorrei che nascesse qualche faida strana”.

Ph. Repubblica.it - Villaggio turistico Blue Paradise sequestrato a Nicola Comerci.

Ph. Repubblica.it – Villaggio turistico Blue Paradise sequestrato a Nicola Comerci.

Mentre la Rai vagliava le differenti offerte, Comerci si era infatti premurato di inviare i propri emissari dai concorrenti per presentare le proprie rimostranze. Un metodo non nuovo per l’imprenditore. La sua rivalità con i vicini del villaggio turistico “La Vela”, dagli anni Ottanta al Duemila è stata scandita da danneggiamenti, attentati e bombe, in un’escalation di tensione tracimata persino in un tentato omicidio.

Un rischio che i Mancuso non volevano correre, con gli occhi della Rai puntati addosso. Per questo, alla fine è toccato al clan risolvere la situazione, inducendo il proprietario del Blue Paradise a ridimensionare le proprie pretese e gli eventuali concorrenti a ritirarsi in buon ordine.

Alla fine, tutti hanno alloggiato al Blue Paradise, nello stesso resort in cui – secondo quanto dichiarato dal pentito Nino Fiume al processo Meta – si è svolta la seconda riunione fra i Corleonesi e i massimi vertici della ‘ndrangheta. In ballo c’era la strategia che il collaboratore definisce di “attacco allo Stato”. “Eravamo al residence Blue Paradise di Parghelia – racconta Fiume – Franco Coco voleva stringere il cerchio attorno a Pasquale Condello, bisognava chiarire il progetto dei siciliani e c’era anche un traffico di droga da definire. C’erano presenti Luigi Mancuso, Peppe De Stefano, Peppe Piromalli, Pino Pesce, Coco Trovato”. E all’epoca – hanno spiegato diverse inchieste – erano i massimi vertici della ‘ndrangheta tutta.

Fonte: repubblica.it

 

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