‘Ndrangheta: le influenze dei clan sul Comune di Laureana e sulla politica

‘Ndrangheta: le influenze dei clan sul Comune di Laureana e sulla politica

Fonte: www.zoom24.it

Di Giuseppe Baglivo

I clan Lamari e Chindamo-Ferrentino avrebbero goduto di veri e propri “referenti mafiosi” all’interno del Comune di Laureana di Borello ed in tal modo si sarebbero aggiudicati diversi appalti pubblici. E’ quanto sostengono il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Gaetano Paci, ed il pm antimafia Giulia Pantano nell’inchiesta denominata “Lex” che ha fatto luce sugli affari illeciti delle cosche locali. E’ in particolare il collaboratore di giustizia, Nicola Lentini, a raccontare agli inquirenti che le ‘ndrine contavano all’interno del Comune di Laureana sull’assessore Vincenzo Lainà (arrestato), tanto che uno stretto congiunto dei Lamari avrebbe reperito voti “con la forza” per il politico durante la campagna elettorale.

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Lainà Vincenzo

Un ruolo importante nelle dinamiche della politica locale, secondo il collaboratore di giustizia, avrebbe avuto pure Antonino Di Giglio (arrestato) il quale unitamente ai Ferrentino avrebbe pure lui raccolto voti per Vincenzo Lainà “professore nella scuola elementare – precisa Nicola Lentini – che era il loro riferimento al Comune. 
In tale contesto, il collaboratore di giustizia Nicola Lentini spiega quindi agli inquirenti che il sindaco di Laureana di Borrello, Paolo Alvaro, sarebbe stato a suo dire solo una figura politica rappresentativa e “di comodo”. Nicola Lentini fa mettere a verbale: “Tutti sanno che non frequenta i locali del Comune. Da quello che ho appreso rappresentava l’ex sindaco Ceravolo che non poteva più ricandidarsi. Chi decide tutto nel Comune di Laureana di Borrello sono Pino Marino, Topazio Di Giglio e Lainà Vincenzo. Alvaro non decide nulla. I Chindamo-Ferrentino hanno il loro riferimento in Topazio Di Giglio, la cui figlia è fidanzata con Chindamo Alberto, figlio dell’ucciso Chindamo Enzo. Lainà Vincenzo detto “u nzarricchiu” è il riferimento di Marco Ferrentino e Tonino di Giglio. Pino Marino, che è all’Ufficio tecnico del Comune di Laureana, risponde a Angelo Lamari. Il sindaco Alvaro, ripeto, non ha voce in capitolo”. Questa una parte delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Nicola Lentini, anche se è bene precisare che Pino Marino non risulta indagato nell’inchiesta.

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Chindamo Alberto

Lo stesso collaboratore precisava poi che, per i lavori pubblici, i riferimenti erano Digiglio Topazio (Antonino), ex vicesindaco del Comune di Laureana e l’assessore Vincenzo Lainà: “Per i lavori pubblici decidono sicuramente Lainà e Topazio Di Giglio: i due ad Alvaro danno solo la documentazione da firmare”. I magistrati sottolineano quindi che al di là delle medesime indicazioni (sulla figura di Lainà in particolare) date sul punto dal collaboratore di giustizia Roberto Furuli, è stato acquisito dagli investigatori pur un mirabile riscontro.
In data 30 ottobre 2015 sono stati infatti sequestrati nell’abitazione di quello che viene ritenuto come il reggente della cosca Chindamo-Ferrentino numerosi appunti manoscritti in cui erano annotati proprio dei lavori pubblici svolti per le amministrazioni comunali di Laureana di Borrello e Candidoni. Una sorta di spartizione, ad avviso della Dda di Reggio Calabria, tra le aziende riconducibili alla cosca Lamari (NP di Napoli & Prossomariti) e alla cosca Chindamo–Ferrentino (ditta DG di Digiglio Antonino alias “u liraru”), secondo una “regola non scritta” per cui i lavori “inferiori” dovevano essere assegnati alla ditta Digiglio “u liraru” quindi ai Ferrentino, mentre i lavori “grossi” ai Lamari ovvero all’azienda NP.

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Digiglio Antonino

L’equilibrio delle assegnazioni veniva evidenziato agli inquirenti anche da un tecnico del Comune di Laureana, poi dimessosi dopo essersi reso conto di una gestione delle gare non trasparente da parte dei politici. Anzi, due consiglieri comunali, temendo che i “pasticci” consumatisi in seno al Comune venissero a galla, intercettati avrebbero sottolineato la necessità, in un dato momento storico, che la politica locale prendesse le distanze, almeno a livello formale e pubblico, dalla ‘ndrangheta e venisse impedito agli uomini della stessa di frequentare con la solita cadenza quotidiana i locali del Comune.
Ovviamente, tutte preoccupazioni – sottolineano i magistrati antimafia – che non avrebbero avuto ragione di essere se per l’assegnazione degli appalti comunali fosse effettivamente avvenuta nel rispetto delle regole e della legislazione vigente. “Del resto che il Comune fosse ormai una polveriera in grado di esplodere da un momento all’altro erano perfettamente consapevoli i due interlocutori che si interrogavano – rimarcano gli inquirenti – circa il fatto che uomini tipo il vice sindaco Trapasso non mostrassero la dovuta preoccupazione, facendo leva unicamente sul dato formale che gli atti di assegnazione dei lavori pubblici erano apparentemente in ordine, ma sminuendo poi il predetto fattuale, facendo chiaramente intendere che anche laddove vengono consumate gravi irregolarità, la documentazione è sempre formalmente in ordine, atteso che è poi la situazione sostanziale differente da quella rappresentata dagli atti”.

Proprio oggi, il sindaco ed i consiglieri comunali di Laureana di Borrello hanno rassegnato le dimissioni dalle cariche. Ciò in ogni caso non pregiudica le determinazioni della Prefettura di Reggio Calabria che potrebbe ugualmente inviare una Commissione di accesso agli atti al Comune propedeutica ad un’eventuale proposta di scioglimento degli organi elettivi dell’ente per infiltrazioni mafiose.

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