Gentile Sebi Romeo, capogruppo del Pd in Consiglio Regionale
e
Gentile Michele Galimi, segretario del Circolo Pd di Cinquefrondi,
capita di svegliarsi, come successo oggi, e di avere dietro la porta un richiedente asilo che vuole parlarti. Ti racconta che viene dal Kashmir e che è un militante che lotta per l’indipendenza. Per questo è stato arrestato e torturato dai servizi pakistani. Si alza la maglia e mostra i segni delle torture, sono dovunque. Botte e scariche elettriche. Se l’Italia non gli offrirà protezione rischia di essere rimpatriato e questo significa la morte. Allora bisogna subito attivarsi, al diavolo la colazione, e trovare un medico legale che certifichi le torture di modo che alla Commissione Territoriale che deciderà della sua richiesta di asilo si possano mostrare dei referti che certifichino che si tratta di un rifugiato politico.
Poi c’è l’intervento chirurgico di A. per asportare una cisti e per fortuna va tutto bene.
Intanto J.A. torna dal Tribunale di Reggio con la faccia delusa. L’udienza del suo ricorso contro la decisione dell’Italia di negargli l’asilo (e quindi trasformarlo in un irregolare) è stata rinviata addirittura a fine gennaio. Altri mesi da vivere nel limbo dell’incertezza per il proprio destino e della paura per un futuro da possibile clandestino, che in quanto tale può essere in qualunque momento arrestato e sbattuto dietro le sbarre di un Centro di Identificazione ed Espulsione col timore di venire rimpatriato e quindi ammazzato. E in mezzo a decine di storie come questa che si sovrappongono e si incrociano con la tua, le giornate scorrono veloci e non hai tempo per leggere i giornali, figuriamoci per pensare alla polemiche.
Poi torna la sera, torni a casa e nel silenzio della notte puoi sederti al pc a leggere e a pensare. E allora diventa obbligatorio scrivervi.
Ho potuto leggere con tranquillità la risposta di Sebi Romeo alla mia lettera aperta, una risposta non dovuta ma che dimostra attenzione e sensibilità, per le quali lo ringrazio. Lo ringrazio anche per il contenuto, che evidenzia quale sia la posizione, risaputa, del Partito Democratico sull’accoglienza dei migranti.
Una risposta che assume un valore ancora più forte alla luce degli ultimi fatti di cronaca, che hanno visto fare le barricate nel ferrarese contro un numero esiguo di richiedenti asilo. Un episodio ripugnante che si inserisce in un contesto generalizzato di avversione verso i migranti e che rende palese, ancora una volta, quanto sia pericoloso alimentare i pregiudizi e perdersi in polemiche che fanno il gioco delle destre.
Per questo il manifesto del Pd di Cinquefrondi ha provocato lo sdegno della nostra Redazione e anche il mio sdegno personale, lo sdegno di chi da otto anni si occupa direttamente di accoglienza e da molti di più del tema epocale delle migrazioni.
Da sempre ci battiamo contro il business dell’accoglienza, che esiste e fornisce argomenti utili alle destre razziste e negli anni scorsi, insieme al Sindaco di Riace Domenico Lucano, ho fatto uno sciopero della fame durato oltre una settimana proprio per attirare l’attenzione dei media sulle modalità con le quali il governo Berlusconi (e l’allora Ministro dell’Interno Maroni) stavano trasformando il mondo dell’accoglienza in un’opportunità di arricchimento per alcuni. Non dimentichiamo, quando Salvini chiede la chiusura del Cara di Mineo, che quella struttura (e tutte le altre simili) le ha create il Ministro della Lega Nord.
Quando denuncio, in ogni dove, il business dell’accoglienza trovo sempre interlocutori sorpresi che una denuncia del genere arrivi da chi l’accoglienza la pratica. E invece questa battaglia non dobbiamo lasciarla a Salvini ma dobbiamo farla nostra senza ambiguità se vogliamo difendere i migranti e il dettato della Costituzione Italiana e della Convenzione di Ginevra che protegge i rifugiati. Dobbiamo batterci senza se e senza ma contro il business dell’accoglienza e per forme di sostegno ai migranti che siano responsabili, che non producano conflittualità con gli italiani e che soprattutto siano etiche. In questo ci aiuta il Sistema di Protezione dei Richiedenti Asilo e dei Rifugiati (SPRAR), che finanzia gli enti locali per progetti di accoglienza senza fini di lucro. I finanziamenti sono decisi a priori, quello che non viene speso per i migranti viene restituito al Ministero dell’Interno, non si scappa. In altri sistemi paralleli (dei quali da sempre chiediamo l’abolizione) invece i margini per lucrare esistono eccome. Allo Sprar aderiscono tantissimi comuni soci della Rete dei Comuni Solidali (tutti quelli citati da Sebi Romeo: Caulonia, Cinquefrondi, Gioiosa Ionica, Riace, Benestare e decine di altri) e tantissimi comuni che non sono nostri soci. C’è un’Italia meravigliosa, di cui ha deciso di fare parte anche Cinquefrondi, che non trova mai spazio sui media, che viene nascosta, ma esiste. Se l’Italia fosse davvero quella raccontata dalle televisioni saremmo già alla guerra civile. Ma se l’accoglienza continuano a farla in via emergenziale le Prefetture, come nel caso di cronaca del ferrarese, le reazioni inconsulte saranno sempre di più. L’accoglienza va fatta insieme agli Enti Locali che rappresentano le comunità.
Nessuno ha mai messo in dubbio il diritto di critica di chiunque, tantomeno del Pd di Cinquefrondi. Ma la caduta di stile di quel famoso manifesto è così palese e clamorosa che non poteva essere sottaciuta. Il comunicato successivo del Circolo Pd di Cinquefrondi è scritto in bel altro modo, nella forma e nel contenuto. Pur mantenendo sacrosanta libertà di critica esplicita una serie di concetti che sembrano contrastare col primo, apparentemente scritto in maniera quasi scomposta, viscerale.
Non vogliamo continuare ad alimentare la polemica (questo giornale lo ha fatto fortemente in questi giorni per la scelta precisa di continuare, come ha sempre fatto, ad opporsi ad una narrazione delle migrazioni come problema) per questo prendiamo atto delle precisazioni del Capogruppo Pd in Consiglio Regionale e del Circolo di Cinquefrondi, che ha chiaramente sostenuto di volere condividere il percorso di una Cinquefrondi accogliente.
Non possiamo che esserne felici e vorremmo che questa intenzione non restasse lettera morta ma che, come chiede Sebi Romeo, ci si possa incontrare e confrontarsi civilmente, quantomeno per tentare di superare le criticità e per provare a chiarire eventuali incomprensioni.
Il progetto di accoglienza di Cinquefrondi è ancora agli albori, dei 15 migranti che dovrà ospitare quando sarà a regime, al momento ce ne sono solo due, una madre nigeriana ed una figlia, per cui anche le attività di accoglienza e integrazione sono proporzionalmente limitate e l’equipe di lavoro non è ancora al completo. Sarà un percorso graduale, come voluto dal Servizio Centrale dallo Sprar.
Un progetto a pieno regime ormai da tre anni è invece quello di Gioiosa Ionica, che ospita allo stato attuale 75 migranti tra richiedenti asilo e rifugiati e che rappresenta in maniera chiara le modalità gestionali della Rete dei Comuni Solidali. Pertanto sarebbe bello se voleste, Sebi Romeo e Michele Galimi (che non ho il piacere di conoscere personalmente), accettare un invito. L’invito a fare una trasferta a Gioiosa Ionica, in un giorno a voi congeniale, per farvi raccontare dalla viva voce degli operatori sociali (che svolgono un lavoro difficilissimo e con forti implicazioni emotive per un salario di certo non commisurato all’impegno) e dei rifugiati come funziona un progetto di accoglienza universalmente riconosciuto come un modello. Lo stesso modello esportato da Riace e che vorremmo portare a Cinquefrondi grazie alla sensibilità dimostrata sul tema dall’Amministrazione Conia.
Avremmo il piacere non solo di farvi illustrare dai protagonisti i meccanismi dell’accoglienza ma anche di condividere le vostre riflessioni e i vostri suggerimenti per migliorare sia il progetto che la comunicazione dell’accoglienza. Perché se abbiamo davvero in comune l’obiettivo di contrastare il becero populismo dominante sul tema delle migrazioni, dobbiamo capire da che lato della barricata stare. E probabilmente sarà lo stesso lato.
Sperando vogliate accettare questo fraterno invito, che probabilmente servirà a superare eventuali incomprensioni, vi saluto cordialmente (e vista l’ora vi auguro buonanotte, scusandomi per eventuali errori di scrittura che a mezzanotte inoltrata non ho la forza di correggere).