LA SANTA: le ‘ndrine e i giochi di guerra
Fonte: www.corrieredellacalabria.it
Di Alessia Candito
Tra le carte dell’operazione spunta la conversazione tra il boss Audino e un uomo. Al centro l’affare delle armi giocattolo, la massoneria e i tentativi di organizzare un golpe in Italia.
REGGIO CALABRIA ‘Ndrangheta, servizi, massoneria. La miscela esplosiva è sempre la stessa e a Reggio Calabria funziona per cose diverse. Dai golpe tentati alle scalate elettorali, dagli appalti agli affari illeciti. Una traccia datata, certo, ma che alla Dda di Reggio Calabria serve per irrobustire il filo che già lega il comitato d’affari nato all’ombra dei “Moti” alle più recenti scorribande politiche e imprenditoriali della classe dirigente reggina. A tesserlo nel 1998 sono Mario Audino, boss di San Giovannello, e Riccardo Partinico, insegnante di karate e faccia nota nell’area nera della destra reggina, in passato arrestato poi prosciolto nell’inchiesta sul decreto Reggio.
L’INGEGNERE È proprio lui – si legge in una delle informative depositate agli atti dell’inchiesta “Mammasantissima” – a presentarsi da Audino con una proposta d’affari. Racconta di essere stato contattato da un ingegnere, all’epoca direttore della Agip petroli Calabria tramite un comune conoscente. «Questo qua un giovane sui quaranta quarantacinque anni, tutto impegnato, però preparato, sveglio e… accento di fuori, però un accento indefinito, sul romano, ma non romano, così un accento di una persona che viaggia molto» racconta Partinico, che si affretta ad aggiungere «questo qua è un massone».
L’OFFERTA Motivo dell’incontro? Un business di armi giocattolo da mettere in piedi a Reggio, sfruttando canali esteri. «Mi ha detto – riferisce Partinico, che più volte viene pizzicato a chiacchierare con il boss Audino – che lui ha la strada per importare queste armi, queste armi da fuori, dal Giappone direttamente che però devono… attraverso Malta, che poi da Malta devono andare a Valtrompia che è la… dove fanno… e… dove si fa il timbro di tutte le armi per vedere se sono armi vere, armi giocattolo, gli mettono un timbro che sono giocattolo».
IL BUSINESS SOFTAIR Si tratta delle armi per il softair, pratica ludico sportiva che replica situazioni belliche tra squadre di softgunners equipaggiati con armi ad aria compressa. Morti e feriti sono solo simulati, ma tattiche e addestramento sono veri. L’idea, sintetizza Partinico, sarebbe quella di mettere su non solo un negozio, ma – spiega l’esperto di arti marziali – «gli ho detto che si può sviluppare come attività sportiva, nelle palestre, nei circoli». In realtà, questo non era che un pretesto. La vera proposta era un’altra e sarebbe arrivata dal comune conoscente che ha presentato a Partinico il misterioso “ingegnere”.
NUOVA LOGGIA? Ad Audino, il karateka nero racconta infatti che «siamo usciti da là e allora, questo, “barba” mi ha detto “senti, sentite, vedete che questa è una persona molto importante, che fa parte della massoneria, io ho intenzione di inserire a voi nella massoneria, se voi volete, che… niente questo è… il capo della massoneria, non so di quale massoneria, se voi volete e… vi inserisco, vi inseriamo… e… c’è la possibilità di conoscere, di girare di andare a Roma, Milano, di avere rapporti con altre persone… e… e poi una volta che fa… che si fa l’esperienza, poi uno si stacca da questa loggia e ne fa una a Reggio».
L’OMBRA DEI SERVIZI È una proposta da valutare con attenzione, perché sottolinea quasi concitato Partinico «fa parte pure dei servizi segreti, sicuro perché me l’ha… cioè è certo, non è che… che è una palla… lui ha intenzione di costruirsi una rete… una rete politica… cioè per avere potere». A questo servirebbe la copertura massonica, costruita – riferisce Partinico dopo quel colloquio – al fine di « stare bene e di migliorarsi. Di migliorarsi perché ci sono tante persone ad altissimi livelli… “tipo mi ha fatto intendere magistrati e… gente di un certo livello… che può fare cose».
ISTINTO DI BOSS Audino è sospettoso, non si fida. Capisce al volo che la proposta è stata fatta a Partinico solo perché in molti lo sanno molto vicino a lui. E lui, il boss di San Giovannello, in quel momento storico vicinissimo alle nuove leve di casa De Stefano, guidate da Peppe che di lì a poco sarebbe diventato capocrimine, è il vero destinatario di quella proposta. E non la riesce ad interpretare. Non capisce se è una trappola o un salto di qualità, per questo insieme a Partinico valuta i pro e i contro, chiede più volte i dettagli della conversazione.
PERSONE SERIE L’insegnante di karate ci mette del suo. Asseconda il boss nell’analisi della conversazione, prova a sostenere che si tratti di massoneria ufficiale, ma bastano poche, logiche obiezioni di Audino per fargli comprendere che non possa essere così, ed in effetti ricorda «mi ha detto… no, mi ha detto questo “abbiamo bisogno di persone molto serie, perché qua si rischia”». Una categoria – ragiona il boss – di cui lui potrebbe far parte perché «non vado a fare bordello piedi piedi! Siccome io ho persone che tutti parlano bene… parlano bene no perché lo dico io, lo dicono le persone! E… non è che vado e gli rompo i coglioni alle persone… si parla in un certo modo». Non è convinto, ma non vuole rinunciare all’affare. Anche se – intuisce – c’è qualcosa sotto. «Non so dove vuole arrivare questo», medita. E l’illuminazione – forse – arriva proprio da Partinico.
IL VIVAIO «Questo (l’uomo dei servizi ndr) gli ha detto a lui, gli ha detto “Ciccio vedi che questo gruppo di persone che si organizzano, tipo questi circoli e queste cose, in fin dei conti si addestrano a fare la guerra! Si addestrano a fare la guerra, poi… si tratta soltanto di cambiare… il giocattolo!” Hai capito? Chissà che questi non abbiano in testa qualche colpo di Stato, per dire». Un progetto ambizioso, che necessita – ragiona il boss – di un’organizzazione articolata.
QUESTIONE DI RUOLI «Questi gruppi… chiamano i servizi segreti e cose varie… organizzano questi gruppi, però loro… certo. Nei loro gruppi hanno bisogno pure di gente che vadano a fare… (inc.) “e mi si chiumba” e… hanno bisogno di gente, che vadano a sedersi e concludano affari grossi, hanno bisogno gente… che ti devo dire… che abbiano… che abbiano aziende ad alto livello… e hanno bisogno gente che sia inserita nella magistratura, hanno bisogno gente direttori di banca, ad alti livelli». In sintesi, c’è bisogno di chi sappia fare la faccia cattiva e governi eserciti in strada, come di personaggi in grado di muoversi fra uffici e palazzi. E in quegli ambienti ovattati – chiosa Partinico – magari fa comodo presentarsi con una faccia che sia «come un segnale». E il boss concorda «com’è tipo qua, tipo “a pisedda”»
MASSONERIA COPIA DELLA ‘NDRANGHETA Del resto, spiega Audino al suo “secondo”, «la massoneria, sai cos ‘è la ma… la massoneria? è… è una copia… è una copia, diciamo, della ‘ndrangheta…non è una cosa brutta». Per questo, decide il boss, l’affare si fa, ma con cautela. Intanto, a Partinico tocca trovare il negozio desiderato per avviare l’attività di vendita dell’equipaggiamento da softair, quindi, a cose fatte, inizierà a spiegare il ruolo di Audino nella gestione dell’affare.
L’AMICO DI SARRA Chi sia il boss di San Giovannello no, la sua fama lo precede. D’altra parte, il misterioso uomo dei servizi conosce bene Reggio e i suoi politici. «Mi ha parlato assai, mi ha parlato di Sarra», dice Partinico. A che proposito e per quale motivo – allo stato – non è dato sapere. Ma l’indagine “Mammasantissima” non è ancora chiusa.
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