Se i 100 degli studenti del Sud valgono lo sforzo dei loro docenti
Fonte: www.vita.it
Di Federica Roccisano
“Terroni somari” titolava Il Foglio nel giorno di Ferragosto. Per il quotidiano diretto da Claudio Cerasa esisterebbero due Italie nella scuola e nel merito. Un’analisi non solo sbagliata, ma ingenerosa nei confronti di tutti coloro che, al Sud, stanno lavorando per una scuola inclusiva e una società migliore.
Qualche giorno fa sulla prima pagine del Foglio campeggiava il titolone sui “Terroni somari”, ma con i voti più alti dei coetanei settentrionali. Ha fatto bene il professor Gianfranco Viesti a contestarne metodo e merito: non può passare indifferente, infatti, l’analisi di chi vuole convincerci che il valore troppo alto rispetto alla media nazionale è quello del Sud e non che, magari sia troppo basso quello del nord. Ovviamente, nell’immaginario collettivo è sempre il Sud quello sbagliato, dove gli insegnanti, preda del familismo amorale à la Putnam, premiano gli studenti incapaci con i voto alti.
Bene, proprio su questo aspetto vorrei fare alcune puntualizzazioni. È bene ricordare il ruolo degli insegnanti meridionali che operano in contesti in cui la scuola può anche essere più formativa della famiglia e dove per rafforzare la fiducia degli studenti nei confronti dell’istituzione scolastica non è facile puntare su strutture attraenti o su dotazioni sportive ottimali come avviene nelle scuole delle regioni del Nord. E per loro il contrasto alla dispersione scolastica è vitale, come tutte le lotte alle illegalità che si combattono quotidianamente al Sud.
Persino l’alternanza scuola-lavoro con le poche imprese presenti, al Sud diventa un’attività che i docenti e i dirigenti scolastici si inventano per poter garantire le attività agli studenti magari collaborando con cooperative sociali e organizzazioni del volontariato sociale o aprendo direttamente laboratori in loco. Pertanto se i docenti ritengono opportuno premiare gli sforzi dei loro ragazzi con dei meritati 100 o 100 e lode, ben venga, anzi grazie per aver dato ai ragazzi meridionali un passaporto per l’accesso alle università, speriamo, anche queste meridionali ed evitare così la fuga dei cervelli dal Sud.