MACCHE’ ‘NDRANGHETA, ERA SOLO UNA BUFALA: LA RISPOSTA DELL’EX PRESIDENTE DELLO SPORTING LOCRI
Ieri, il quotidiano “Il Giornale”, diretto da Alessandro Sallusti ha pubblicato un articolo dal titolo: “Calcetto e pizzini: macché ‘ndrangheta era solo una bufala” (QUI). Oggi, l’ex presidente dell’Asd Sporting Locri, Ferdinando Armeni, interviene a tutela della sua dignità e della sua immagine.
Ad oggi, il sottoscritto, tra i dirigenti della squadra in questione, vittima di minacce, denunciate alle Forze dell’Ordine, non ha avuto nessun riscontro e né ricevuto alcuna comunicazione sulle indagini in corso ne tantomeno sulla chiusura del caso. Si manifesta scetticismo e sorprende come si possa “virgolettare” già un caso chiuso per “manifesta infondatezza” e considerare vera la notizia solo da un articolo di un giornale, denigratorio e inesatto. La Procura, infatti, non ha provveduto ancora a comunicare agli interessati, confermando a tal punto che di infondato ed imbarazzante, al momento, c’è solo l’articolo – fantasia di un giornalista. Addirittura il giornale si prende i meriti di aver già scritto la “sua verità” in un altro articolo, dal titolo: “La bufala delle minacce mafiose”, se tale può definirsi, visto che non informa ma distorce la verità dei fatti reali e conosciuti; quasi, facendo intuire, che grazie ad un articolo, la Procura si sia fatta una sua idea, affermando, allo stesso tempo, che la Procura di Locri archivia l’inchiesta (informazione ancora non pervenuta agli interessati).
Sorprende, appunto, tutto ciò, ma non preoccupa certamente una diffamante considerazione di un giornalista che, senza conoscere la realtà dei fatti, o almeno, abbia tentato di informarsi sulle persone, sui fatti e sui luoghi, oggi “sputi sentenza”, anche grazie ad un titolo provocatorio, per ottenere consenso da lettori, o semplici amanti del “condividi” e “mi piace” sul social network facebook, che più che informare trascina ad una informazione distorta e deleteria per l’immagine di persone oneste.
Quella onestà che, appunto, ha condotto Ferdinando Armeni e altri dirigenti minacciati, a sporgere denuncia per gli episodi anomali che hanno preoccupato gli stessi viste le ripetute minacce indirizzate anche alla famiglia.
Nessuno delle vittime ha mai parlato di ‘ndrangheta ne tantomeno ha mai escluso nessuna pista, in quanto non è compito della vittima fare indagini, piuttosto collaborare pienamente e sinceramente con le Forze dell’Ordine e con gli organi competenti, come è stato fatto sin dall’inizio, riponendo totale fiducia e non avendo nulla da nascondere o da travisare.
La denuncia è scattata immediatamente perché dovere tutelarsi da qualsiasi forma di comportamento illegale e atteggiamento vandalico. Quale sarebbe l’autoproduzione dei bigliettini? Il giornalista scrive “far luce su dispetti e faide interne alla società. Le verifiche degli inquirenti hanno avvalorato questa ipotesi, accertando come la ‘ndrangheta non c’entrasse nulla e che dietro i fantomatici pizzini si nascondesse in realtà una guerra tra correnti per il controllo del club”. Niente di più falso, perché i dirigenti in carica dello Sporting Locri hanno sempre lavorato in sinergia, non sanno cosa sia una faida e non essendoci interessi alcuni non c’era nulla da spartire. Altra storia che nulla a che fare con l’ex dirigenza l’episodio della diatriba con il webmaster e altre persone, avvenuta dopo le dimissioni del presidente.
La coscienza è a posto, questo importa. Ho sempre difeso il mio gruppo e, in prima linea, mettendo la mia faccia, continuerò a farlo. Non risulta nessuna prova ne la Procura si è mai espressa in questi termini e in tal senso. Non risulta “reato” denunciare la preoccupazione di un cittadino che mentre lavora in orario mattutino, durante periodo natalizio, in centro storico, dove la videosorveglianza dovrebbe funzionare, viene colpito da intimidazioni rivolte persino alla sua figlioletta di solo 3 anni. Risulta, piuttosto, inopportuno e discordante dal concetto di legalità non denunciare questi episodi, che, se pur definiti da alcuni irrilevanti, per un padre di famiglia, che lavora e ha sempre vissuto onestamente contribuendo allo sviluppo sociale e sportivo della Città, sono intimidazioni che destano preoccupazione. Ogni gesto inappropriato, ogni atteggiamento superbo, di prepotenza e oscuro, causato da “soliti ignoti” deve indignare.
La società dello Sporting Locri ha dato negli anni lustro all’intera Città, portando avanti il nome di Locri e costruendo progetti sociali che hanno supportato il territorio anche su cause importanti, coinvolgendo la gente onesta, quella che ama fare e non disfare. Lo Sporting Locri 2010, negli anni, ha innalzato il nome della Calabria, ha lavorato in maniera trasparente come accade per tante associazioni senza scopo di lucro, senza debiti o bilanci opachi, ha lavorato, fino a dicembre scorso, serenamente con i propri collaboratori e, coloro che non si sono appassionati, si sono allontanati spontaneamente; lo Sporting Locri ha valorizzato e potenziato il movimento del futsal femminile perché ha sempre creduto nella bellezza dello sport e nelle politiche avviate sulle pari opportunità.
Armeni, a testa alta e con la coscienza a posto, “reo” di aver creduto fortemente in un progetto ambizioso e che oggi molti vantano di conoscere, ignorando a volte anche il nome futsal, ma definendolo semplice “calcetto”, stigmatizza ogni commento superfluo e inappropriato rivolto alla sua persona. Si invita il giornalista Nino Materi a visitare la Città di Locri e vivere per un attimo (diceva Kapuscinski «È sbagliato scrivere di qualcuno senza averne condiviso un po’ la vita»), la bellezza del futsal femminile, anche dalla semplice testimonianza raccontata da un ex presidente, dalle emozioni che si prova a vedere un gruppo di ragazze contente, uno staff tecnico che amava lavorare, vedere con i suoi occhi, anche dalle cronache, dai video, dalle fotografie, dai commenti dei tifosi, quelli veri e non dai soliti diffamatori di turno che seduti al bar o stando in piazza amano assaporare la critica e senza nemmeno aver mai letto un articolo di giornale, ma si sono solo fermati al titolo, diventano giornalisti, cronisti e grandi conoscitori della materia.
Non è colpa di Armeni e della ex dirigenza se alcuni politici, altre Istituzioni hanno, volontariamente e per opportunità loro, cavalcato l’onda mediatica e fatto la parata della solidarietà, dimenticandosi dell’uomo e preoccupandosi dell’apparenza. Armeni e gli altri hanno sofferto, nel vedere la sua squadra, giocare il 10 gennaio, in un palazzetto addobbato a festa, prima ignorato da quelle stesse Istituzioni messe in prima fila, Armeni ha sofferto non poter abbracciare le ragazze che, allenamento dopo allenamento, ascoltava e rispettava come persone e poi come calciatrici. Soffrono tutte le persone che hanno creato questo movimento, questo gruppo di giovani che per caso ha dato vita a tutto ciò. Non è colpa di Armeni e della ex dirigenza se alcuni organi di stampa hanno “montato” il caso per convenienza. Armeni ha semplicemente e con rispetto risposto ai giornalisti, alcuni invadenti che sotto casa lo hanno bloccato e “tartassato” per giorni. Non è colpa di Armeni e della ex dirigenza se ognuno ha “voluto giocare la propria partita, anche in maniera sporca e illegale. Non è colpa di Armeni e della ex dirigenza se quando in Città esiste un bel progetto bisogna sudare sette camicie per portarlo avanti e appena si è “costretti a chiudere” arrivano i paladini di giustizia. Non è colpa di Armeni e della ex dirigenza se la città ha subito tutto questo, perché loro hanno subito ancor più danni, e allo stesso tempo, mai e poi mai avrebbero voluto questa situazione, per la città in cui vivono, dove hanno deciso di far vivere i propri figli e di cui ne vanno fieri, portando sempre alto il nome della loro terra. Oggi Armeni ringrazia le persone che gli sono state accanto, in maniera sincera e senza altro interesse.
La decisione di Armeni e della ex dirigenza, se pur sofferta, è stata una decisione presa con il cuore, pensando alla propria famiglia e la propria incolumità, perché per una passione, per un progetto che se pur importante e centrale nel tuo vivere quotidiano, non puoi mettere a repentaglio la tua serenità e quella dei tuoi familiari. Armeni e gli altri non si sono arresi, hanno denunciato e ripongono fiducia nelle Forze dell’Ordine, perché questo territorio, intrinseco e così sciagurato, ha bisogno di risposte, come tutte quelle persone che ogni giorno vengono sottomesse da prepotenti e atteggiamenti vigliacchi ancora più gravi e seri.
Si soffre, tutt’oggi, ma si va avanti sperando ogni bene per la città e la squadra. Sono stati offerti soldi, respinti al mittente, “perché la serenità- ribadisce Armeni- non la si compra”. Qui i soldi sono l’ultimo problema; sarebbe stato assurdo e discordante con i suoi valori, approfittare di una simile situazione, sarebbe scorretto in nome della trasparenza, della lealtà che hanno sempre caratterizzato l’associazione e irrispettoso nei confronti di tutte quelle società sportive che oggi continuano a sacrificarsi in nome dello sport e aggregazione portando avanti progetti importanti.
Venga a Locri il giornalista de “Il Giornale”, come anche quei giornalisti che hanno avuto spazio e hanno scritto fandonie, e vedano quanto di bello c’è stato, e speriamo continui ad esserci, nel progetto sportivo di questa città, che insieme a tante realtà, intende perseguire i valori che lo sport trasmette.
Armeni, che ha già dato disposizione al proprio avvocato di procedere con la querela per diffamazione, chiede, inoltre, rispetto e che ognuno si faccia la propria opinione senza accusare o screditare, offendendo gratuitamente le persone: “Non accetto più ulteriori diffamazioni in merito alla nota vicenda. C’è una Procura che sta indagando (la quale ha la mia fiducia), non mi pare che vi siano altri enti o detective assunti per indagare. I giornalisti o i presunti tali, si attenessero ai fatti reali, non alle fantasie. Tutto quello che è stato detto e scritto è stato già consegnato al mio avvocato Sabrina Rondinelli per valutare atti in mia tutela. Prima di giudicare qualcuno – continua Armeni- bisogna essere in grado di conoscere e poi uno può pensare liberamente ciò che vuole, informandosi prima, senza fantasticare o fare allusioni sciocche. Per qualsiasi cosa, i dirigenti e lo staff dello Sporting Locri, sono stati sempre disponibili con tutti, rispondendo ed informando tutti coloro che avevano sete di sapere…. chi invece voleva “bere” al bar per facili consensi…è rimasto/a a distanza… Ribadisco che nessuno di noi dirigenti ha mai parlato di mafia o ‘ndrangheta; abbiamo ricevuto delle minacce, questa è l’unica realtà, qualcuno ci ha voluto colpire, e i “soliti ignoti” restano impuniti, mentre chi denuncia viene colpito dalle ingiurie e dall’ignoranza.
Tra la mafia e l’autoproduzione c’è di mezzo una marea di possibilità, non capisco perché se non è stata la malavita per forza deve essere autoproduzione. A quale scopo? Quale follia ci avrebbe dovuto colpire? Quale giovamento per tutto questo? La squadra era un progetto di cui andavamo orgogliosi, e con umiltà e bontà abbiamo sempre lavorato. Già si pensava al futuro, alla stagione successiva e alla programmazione di una squadra sempre più competitiva, già composta da professioniste, calcettiste importanti ma soprattutto ragazze serie e appassionate. Abbiamo lavorato sempre accanto agli altri, nel sociale e per la crescita dei giovani, non vi era motivo di mollare, se non per un qualcosa che ci ha preoccupati. Se non fosse accaduto ciò, non avremmo mai lasciato una nostra creatura, un nostro progetto. Ma questo lo potrà capire solo chi nella vita è riuscito a costruire qualcosa partendo da zero, con le sole possibilità, forze e con l’aiuto sincero di persone oneste. Nessuno mai a Locri ha realizzato qualcosa di così importante, la serie A per 4 anni di fila. Auguro alla nuova società di continuare il processo di crescita dello Sporting Locri continuando a sviluppare sempre la nostra terra in maniera sana”.