Le mani della ‘ndrangheta sull’economia dell’Emilia: 13 arresti e beni sequestrati
Di Giovanni Tizian, fonte: http://espresso.repubblica.it/
Le accuse: riciclaggio e minacce. La denuncia dell’ex presidente della camera di commercio di Reggio Emilia che ha dato il via all’indagine.
Colpita la ‘ndrangheta emiliana. Tredici arresti e sequestro di beni per 13 milioni di euro alle cosche Arena e Nicoscia. Clan che hanno il cuore a Isola Capo Rizzuto, mente e cassaforte in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, tra le province di Reggio Emilia, Modena, Mantova e Verona.
L’operazione è scattata alle prime luci dell’alba. I militari dell’Arma dei nuclei investigativi di Modena, Reggio e Bologna, coordinati dalla procura antimafia di Bologna, hanno notificato le ordinanze, sette in carcere e sei ai domiciliari, a imprenditori sospettati di legami con le ‘ndrine crotonesi e ad affiliati veri e propri.
Le accuse sono intestazione fittizia di beni e riciclaggio di denaro. Insomma, è la parte economica a finire nel mirino. Case, palazzine, auto, camion, società, pompe di benzina, un tesoretto che la ‘ndrina aveva accumulato nella pianura padana. Un blitz che si basa su un dato acquisito: le due cosche ‘ndranghetiste operano in Calabria e hanno sede distaccata tra Reggio Emilia e Mantova. È un ulteriore segnale di quella ‘ndrangheta emiliana che i magistrati della Procura nazionale antimafia hanno descritto nell’ultima relazione.
Al centro del sistema scoperto dai carabinieri c’è ancora lui, Michele Pugliese. Suo padre Franco è stato indagato qualche anno fa insieme all’ex senatore Nicola De Girolamo per i voti all’estero conquistati con l’aiuto proprio degli Arena. Pugliese junior, secondo gli investigatori, avrebbe continuato a gestire denaro del clan e a impartire direttive ai suoi dipendenti-prestanome.
L’inchiesta è partita grazia a una denuncia. E da queste parti non capita spesso. L’esposto è firmato da Enrico Bini, ex presidente della camera di commercio di Reggio Emilia. È stato lui a notare per primo che i mezzi sotto sequestro delle aziende di Pugliese continuavano a girare per i cantieri emiliani. Giravano grazie agli imprenditori complici che oggi sono finiti agli arresti.
Poi c’è la violenza. Incendi e minacce. «Da domani in poi chiudetevi in casa perché io verrò a rompervi il culo…Devi guardarti da me perché io ci metto 5 minuti a prendere l’areo e faccio scoppiare una guerra». La voce ascoltata dagli inquirenti è quella di Mary Pugliese, moglie del boss Fabrizio Arena, mentre minacciava alcuni imprenditori vicini al clan, che parlano sempre più padano.