I SINDACI DELLA LOCRIDE MARCERANNO SU ROMA: LA CAPITALE TREMA
Stavolta sono proprio incazzati. Alcuni testimoni, oculari e increduli, parlano di occhi iniettati di sangue e di una rabbia distruttiva trattenuta a fatica. Stavolta, i Sindaci della Locride, sono furiosi, furibondi, collerici, risentiti, offesi. Hanno davvero i cazzi girati. E gridano vendetta. Tempo di organizzarsi. Tempo di armarsi di ‘nduja e frittole e partire alla volta di Roma. «Marceremo sulla Capitale. Occuperemo i Palazzi del Potere e glielo faremo vedere noi chi sono gli amministratori della Locride. Perché a noi, nessuno ci può trattare in questo modo» pare abbiano dichiarato i più facinorosi.
A Roma si stanno cagando sotto. Pare che il Viminale abbia convocato una riunione urgente del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. C’erano sicuramente il Questore, il Prefetto, i Capi dei Servizi Segreti, i Capi di Stato Maggiore e il Capo della Polizia. Minniti no. Minniti non c’era. Pare essere già stato trasferito in località segreta e protetta.
Parola d’ordine durante il vertice: contenere i rabbiosi amministratori locridei affinché venga impedito loro di mettere a ferro e fuoco la Capitale. «Ma soprattutto ai sindaci – pare abbia detto il Ministro dell’Interno – dovrà essere proibito di arrivare ai nostri palazzi. Altrimenti sarà la fine». Per questo pare essere stata tracciata una zona rossa, oltre la quale non sarà possibile passare. Ci metteranno il battaglione San Marco e i Parà dell’esercito a presidiare il confine. Forse anche qualche Marò. Mentre si valuta se chiedere supporto anche alle truppe della Nato. Obama si è detto disponibile. Tutto pur di aiutare un paese alleato in presenza di simili minacce.
Ma da calabresi, possiamo certamente affermare, conoscendo i nostri amministratori, che tutte queste misure a nulla serviranno. Nessun reparto militare potrà contenere la loro furia cieca. Nessuno. Perché stavolta, da Roma, hanno veramente esagerato. Sono davvero andati oltre. E per questo Roma dovrà pagare.
Il motivo è semplice quanto gravissimo. Non si tratta dei continui tagli ai trasporti e ai collegamenti. No signori. I nostri sindaci non metteranno Roma a ferro e fuoco per questo. E non si tratta nemmeno del continuo depotenziamento delle strutture sanitarie regionali. No signori. Non andranno a Roma nemmeno per questo. Non si tratta neppure delle continue intimidazioni mafiose e dell’incontrollabile potere delle ‘ndrine e dei massoni collusi che soffocano il territorio. No signori. Nemmeno questo è il motivo. E non si tratta neanche dell’inarrestabile dissesto idrogeologico, della mancanza di sicurezza nelle scuole e nelle strade, dei collettori fognari che scaricano a mare, dell’inagibilità democratica, dell’abusivismo edilizio sotto gli occhi di tutti ma non visto da nessuno o dei presunti rifiuti tossici radioattivi che ammorbano le nostre montagne. No signori. Non sono questi i motivi. Queste sono quisquiglie. I nostri valorosi amministratori andranno a mettere a ferro e fuoco Roma perché quel diavolo della Rosy Bindi (anch’ella trasferita in località segreta e protetta dalla Brigata Sassari) ha osato criticare la Chiesa e il Vescovo. E questo, cari amici, i nostri amministratori non lo possono tollerare. Proprio no. Perché tutto si può fare in questa terra. Ma niente si può dire. Niente. Altrimenti ci arrabbiamo. E poi su cazzi vostri.