Quanta ipocrisìa intorno a Mimmo Lucano

Quanta ipocrisìa intorno a Mimmo Lucano

Senza clamori particolari, rifuggendo facili sensazionalismi, con la sobrietà e l’umiltà che caratterizza il personaggio: così ciavula.it, già la sera di Pasqua e fra i primi, ha voluto dare la notizia di Mimmo Lucano inserito nella Top 50 (le 50 personalità più influenti su scala mondiale) redatta dalla prestigiosa rivista americana “Fortune”, per i meriti conseguiti con la sua politica di accoglienza e d’integrazione dei migranti.

Il Sindaco di Riace pratica – concretamente e coerentemente – le sue scelte politico-amministrative. Da tanti anni. Quasi in solitudine, poi gradualmente affiancato da numerose altre realtà, Lucano ha dimostrato che la Locride ha moltissimo da guadagnare provando ad accogliere e ad integrare i tanti nostri fratelli provenienti dai vari sud del mondo. E che gli immigrati sono una grandissima risorsa, sotto molteplici punti di vista.

DOMENICO LUCANO

Oggi, gli giunge una nuova gratificazione di rilievo internazionale (non è la prima, né sarà l’ultima) e tutti sembrano impegnati nell’arrembaggio al “carro del vincitore” etichettato come “Modello Riace”.

Improvvisamente, sembra che tutti conoscano da sempre l’esperienza di Lucano e apprezzino la Riace e la Locride che – sia pure fra tante difficoltà e contraddizioni –  sanno accogliere. La cosa, ovviamente, non può che farci piacere: chi scrive su questa testata, è impegnato da anni in progetti SPRAR e di cooperazione, nella convinzione assoluta che i migranti siano persone da accettare e da esaltare nella loro più profonda umanità.

Ma l’ipocrisìa – quella ad uso e consumo del circo mediatico, anche un pò strumentale – non siamo proprio in grado di tollerarla. A noi piace la sfrontatezza e la freschezza di una verità, magari anche di parte (siamo orgogliosamente partigiani), di certo sempre assai lontana dai facili trasformismi ed opportunismi che ammorbano la politica e la società calabresi.

impariamo da Riace

Perché fra i tanti che legittimamente plaudono a Lucano, vi sono anche quelli che non perdono occasione per dissertare sul pericolo “clandestini” o sulla necessità di difendere le frontiere dalle “invasioni” di migranti o ancora sullo “sporco” (dicono loro) business costruito intorno ai progetti SPRAR.

Non dimentichiamo nemmeno che Lucano non è un sindaco come gli altri, visto che nella Locride in molti – anche fra i suoi colleghi – lo hanno sempre considerato un “pazzoide”, un folle idealista che ha costruito con i migranti un piccolo impero politico-elettorale, una scheggia impazzita rispetto alla politica seria e concreta che guarda al futuro (dicono sempre loro).

Anche per questo, più d’uno – soprattutto nella politica calabrese –  lo ha sempre schernito e scimmiottato, reputandolo un unicum fuori da ogni lettura razionale della vita politica locale.

Lucano è il sindaco di sinistra, senza tessere di partito e senza appartenenza a cordate politiche, protagonista della migliore antimafia locale; è il sindaco che predica sobrietà nei consumi e nello sfruttamento del territorio, fino ad aver sperimentato una raccolta differenziata incentrata sugli asini come mezzo di trasporto; è il sindaco del “Riace Festival”, del contrasto agli abusivismi sul mare, della necessità di tornare ad una gestione autenticamente pubblica dell’acqua.

Mimmo Lucano evidenza

Adesso, tutta la stampa nazionale riprende la rivista americana “Fortune” e tutti si affollano a dimostrarsi amici ed estimatori del cd. “Modello Riace”: noi non ci caschiamo (per la verità, non ci cascherà nemmeno Mimmo Lucano), perché sappiamo bene quanto fastidio danno le personalità che sfuggono ai grumi di potere e alle rendite di posizione e perché immaginiamo facilmente come Lucano continuerà ad essere quasi isolato nelle sue posizioni su migranti, ‘ndrangheta o ambiente.

Lucano ha comunque vinto, perché – da autentico e lucido visionario – ha saputo vedere assai prima degli altri un pezzo del nostro futuro, per costruirci sopra una Calabria più bella e più potente. Abbiamo bisogno proprio di questo, di sognatori che sappiano immaginare una prospettiva nuova per la nostra terra, che sappiano fare la giusta “mossa del cavallo”: i rudi difensori dello status quo, ben camuffati nell’arte imperitura del trasformismo e del gattopardismo e nella subalternità alle facili lusinghe del potere, hanno già dato tutto il loro disastroso peggio.

 

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