Caulonia; percorsi bizantini di Luigi Gallo

Caulonia; percorsi bizantini di Luigi Gallo

galloLuigi Gallo, oltre ad essersi laureato all’Accademia delle Belle Arti di Roma con il massimo risultato, è figlio d’arte. Il padre, Francesco, fu un valente e ricercato artigiano con la passione per la pittura. Attraverso gli scorci panoramici caluloniesi raffigurati ha espresso l’amore e il legame profondo con la nostra terra. Non è un caso che alcuni suoi dipinti siano in giro per il mondo nelle case dei nostri emigrati, consapevoli del valore simbolico dell’appartenenza nostalgica e struggente ad un luogo, alla sua storia, alla cultura e alla tradizione che le immagini e i colori sanno rievocare.

dueLuigi, vive e lavora a Roma. Numerose sono le mostre individuali e collettive, di rilievo nazionale ed internazionale, in cui ha esposto con successo le sue opere. In Argentina nel 2012, a Puerto Ingeniero Wite (provincia di Buenos Aires), ha realizzato una gigantografia del drago marino rinvenuto e divenuto emblema dell’antica Kaulon. Questa opera ha messo in luce una costante profusa nell’impegno artistico-culturale dell’autore verso la ricerca, la rappresentazione e la valorizzazione dei frammenti più espressivi e significativi del nostro passato, assunti come premessa per un nuovo e diverso avvenire.

treIl drago marino rievoca l’età magno greca, quella del classicismo aulico del V° secolo a. C., ma già è in corso di ultimazione un altro progetto: “percorsi bizantini”. Luigi Gallo s’immerge nuovamente nel passato di cui abbiamo la più antica testimonianza. Ci conduce nel XIII° secolo, quando il iudeco Simone, illuminato dalla sacra scrittura di Zaccaria, si convertì al cristianesimo e volle edificare una chiesa ad una sola navata in onore del profeta, e il presbitero Nicola Peri commissionò l’affresco che fu realizzato nel catino absidale, ricorrendo allo stile dell’iconografia bizantina. E’ una delle testimonianze più rare nel meridione, una Diesis raffigurante il Cristo assiso sul trono al centro, affiancato dalla Vergine Maria e da san Giovanni, l’apostolo prediletto.

La fondazione della chiesa di san Zaccaria pone, tuttavia, un nodo storico non ancora chiarito. Sappiamo che gli israeliti si insediarono nell’allora Castelvetere (nella parte bassa della città detta “Judeca”) molto probabilmente durante la dominazione normanna, come avvenne in altri centri della Calabria. Da abili mercanti, seguivano e si stabilivano laddove si produceva la ricchezza per porsi al centro dei commerci, ed in quel tempo erano fiorenti per l’intera comunità castelveterina la sericoltura e la trattura dei filati di seta. L’intero territorio era disseminato di gelseti e non vi era famiglia, nobile e ignobile, che non allevasse il baco (u siricu).

Nel 2008, gli scavi effettuati nel perimetro della chiesa hanno rinvenuto, tra i numerosi reperti, diversi frammenti di vetro relativi a lampade a sospensione, una lastra di stucco e un gancio in bronzo da sospensione. Questi oggetti, tipici dei luoghi di culto, possono indicare la preesistenza sullo stesso suolo della sinagoga della comunità ebraica, smentendo il racconto della tradizione relativo alla conversione. E’ più probabile che gli angioini e il feudatario Galvano Lancia, stretto congiunto di Re Manfredi, per contrastare la presenza giudaica abbiano voluto sottrarre un’area sacra agli ebrei per darla ai cristiani.

Le opere di Gallo, consistenti nelle riproduzioni dell’affresco e delle scritte in greco antico, saranno installate in tutte le otto grandi arcate del muro adiacente l’inizio della lunga scala Bellavista. Venerdì 18 marzo alle ore 19, presso il Teatro Vecchio “P, Di Mauro”, è prevista la presentazione a cui seguirà l’inaugurazione.

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