LOCRI: LE FIAMME CHE BRUCIANO LA SPERANZA
Ci risiamo.
Ancora un gravissimo atto intimidatorio. Ancora paura. Ancora terrore. Ancora fiamme nella notte. Distruttive, terrificanti, ignobili, indecenti. Ancora Locri. Che nonostante gli sforzi continua a balzare alle cronache nazionali per questioni di ‘ndrangheta. Perché di questo si tratta. E nient’altro. Perché non possono non essere di mafiosi vigliacchi le mani che, armate di taniche di benzina e codardia, nella notte scorsa hanno dato in pasto alle fiamme gli autobus dell’azienda Federico, una delle più importanti società dell’intera provincia reggina impegnata nei servizi di autotrasporti.
Un atto grave. Gravissimo. L’ennesimo. E non solo per la portata devastante dell’intimidazione: dei sedici mezzi in sosta nel piazzale esterno solo uno è stato salvato dai vigili del fuoco, intervenuti con tre squadre e quattro autobotti, dopo quattro ore di lavoro. La gravità dell’atto sta anche e soprattutto nella spregiudicatezza con cui è stato commesso. Sta nella convinzione di poter controllare in modo assoluto il territorio. Sta nel convincimento di godere di un’impunità illimitata. Sta nel fatto che la ditta Federico sia di nuovo sotto attacco: intimidazioni simili le ha patite nel febbraio del 2013 a Satriano e nel maggio dello stesso anno a Santa Caterina dello Jonio. L’anno dopo, nel gennaio del 2014, di nuovo e sempre a Santa Caterina dello Jonio. Stesso copione. Ma stavolta con portata inimmaginabile.
Tutto questo rende ancora più drammatico e preoccupante, se possibile, quanto accaduto stanotte a Locri. Tutto questo annienta le speranze dei giusti che credono ancora nella salvezza di questa terra.
Bene fa l’amministrazione comunale guidata dal Sindaco Calabrese ad esprimere «profonda amarezza per quanto accaduto alla ditta Federico, storica società locridea impegnata negli autotrasporti, messa in ginocchio da questo grave episodio incendiario» e «vicinanza nei confronti dei numerosi dipendenti, con la speranza che nessuno di loro possa perdere il proprio posto di lavoro in seguito a questo episodio». Bene fa, ma non basta.
Servono azioni concrete da parte di tutti. Tutti. Affinché i vili esecutori di questo ennesimo atto sfregiante per l’intero comprensorio possano essere individuati e sbattuti in galera a calci nel culo.