Caulonia: il caso irrisolto della morte di Nicola Ierace
Abbiamo ricevuto una lettera, una delle tante che ci pervengono dai lettori, ma stavolta non si trattava di una segnalazione di un semplice caso di malgoverno. Questa lettera contiene qualcosa di più. Contiene il rammarico di una caso irrisolto, contiene la frustrazione di chi vuole giustizia. Non possiamo che pubblicarla.
LA LETTERA A CIAVULA:
Nel gennaio del 2005, in un incidente d’auto avvenuto sulla tratta che collega Caulonia M.na con la “Superiore”, perdeva la vita mio cognato Nicola Ierace. Mi viene ancor di più impossibile dimenticare il fatto giacché non posso evitare di transitarvi su quel tratto di strada Provinciale che mi conduce dai parenti di mia moglie. A codesto staff non domando niente di ciò che non possa fare. Qualora lo ritenesse opportunamente un fatto di cronaca, cosiddetto cold case, prego lo Staff compiacersi di ricordare la circostanza nel giornale che rappresenta. Alcuni di Voi molto probabilmente conoscevano Nicola Ierace, figlio di Vice ‘o Lapparo e di Nesci Maria, per diversi motivi e principalmente per essere stato il parrucchiere di molti, all’ epoca, giovani adulti. Nel suo contesto, Nicola, non rifiutava ad alcuno il proprio operato. Egli tagliava capelli anche ai meno abbienti e a coloro i quali non avevano disponibilità finanziarie nell’immediato. Dalle risultanze di una “libretta”, si evidenzia che molti debitori hanno “sparato” le più assurde giustificazioni pur di non rispettare la fiducia ricevuta.
La signorina Marietta, che Dio l’abbia in gloria, era sempre molto ben accolta da Nicola nonostante il manifesto disgusto nei di lei confronti da una buona parte della clientela presente. Si, la signorina Marietta aveva scelto di vivere come una barbona ma non per questo non sapeva non manifestare le sue buone maniere e i suoi buoni sentimenti. Nicola non le ha mai reclamato un centesimo e senza tener conto degli schifati e delle malelingue presenti.
Mio cognato non sarà stato uno stinco di santo, come me, ma non per questo il suo caso meritava di essere archiviato per causa delle “mezze verità” e non di meno per la non proprio sincera/completa collaborazione di testimoni nonché dell’astensione a collaborare dei confessori ossia parenti/amici degli stessi.
Gli Indubitabili fatti si perdonano ma non si obliano né con il depennino, né con l’alcool e né tantomeno con gli psicofarmaci.
Fiducioso, ringrazio e porgo doverosi ossequi.
Nicola Arenare, alias Giggi