Caulonia ai tempi dei campi “sotto a mare”
Qualche giorno fa ho letto un interessante articolo di Ilario Balì riguardo la situazione del centro sportivo di contrada Vasì a Caulonia Marina, che rischia di restare un miraggio o, più semplicemente, un’altra opera incompiuta.
Quasi casualmente, tale lettura mi ha riportato alla mente altri tempi: quelli dei vecchi campetti “sotto a mare” (così si indicava qualunque cosa si trovasse in prossimità della spiaggia) di Caulonia Marina.
Lo ammetto, ho sfogliato diversi album di fotografie alla ricerca di una qualunque immagine che immortalasse quella struttura, ormai distrutta da qualche anno per lasciare il posto al lungomare, a sua volta distrutto dalle mareggiate per lasciare il posto ai detriti portati dal mare (corsi e ricorsi storici).
Ad ogni modo, una foto sono riuscito a trovarla. Certo è un po’ sfocata, ma rende comunque l’idea anzi, a pensarci bene, è meglio che non sia del tutto nitida.
Già, perché forse il bello dei ricordi sta proprio nella libertà di poter dar loro i contorni, le forme ed i dettagli che preferiamo, rendendoli così più nostri, più personali.
Tanto per cominciare, i campetti “sotto a mare” erano tre (altro che centro sportivo): ce ne era uno da basket, uno da calcetto e, a garanzia di un’offerta completa, non mancava neanche quello da tennis.
I campi erano tutti, rigorosamente, di cemento.
E dopo ogni caduta le ginocchia, altrettanto rigorosamente, sanguinavano.
Il cancello d’ingresso serviva a poco, tutti preferivano accedere scavalcando il muro.
Scavalcare era certamente utile a raggiungere prima il campo, ma ho sempre pensato che lo si facesse soprattutto perché, in fondo, tale gesto dava molta più adrenalina rispetto a quanta non ne avrebbe trasmessa un’ordinaria entrata da un ordinario cancello.
Le porte da calcetto per diversi anni sono state poco stabili e di approssimativa fattura, ma successivamente si è opportunamente deciso di sostituirle con porte più robuste e, cosa più importante, dotate di reti.
Ora, riuscite ad immaginare quanta gioia si provi ad insaccare la palla in una vera rete gustando l’istante in cui quest’ultima si gonfia grazie al tuo goal?
Gioia immensa, indescrivibile.
Ecco allora che anche il campo da calcetto “sotto a mare” di Caulonia Marina sembrava, usando un po’ d’immaginazione, una sorta di San Siro in miniatura capace di regalare l’impagabile sensazione di sentirsi, anche solo per qualche attimo, giovani calciatori in tutto e per tutto.
Alcune domande a questo punto potrebbero però sorgere spontanee:
Che senso ha parlare di una struttura non più esistente e, a voler essere pignoli, neanche troppo confortevole? Per quale motivo meriterebbero di essere ricordati dei campetti di paese in cemento circondati da sabbia e rami secchi?
In effetti, ciò che allora rendeva quei campi da gioco quasi unici, e che oggi ne rende così piacevole il ricordo, non sono tanto le reti delle porte da calcetto o i segni che quel cemento lasciava sulle ginocchia ad ogni caduta, quanto piuttosto la innata capacità di quel luogo di fungere da punto di incontro e di aggregazione.
“Ci vediamo alle sei al campo, se puoi porta il pallone”.
Molto spesso tra l’altro ci si incontrava anche senza la necessità di un appuntamento preciso: uscendo si guardava regolarmente in direzione del campo, nella consapevolezza che quasi sempre si sarebbe trovato qualcuno per una partita a calcetto, per una “tedesca” (anche detta “farsa”), o per qualche tiro a canestro.
Una sorta di tacito appuntamento collettivo, insomma.
E presentarsi all’appuntamento con il pallone era molto importante: chi lo aveva godeva infatti del proprio momento di gloria dato dalla riconoscenza degli altri ragazzi e dai complimenti per l’ottimo acquisto nel caso in cui il pallone fosse nuovo.
I campi “sotto a mare” svolgevano in sostanza quasi un ruolo sociale, favorendo la partecipazione, la condivisione e, elemento che non guasta mai, il divertimento nella sua forma più libera e vera.
Sembrerà poco, apparirà banale, ma per una piccola comunità è qualcosa di molto prezioso, che difficilmente si può rimpiazzare.
Caulonia oggi è quanto mai orfana di luoghi con simili caratteristiche.
A seguito dei lavori per la realizzazione del lungomare sono stati costruiti altri campi da gioco che però, anche a causa dei danni causati dalle mareggiate, non hanno avuto il successo dei precedenti.
Per chiudere, vorrei ricordare i tornei estivi che si svolgevano annualmente al campo da calcetto “sotto a mare”: vi partecipavano in molti e le partite erano seguite con attenzione anche dagli “spettatori” seduti sui grandi gradini che fungevano da tribuna (ebbene si, c’erano anche le tribune).
Ascoltare le accese discussioni che precedevano e seguivano ogni partita era quasi divertente, in quanto si sapeva che poco dopo qualsiasi divergenza sarebbe stata dimenticata.
Quando si pensa a quei tornei non si può non menzionare Gino Davoli, detto Gino “sinistro”, che quelle partite le arbitrava abitualmente, diventando una sorta di istituzione per tutti.
Lo stesso Gino a cui, tra l’altro, si vorrebbe giustamente dedicare proprio il centro sportivo di Vasì, che però come detto è ancora fatiscente.
I lavori devono essere ultimati e Gino “sinistro” non ha ancora avuto il suo riconoscimento, ma nessuno lo ha dimenticato.
Come nessuno, in fondo, dimenticherà mai i campetti “sotto a mare”.