‘Ndrangheta a Gioiosa: parla Antonio “Titta” Femia

‘Ndrangheta a Gioiosa: parla Antonio “Titta” Femia

fonte: www.telemia.it
16 anni di carcere. E’ questo quanto chiesto dall’accusa per Giuseppe Gallizzi. Ritenuto il boss di Martone nel procedimento giudiziario scaturito dall’operazione denominata “Morsa sugli appalti”.
Il blitz, condotto dalla polizia e nello specifico dalla Squadra Mobile e dagli agenti del Commissariato di Siderno, scattò nel settembre dello scorso anno quando finirono in manette 29 persone, accusate a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione aggravata e reati in materia di armi.
Le indagini avrebbero consentito di tracciare un quadro preciso, netto e dettagliato riguardo al capillare controllo mafioso esercitato dalle principali ‘ndrine operanti nel versante dell’alto Jonico Reggino, con ramificazioni nel Nord Italia e perfino in Canada, finalizzato al monopolio delle più redditizie attività economiche, all’ingerenza nella vita politica locale ed al conseguimento di profitti e vantaggi ingiusti.
Già all’indomani dell’esecuzione di 120 decreti di fermo emessi nell’indagine divenuta storica con il nome de “Il Crimine”, che consentiva di dimostrare che la ‘ndrangheta è una organizzazione unita distinta in tre mandamenti Tirrenico, Reggio Centro e Jonico, facenti capo ad un organismo di vertice denominato ‘Provincia’, si sono sviluppati vari filoni investigativi, per lo più attraverso l’approfondimento di preziose informazioni, captate presso la lavanderia Ape Green di Giuseppe Commisso che si sono tradotte in altri significativi procedimenti, alcuni dei quali sono stati già definiti sia in primo grado che in appello e anche in Cassazione, fra cui ‘Bene Comune – Recupero’, ‘Locri è unita’, ‘Saggezza’  ‘Mistero’.
polizia
L’inchiesta ‘Morsa sugli appalti’ costituisce la logica prosecuzione dell’azione di contrasto alla ‘società di Siderno’ e ai vari locali di ‘ndrangheta della stessa zona di Gioiosa Jonica, Natile di Careri, Canolo, Ciminà, Antonimina e Caulonia. Secondo la Dda sono state svelate una serie di vicende dalle quali emergono con evidenza la fortissima pressione esercitata dall’organizzazione sull’economia legale ed i meccanismi sottesi alle attività estorsive ricollegabili all’esecuzione dei lavori ed alle attività attraverso le quali si realizza l’ingerenza del sodalizio nel settore dei pubblici appalti. 
Le indagini, stando a quanto riportato dalle 1200 pagine dell’ordinanza di “La morsa”, avrebbero dimostrato l’esistenza e la piena attualità dei sodalizi in oggetto.
Il giudice ha, inoltre, accolto la richiesta del pm di acquisire i verbali riportanti le dichiarazioni rese dal pentito Antonio Femia, alias ‘Titta’. Il collaboratore di giustizia di Gioiosa Jonica racconterebbe, infatti, del ruolo e della posizione ricoperta da Gallizzi.
Nello specifico, il 3 settembre scorso, nel corso di un interrogatorio Titta avrebbe indicato Giuseppe Gallizzi come facente parte della ndrangheta di Martone: “Mi chiese una volta se avevo delle entrate nel porto” riferisce il pentito indicandolo su un album fotografico. Femia avrebbe, inoltre, riferito di alcuni congiunti del Gallizzi. Riferendosi al fratello di quest’ultimo avrebbe dichiarato che coltivava marijuana. Non solo.
Titta avrebbe anche descritto la composizione della ndrangheta di Gioiosa Jonica: “E’ suddivisa in locale dei Giardini, ndrina di Gioiosa Jonica e locale di Prisdarello” avrebbe fatto sapere ai magistrati. Antonio Femia avrebbe anche descritto il suo battesimo di ndrangheta: “Eravamo a Gioiosa Jonica, in una casa di campagna. Ci ponemmo a circolo formato”. Per la Dda, non c’è dubbio, Titta è una vera e propria risorsa.
Intanto tremano le cosche del reggino.
ALESSANDRA BEVILACQUA
CATEGORIES
Share This