Tutti contro il sindaco Calabrese. Noi no
Tutti contro il sindaco Calabrese. E parimai, manco fosse il diavolo in terra. Manco fosse uno show man dalle trovate mediatiche originali e machiavelliche. Manco provasse piacere a gongolare tra gli studi televisivi e le prime pagine dei giornali. Giammai.
Ma perché tutti se la prendono con l’irreprensibile primo cittadino di Locri? Cerchiamo di capire. E di far capire a tutti i nemici della città di Locri che lanciano accuse su accuse, ingiuste e ingiustificabili, la bontà d’animo che muove l’azione del sindaco.
Tutto ebbe inizio quando Giovanni Calabrese scrisse una raccomandata, con ricevuta di ritorno, a Gesù Bambino. Quando la missiva giunse a Gerusalemme, a Maria Vergine venne un colpo. «Una nuova mazzata» pensò. «Sarà la tassa sui rifiuti o sull’acqua della seconda capanna che abbiamo a Locri. O peggio ancora – si tormentò all’istante Maria – sarà l’ordine di abbattimento. Il Comune avrà scoperto che la nostra casupola è stata costruita senza concessione edilizia». Fortuna che in quel momento a casa non c’era Giuseppe. Avrebbe fatto un macello.
Per fortuna, quando Maria aprì il plico e, seduta accanto al bue e all’asinello, iniziò a leggere ad alta voce affinché anche Gesù bambino ascoltasse, il panico, lievemente rientrò. Nella lettera c’era scritto: «Divinissimo Signore Gesù Cristo, con grande ossequio e deferenza mi rivolgo per invocare il Tuo divino aiuto per aiutarci a risolvere un’atavica problematica che affligge la Città di cui sono guida amministrativa perché scelto dai cittadini lo scorso anno. Il più grande problema della Città di Locri non è solo la cosiddetta ‘ndrangheta, ma parte dei dipendenti del Comune».
«Parole sacrosante» esclamò la Madonna. «Altro che ‘ndrangheta. Sono i soliti fannulloni che soffocano la città e meritano un castigo divino». Apriti cielo. Nonostante l’appoggio di Gesù, Giuseppe e Maria, i soliti comunisti scatenarono l’inferno, aiutati sicuramente da quel demonio di Belzebù. E a nulla valsero le ospitate nelle reti nazionali e i titoloni sui maggiori quotidiani del paese per spiegare che solo la sacra famiglia avrebbe potuto migliorare la macchina amministrativa. Niente. «È l’ennesima trovata pubblicitaria di Calabrese per soddisfare il suo ego» urlavano i rossi. Comunisti. Capre e Comunisti.
Poi fu la volta dell’aumento dell’indennità di carica della giunta comunale di Locri. Anzi, come ha precisato il buon Calabrese «Non vi è stato nessun aumento dell’indennità di carica, ma un normale riallineamento dell’indennità che era stata decurtata poco prima del termine del periodo di commissariamento e prima che subentrasse la nuova amministrazione».
Ma ciò non bastò a placare le polemiche. Tutti contro il sindaco. Tutta colpa del comunista Gianluca Albanese che pubblicò la notizia. Un attacco alla città bello e buono. In fondo, l’odio verso Locri di quel comunistazzo di Gianluca, è noto a tutti.
Poi venne il tempo della polemica con Klaus Davi. Il laccato massmediologo mise su un putiferio per il solo fatto che il primo cittadino di Locri si rifiutò di affiggere un cartello contro la ‘ndrangheta. «Le ‘ndrine non si combattono cosi. Sono solo simboli. La lotta alla mafia necessità di azioni concrete, che noi portiamo avanti giorno dopo giorno» tuonò giustamente irritato il Sindaco. E invece i soliti comunisti nemici della città alzarono il solito polverone: «la ‘ndrangheta è una mafia che fonda la propria forza sui simboli. Un cartello certo non la sconfigge, ma è pur sempre un simbolo che potrebbe contrastare altri simboli». Niente da fare. Tutti contro Calabrese. Comunisti. Capre. Povero sindaco.
Poi arrivò la mazzata da Sky. Pare che quei comunistoni abbiano intenzione di mandare in onda una serie televisiva tratta dal romanzo Anime Nere. «Questo film da un’immagine terribile delle nostre terre e corrobora i peggiori pregiudizi sulla Calabria, come terra mafiosa e legata a regole arcaiche. Già l’abbiamo sopportato nei cinema, ma ora vederlo entrare in tutte le case con la potenza della tv ci preoccupa e ci amareggia». Giusto. Talmente giusto che il sindaco, insieme a qualche altro integerrimo collega pare stia pensando ad un’azione legale per tutelare il buon nome della Calabria, terra sana e vergine dai fenomeni mafiosi. Altri titoloni. Eppure i soliti maligni, compresa questa rubrica, abbagliata e disorientata dai comunisti, precisarono: «i calabresi di buona volontà sanno che i sindaci, per proteggere l’immagine della Calabria, poche cose dovrebbero fare e non di certo perdere tempo appresso a queste scemenze. Dovrebbero ad esempio scacciare dai propri palazzi la presenza ingombrante di mafiosi e massoni. Dovrebbero, ad esempio, evitare di chiedere voti a questo o a quel clan per poter vincere le elezioni. Dovrebbero, ad esempio, essere coerenti con quanto dicono in pubblico e quanto decidono poi nelle segrete stanze del potere. Questo dovrebbero fare i sindaci della Locride e della Calabria, per difendere e riscattare l’immagine di questa terra. Nient’altro». Stronzi e ciechi noi.
E infine arrivò la querelle con l’assessore Roccisano. Eh focu nostru. Ancora una volta tutti contro di lui. Povero. Tutti che lo attaccano, tutti che lo rimproverano, tutti che si dissociano. Amaru. Eppure lui ha solo e per l’ennesima volta difeso il buon nome della città contro quei nemici che la vogliono infangare. E non importa se per farlo ha cavalcato, come un capo ultras il confuso entusiasmo di confusi giovanotti che con il megafono dal palco, scandivano cori da stadio. E non importa se per farlo ha letteralmente strappato di mano il microfono ad una giovane donna durante un’importante manifestazione a tutela del diritto alla salute, rea di essere da pochi mesi assessore della Giunta Regionale della Calabria. Non importa. E non importa se per farlo ha urlato e sbraitato frasi di puro populismo che puntavano alla pancia dei focosi giovanotti ultras ma prive di senso e di significato. Non importa. Non importa perché Federica Roccisano ha tutta l’aria di una pericolosa comunista nemica di questa terra. E impedirle di parlare, nonostante fosse stata invitata proprio dal sindaco Calabrese, è stato un puro atto di amore per la Città. «Fascita, fascista» hanno invece iniziato ad inveire tutti. I soliti comunisti. I soliti nemici della Locride.
Ecco perché tutti ce l’hanno con Giovanni Calabrese. Perché affronta a muso duro chi vuole distruggere questo territorio. Vai avanti sindaco. Non ti curare di questi poveracci. Sono invidiosi del tuo successo. Gli rode il culo quando ti vedono in tivù. Dicono che tu abbia un ego smisurato. Ma sono i soliti complottisti. Noi sindaco, non ce l’abbiamo con te.